Devo premettere che appartengo a quella categoria di lettori particolarmente interessati a conoscere le letterature scandinave, seppure in traduzione, dal momento che non sono in grado di leggere gli originali. Per questo motivo sono molto contenta della produzione del libro Storia delle letterature scandinave. Dalle origini a oggi da parte di Iperborea, casa editrice specializzata in letterature del nord, in senso ampio, dal momento che, oltre a quelle scandinave include anche quelle dei Paesi Bassi e dei Paesi Baltici. La ragione di questa scelta, relativamente a questo libro, di ridurre il campo del Nord è pratica: da un lato, perché gli autori dell’opera, plurale per i contributi, conoscono le lingue scandinave e non le altre lingue del Nord; ma è anche storica e culturale perché Danimarca, Islanda, Isole Faroer (che non è uno stato indipendente) Norvegia e Svezia formano una unità storica, linguistica e culturale (questo vale anche relativamente per la Finlandia in cui si produce una cultura e letteratura finno-svedese che è oggetto di studio di questo testo) diversa da quella di altri paesi del Nord.
In quanto lettrice appassionata di queste letterature la storia in questione mi mancava, e sono grata agli autori coordinati da Massimo Ciaravolo e ad Iperborea per l’enorme lavoro svolto. La premessa al testo è molto importante, cruciale direi, perché spiega ai lettori qual era lo stato degli studi (i manuali) sulle letterature scandinave prima dell’ideazione di questo volume (8-11). In Italia c’erano stati gli esempi di Giacomo Prampolini autore della Storia universale delle letterature, pubblicata a partire dagli anni trenta del XX secolo ed aggiornata fino agli anni sessanta, e poi i manuali specifici di storia letteraria dell’area nordica fra i quali Le letterature della Scandinavia di Mario Gabrieli, edita nel 1958 e poi aggiornata nel 1969. Ci sono altri esempi di manuali universitari per i quali rimando al testo (8-9) e alla bibliografia in fondo al volume (941-942).
La premessa fa anche i conti con ragioni metodologiche (lo scetticismo metodologico di Perkins e di Hayden White) che sconsiglierebbero la scrittura e pubblicazione di manuali di storia letteraria per arrivare però alla conclusione che si continua a fare storia letteraria e a far uso di manuali anche per ragioni pratiche. L’opera in questione è il frutto del lavoro di 15 coautori (Massimiliano Bampi, Bruno Berni, Laura Cangemi, Massimo Ciaravolo, Gianfranco Contri, Silvia Cosimini, Sara Culeddu, Giuliano D’amico, Fulvio Ferrari, Davide Finco, Maria Cristina Lombardi, Andrea Meregalli, Camilla Storskog, Anna Wegener, Renato Zatti) e rinuncia, pertanto, all’autore singolo. I quindici autori sono stati formati allo stesso approccio comparatistico, della cui validità sono convinti. Scrive Ciaravolo: “Da una prospettiva italiana rapportarsi alle lingue, culture e letterature scandinave considerandole complessivamente, in stretta relazione tra loro pur con le dovute differenze, presenta vantaggi. Danimarca, Norvegia e Svezia hanno lingue affini che permettono un buon grado di intelligibilità reciproca; questi Paesi e la regione nordica che essi hanno influenzato nella loro espansione, hanno sviluppato nel corso dei secoli culture spirituali e materiali che condividono molte premesse, sono aperte al contatto e allo scambio e hanno anche dato vita a un particolare senso di identità sovranazionale” (Premessa,11). Quindi una prospettiva di lettura e di studio della loro storia di tipo regionale è possibile.
Ciaravolo spiega al lettore come si presenta la storia da lui curata: “La nostra storia si presenta come racconto. Questo vuol dire, da un lato, che essa non include parti antologiche, con testi tradotti che accompagnino l’esposizione storico-letteraria. Se alcuni brani o brevi poesie sono citati e tradotti, avviene perché l’autrice o l’autore di quel paragrafo lo ha ritenuto utile ai fini della sua esposizione…. Il nostro racconto, per quanto plurale, resta invece coeso e unitario; non può e non vuole ignorare la complessità dei fenomeni, ma si sforza di mantenere uno stile discorsivo e accessibile per trasmettere, in quanto manuale, conoscenze aggiornate, utili a chi in Italia desideri orientarsi nei contesti della produzione letteraria del Nord e inquadrare meglio i maggiori autori e le loro opere” (11-12).
L’opera quindi, volendo dar conto dei maggiori autori e dello sviluppo complessivo delle storie letterarie scandinave in uno stile piano e comprensibile, è molto ampia (copre infatti oltre mille anni di storia) e anche quando tratta autori complessi come Ibsen, Hamsun o Strindberg lo fa sempre in uno stile e con modalità comprensibili ad un lettore medio, il che non implica una semplificazione ma, semmai, chiarezza.
