L’amicizia è amore assoluto? “Calle del vento” di Monica Bianchetti (Linea Edizioni, 2018)
di Irma Loredana Galgano
La scrittura che diventa un viaggio introspettivo “dovuto”. Per certi versi necessario. Un cammino per ritrovare se stessi e i propri affetti e sentimenti. Emozioni che sembravano perdute. Per limare quella rabbia che non è frustrazione, bensì dolore. Sentimenti e amicizia sono i punti focali della scrittura di Monica Bianchetti e il tema principale del suo nuovo romanzo, Calle del vento, edito da Linea Edizioni.
Una scrittura che è un percorso il quale, esattamente come la vita, può sorprenderti o deluderti ma mai smetterà di insegnarti affinché si possa imparare o continuare a sognare, amare o, “semplicemente”, vivere.
*****
Un timido raggio di
sole fa vibrare l’acqua dei canali e Venezia si sveglia.
Giulia cerca la sua migliore amica, scomparsa misteriosamente tra le calli
della città più bella del mondo. Dove è finita Pea?
La storia di un’amicizia dove le anime si toccano oltre lo spazio e il tempo.
“Penso a chi si ritroverà tra le mani queste pagine. Cosa capirà di noi?
Scrivere parole è come scrivere note. Alla fine si compone un’armonia di suoni
ed emozioni forse per dare un senso a questa nostra vita, spesso arrangiata,
imprevista e imprevedibile. (…)
Che storia è questa? La storia di un’amicizia che s’arrotola felice, nei
giorni che furono e che saranno.
Amicizia, la nostra, che corteggia affetto e sogna sogni, noi, che la vita ce
la siamo sempre inventata.
Amico è una parola grande. Troppo facile abusarne.
A un amico non serve spiegare. Capisce lo sguardo. Afferra l’anima. Non fanno
danni certi silenzi.
Ma abbiamo veramente tutti l’anima che crediamo di avere? E abbiamo tutti un
amico da amare e proteggere o rimpiangere?
Non vi è felicità per me dove tu non sei”.
*****
Ne abbiamo parlato con l’autrice in un’intervista.
Calle del vento è, principalmente ma non solo, una storia di amicizia. Cosa rappresenta l’amicizia per te?
Lo volevo fortemente questo libro sull’amicizia.
Quel legame profondo che spesso ci ha accompagnati sin da piccoli, un’amica che ti dice quelle cose che nemmeno tu avresti il coraggio di dire a te stesso, un’amica che indovina quando deve chiamare o giungere. Amica che ti sta attorno e dentro e che, quando manca, passando da una stanza all’altra vai cercandola.
Un libro che ho fortemente sentito. Quell’esigenza di scrivere per ricordare la mia amica che, anche se fisicamente non è più, la sento qua, tra le righe, in un raggio di sole che squarcia le nubi, in un profumo di tutto quello che c’è stato dietro di noi, la leggerezza dell’infanzia e un abbraccio che mi chiude. L’amicizia, quella vera, è esclusiva, ti aiuta a crescere, non ti abbandona. Il vero amico non se ne va, casomai ci si può prendere una pausa, possono esserci dei momenti in cui ci si separa, ma alla fine ci si ritrova sempre. Alla fine è amore, un amore che va oltre, che non ha interessi, secondi fini, non crea malintesi, né aspettative. L’amico ti accetta esattamente per come sei.
“Tu riponevi le tue speranze in me e io in te, senza bisogno di alcun sacrificio, un sentimento disinteressato. Non è questo forse il vero senso profondo dell’amicizia? Il contenuto più autentico, una sorta di altruismo che dall’altro non esige nulla e non si aspetta nulla. L’amicizia è gratuita, è un rapporto che crea amore; proprio per questo non conosce il linguaggio del prezzo.”
Il libro è dedicato a Frida di cui, tu affermi, aver ereditato i desideri. Come si possono ereditare i desideri degli altri?
“Vita dolce, vita amara, susseguirsi di ore e giorni, nascite, eventi, dipartite, musica e risate, pianto e paura, questa è la signora vita che ci gira intorno e noi ci stiamo proprio in mezzo, qui, a cercare di campare.”
Finché a un certo punto la “signora vita” decide di prendersi qualcosa o qualcuno.
