1988: quattro ragazzi legati da un’amicizia fortissima e freschi di maturità, caricano i loro pochi bagagli e i molti sogni riguardo al futuro su una Mini Cooper e partono dalla provincia di Pavia per quello che sarà IL viaggio per eccellenza della loro vita, nel bene e nel male. La meta è Londra, la stessa che secondo Joe Strummer e i suoi Clash “chiamava” e sarà proprio un suo concerto e il sogno di vederlo suonare dal vivo la miccia che darà il via a questa folle idea. Loro sono Adamo, Marco, Gianluca e Andrea. Fratelli di vita. E vent’anni dopo, da persone adulte e stimati professionisti nel loro settore, decidono di ripercorrere lo stesso tragitto, lo stesso viaggio. Non più in quattro, ma in tre. E’ proprio il quarto fratello che stanno andando a trovare.
Ecco, se vogliamo trovare tutta la storia di quello che è il primo romanzo di Max Pezzali queste righe sono sufficienti a raccontare ogni cosa. “Per prendersi una vita”, pubblicato nel 2008 da Baldini Castoldi Dalai Editore, è esattamente come ascoltare una canzone degli 883 senza musica: la semplicità delle parole, i temi trattati del viaggio e l’amicizia, un perenne senso di nostalgia che accompagna ogni pagina del romanzo, la vita di provincia. Tutte cose che chi è fan di Pezzali conosce molto bene perché gran parte di esse attingono dal suo vissuto personale. Anche quello più inaspettato. I riferimenti al mondo del rock, le band o le canzoni citate forse possono sorprendere colui che si ferma solamente alle melodie e ai temi zuccherosi di “Come Mai” o “L’Universo Tranne Noi”, eppure così come la passione per i motori, il rap o per i fumetti, anche il metal e il punk hanno fatto una parte importantissima della sua adolescenza senza i quali conosceremmo un cantautore diverso.
“Per prendersi una vita” come già detto è veramente un romanzo semplice nella sua storia, nel suo svolgersi e in quello che viene raccontato: tanto semplice che indovinare cosa succederà da lì a qualche pagina e, forse, a intuire l’andazzo generale delle atmosfere di quando si parla del legame dei quattro protagonisti e delle loro azioni farebbe diventare tutti i lettori dei possibili preveggenti. Però è un libro gradevole, che si lascia leggere tutto d’un fiato e ci immerge in quel rimpianto per epoche passate che Pezzali è maestro nell’evocare, dove veniamo catapultati in anni in cui tutti diventiamo malinconici al solo pensiero dei bei tempi che furono, anche chi quel periodo, per motivi temporali, lo conosce solo per sentito dire. Ma soprattutto è un romanzo di una persona che può essere criticata per i suoi lavori e il modo di raccontare che però tutto è tranne che incoerente con il proprio percorso. Alla fin fine Max Pezzali continua a possedere lo sguardo di chi nel mondo della musica ci è arrivato per caso e che s’emozionerebbe tantissimo nell’incontrare un proprio idolo personale. Esattamente come tutti noi. Esattamente come i personaggi di questo romanzo. Esattamente come funziona la vita. Un racconto complicato narrato nel modo più semplice possibile.
Romanzo
Dalai Baldini
2008
219