Qual è la novità di questo manuale? “La novità della nostra proposta rispetto alle precedenti è che abbiamo provato a coniugare unità e pluralità attraverso una struttura che includa più storie al suo interno, in modo che ogni lettore possa scegliere il suo percorso…. L’articolazione in capitoli, paragrafi e sottoparagrafi permette di privilegiare una lettura “orizzontale” (sincronica) … oppure una lettura “verticale” (diacronica) che scelga una determinata tradizione linguistico-letteraria e la segua, … o infine una lettura più soggettiva che, anche aiutandosi con i nostri richiami interni ad altri paragrafi e sottoparagrafi (attraverso il segno di paragrafo) costruisce percorsi più liberi“. (13)
Queste precisazioni di letture possibili sono molto importanti perché essendo il manuale composto da oltre mille pagine Ciaravolo dà utilissime indicazioni di lettura. Io per esempio, dovendo scrivere questa recensione, ho seguito un orientamento sincronico. Avendo invece seguito le mie inclinazioni, avrei privilegiato la lettura diacronica riservata al paese che amo di più per la sua natura, la Norvegia. Ed anche a quello che desidero conoscere, l’Islanda. Continua Ciaravolo: “Si può dire così, che da un solo libro se ne possono trarre cinque o sei; eppure l’architettura complessiva pare a noi più importante della somma delle singole parti, proprio per la vocazione di queste parti a dialogare tra loro e a illuminarsi a vicenda.” (13) una struttura dialogica e dialogante costituisce la forza di questo libro. Il manuale presenta a volte ripetizioni, quando un autore è trattato più volte in vari contesti, per esempio Bjørnson, oppure se si tratta di un genere, la ballata, che ricorre in più periodi. Tali ripetizioni sono dei segnaposti di un percorso che in questo modo, il lettore fa più agevolmente.
Venendo ai temi ed agli autori che ho apprezzato maggiormente, per un criterio soggettivo, comincerei con il medioevo storico di Norvegia e Islanda, con la letteratura norrena e gli scaldi che mi erano poco conosciuti (19-63). Continuerei poi con le belle pagine dedicate a Linneo (Carl von Linné 181-183), anche se egli non era un letterato in senso stretto, con Asbjørsen e Moe (236-237) per la loro ricerca linguistica sul norvegese e per le loro fiabe che di quella, in un certo senso, sono figlie, con Hans Christian Andersen (254-258, 260-261, 602-604 etc), Henrik Ibsen (qui rimando direttamente all’indice dei nomi perché le ricorrenze sono molteplici), Bjørnstjerne Bjørnson, August Strindberg, Knut Hamsun, Selma Lagerlöf, Gunnar Gunnarson, Halldór Laxnes per citare quelli che più mi hanno appassionata nella lettura in traduzione che ne ho fatto.
Andando ai generi letterari, con curiosità e interesse ho letto le pagine dedicate alla letteratura per l’infanzia, genere molto sviluppato in questi Paesi almeno dall’ottocento a causa del loro sviluppo sociale e politico che li pone in una sorta di avanguardia rispetto ad altri, il genere poliziesco che ha fatto conoscere in Italia ed in Europa molti autori, fra i quali il danese Peter Høeg, per “Il senso di Smilla per la neve”.
Il volume contiene anche un interessantissimo capitolo su “letteratura e migrazioni” (884-911), nella cui introduzione Ciaravolo spiega così l’inserzione di questa sezione:”Nonostante le obiezioni, si ritiene giusto proporre qui una tale mappatura (della migrazione), non per ingabbiare gli scrittori in un unico schema e ridurre la complessità della loro opera, ma per la volontà di presentare fenomeni letterari relativamente recenti e in crescita in termini sia quantitativi che qualitativi. …. il migrante è, a suo modo, un autore-traduttore, nel senso che porta altre storie alla lingua e letteratura di arrivo; e se è di seconda generazione può, in aggiunta, mettere a fuoco un decisivo scarto generazionale che comporta trasmissione di memoria, ma anche conflitto“. (884-885). In futuro direi, questo capitolo sarà decisivo per designare e disegnare profondi cambiamenti strutturali nei paesi in cui la migrazione è attiva e in crescita (sia pur contrastata).
Avrei potuto citare altri nomi e altri autori, ma questo già mi sembra sufficiente per dire che si è in presenza di un manuale molto ricco e molto stimolante, la cui bibliografia 941-1031 è il luogo migliore per cominciare ad ampliare suggestioni e interessi che il libro ha suscitati. Grazie ancora ai quindici autori del testo e alla signora Lodigiani, editrice di Iperborea, che ha contribuito e contribuisce in modo così capillare e attento a divulgare in Italia le letterature nordiche e scandinave.
Storia della letteratura
Iperborea
2019
1056