R “Le quattro casalinghe di Tokyo” di Natsuo Kirino
“…una luna rossa era sospesa nel cielo. Masako lo interpretò come un cattivo presagio e distolse lo sguardo. Poco prima Yayoi aveva ucciso il marito. Non era forse inequivocabilmente un cattivo presagio?”
Le quattro casalinghe di Tokyo
Di Natsuo Kirino
Traduzione di Lydia Origlia
Romanzo pubblicato nel 1997 da Kodansha con il titolo originale OUT, pubblicato in Italia da Neri Pozza Editore, collana Biblioteca Neri Pozza, 2003.
Per segnare la sua nascita come scrittrice, Mariko Hashioka (Kanazawa, 1951) a quarantuno anni ha scelto di adottare l’identità di Natsuo Kirino. Da allora, la sua penna ha travolto la narrativa giapponese, regalandoci un nuovo sguardo con cui è possibile fare una nuova lettura dei vecchi codici che reggono ancora la società nipponica. Con la pubblicazione di Le quattro casalinghe di Tokyo (titolo originale Out, pubblicato da Kodansha nel 1997), Natsuo Kirino conoscerà la fama internazionale, diventando una delle scrittrici giapponesi più amate. Le sue opere si caratterizzano per la sua acuta critica sociale, le descrizioni dell’universo femminile e i suoi inferni, le ambientazioni cupe e notturne, l’ambiguità dei sentimenti e dei desideri e i colpi di scena che fanno che ogni storia deva essere letta senza interruzioni fino alla fine. Le intuizioni, i misteri e le ingiustizie popolano i suoi romanzi, carichi di sangue e di dolore, ma il suo spirito rivoluzionario, che in molti sensi ricorda i classici russi della letteratura, ci porta in un viaggio tortuoso verso la redenzione, come se accompagnassimo Ana Karenina nelle sue disavventure o Rodja in Siberia. Tra noir e gialli, sentimenti e ambiguità, la sua penna è come una lama chirurgica che, in modo quasi impercettibile ma preciso, arriva nel profondo, portando alla luce i segreti, le tragedie, le miserie, le ipocrisie e il dolore di tutta una generazione di donne che vivono e combattono contra un sistema che schiaccia ogni sogno e ogni speranza di libertà. Leggendo le sue storie, scopriamo un Giappone criptico e segreto, molto simile a una scatola Himitsu Bako. Queste scatole, veri e propri puzzle, ci mostrano all’esterno la bellezza, l’estetica e l’accuratezza che caratterizzano la mentalità giapponese ma ci rivelano anche la natura ambigua di tale perfezione. Dentro all’ordine apparente, un vero e proprio miraggio di precisione, si nasconde un meccanismo che permette di tenere nascosti inimmaginabili segreti, a cui si può accedere soltanto se veniamo guidati nei passaggi necessari per aprire la scatola. In ogni sua opera, Natsuo Kirino ci fa strada attraverso i meccanismi che governano la società nipponica e ci rivela sia la cruda realtà che si nasconde all’interno delle vite dei suoi personaggi femminili sia i tesori più incredibili e eccezionali che vengono preservati e protetti nel cuore di ogni donna.
Out, il suo romanzo pubblicato in italiano con il titolo Le quattro casalinghe di Tokyo (tradotto da Lydia Origlia e pubblicato da Neri Pozza Editore nel 2003), narra le vicende di quattro donne marginali che si ritrovano a condividere un terribile segreto. La dolce e fragile Yayoi, la guerriera Masako, la fedele Yoshie e la scatenata Kuniko, sigilleranno un patto di silenzio dove soltanto la lealtà e l’unione delle loro forze le permetterà di salvarsi. Ambientato in una “puzzolente fabbrica di cibi precotti”, queste quattro donne, lavoratrici nei turni notturni, ci condividono la loro esistenza rovesciata, segnata da un costante malessere, un qualcosa d’innaturale, una perenne mancanza di sonno, una vita di solitudine, di privazioni e di stanchezza, una quotidianità che sembra di condurle spietatamente, e irrimediabilmente, verso il baratro. Il loro destino cambierà inesorabilmente però, quando un fatto raccapricciante sconvolgerà le loro esistenze e darà inizio a una serie di eventi a catena che avranno conseguenze totalmente imprevedibili:
“La signora Yayoi è una buona moglie e splendida madre…Proprio perché era una splendida moglie e una madre esemplare aveva potuto aggredire Kenji (-suo marito-) come una furia e ucciderlo dopo aver scoperto di essere stata ingannata”.
OUT, il titolo originale del romanzo, riflette pienamente quel che ci viene raccontato in questa storia: queste donne sono “fuori”. Fuori, nel senso di essere escluse, di resistere ai margini di un sistema che le costringe a vivere di notte, rinchiuse, facendo lavori forzati, tra marginalità e disperazione. Fuori, nel senso di pazzia, perché inevitabilmente si scateneranno una serie di eventi scabrosi e inaspettati quando subiranno le implicazioni di avere un terribile segreto. Fuori, nel senso di libertà, che sarà alla fine il tesoro più grande che scopriranno di ambire, loro che vivono prigioniere di una realtà che non le da tregua. Fuori, come una via di fuga, come la manovra finale che permetterà a noi lettori di aprire alla fine del romanzo la nostra Himitsu Bako e scoprire quel che si nasconde nel profondo di queste donne e che poi sarà per loro, e per noi, una vera e propria rivelazione della loro identità e della loro forza. Out!
Letteratura giapponese
Neri Pozza
2003