La mia amica oggi non c’è più. Io ho ereditato i suoi desideri perché il desiderio è attesa e apre spazi infiniti. Tutti noi prima o poi perdiamo qualcosa: le chiavi di casa, un treno, un’occasione, il senno. Io ho perso lei e da oggi in poi gli anni saranno difficili da sopportare, ma se i suoi desideri diventeranno i miei sogni, sogni che in qualche modo cercherò di realizzare, allora lei sarà ancora con me. Ma forse il suo unico grande desiderio era semplicemente quello di poter continuare ancora a vivere.
Ad ogni tuo nuovo libro sembra che la scrittura diventi per te un qualcosa di sempre più profondo, intimo. Nel testo si leggono frasi che sembrano provenire dalla parte più nascosta delle viscere… o del cuore. Dove ti sta portando questo percorso che è anche molto introspettivo?
È un percorso dovuto più che voluto. Un viaggio nei sentimenti più profondi, nell’io più nascosto. Non basta più narrare. Come creare una stanza dove i pensieri ti vengono incontro. La lettura di un libro è molto soggettiva. Io sto diventando una lettrice molto esigente. Non mi accontento più di leggere e basta. Mi serve una storia che mi coinvolga in prima persona, che mi scavi dentro, nella quale potermi identificare o confrontare. Forse la mia scrittura avverte la necessità di questa mia crescita interiore e sto diventando anche una scrittrice esigente. L’anima inizia ad avere un’importanza peculiare, perché solo l’anima può riconoscere certi sentimenti. Si può tranquillamente fingere di avere un cuore, ma non si finge di avere un’anima.
L’amicizia certo, ma il tema fondante del libro sembrano essere i legami, nonché i sentimenti che da questi derivano. Sono i legami a generare il nostro vissuto o, piuttosto, il contrario?
Entrambe le cose in modo differente, in situazioni diverse e in momenti inaspettati. I legami faranno sempre parte della nostra vita e spesso percorrono strade invisibili. Forse è proprio la paura della solitudine che genera legami.
Ci sono dei legami che rimarranno eterni, anche se apparentemente lontani. Un po’ come il sole e la luna: lontanissimi, ma essa si vede solo perché viene illuminata dal sole.
Senza spoilerare troppo la storia che si snoda seguendo un mistero che ne rappresenta anche un filo conduttore, volevo soffermarmi, quasi paradossalmente parlando di un libro, sul silenzio e sulle cose mai dette. Un aspetto peculiare delle protagoniste. Può una parola taciuta determinare l’intero corso di una vita?
“Amico è una parola grande. Troppo facile abusarne. A un amico non serve spiegare. Capisce lo sguardo. Afferra l’anima. Non fanno danni certi silenzi.”
È da sempre che vado alla ricerca del silenzio assoluto. L’unico posto al mondo nel quale ho potuto sperimentare un silenzio quasi totale è stato nel deserto del Sinai. Ma lì ho capito che anche in quello che crediamo silenzio, rimane nel timpano una vibrazione che genera ronzii e sibili; gli scienziati dicono che sia il fruscio dell’attività cerebrale.
Per cui il silenzio, in cui spesso ci identifichiamo, sovente è solo assenza di parole.
La parole di un libro sono parole silenti. Passano direttamente in te, dagli occhi, alla testa e, se siamo fortunati, al cuore e tutto senza passare prima dalle orecchie.
In Calle del vento ci sono pochi dialoghi, è quasi un monologo di memorie. È proprio nel silenzio che nascono domande e a volte si trovano risposte.
Ma alla fine la vita è rumore che prorompe, come Calle del vento, dove il sentimento dell’amicizia vincerà su tutto, anche sul tempo.
Monica Bianchetti è nata a Vicenza dove tutt’ora vive.
Ha pubblicato nel 2005 il romanzo La
bambina di Venezia ed è seconda classificata al premio Adolfo Giuriato di
Vicenza con il racconto La bicicletta.
Nel 2006 ha pubblicato il romanzo Il
cielo sopra l’albero e sempre nel 2006 è finalista (tra i primi dieci su
oltre 1700) al II° Festival delle lettere di Milano con il racconto Il mare in una lacrima. Nel 2007 ha
pubblicato la raccolta di racconti Le
curve delle parole e nello stesso anno è finalista al concorso di poesia Un fiore di parola con la poesia Ragazza di Lisbona. Nel 2008 esce con il
suo libro Il sapore della neve.
Ha collaborato inoltre con l’autore Alberto Di Gilio al libro Asiago 1915-18. La porta della pianura e
Altopiani 1915-18. I guardiani di pietra.
Nel 2016 esce il suo romanzo Il cuore
appeso (Linea Edizioni).
Narrativa italiana
Linea Edizioni
2018
128