William Penn, Brevi scritti per la Pennsylvania, a cura di Clara Bartocci e Marinella Salari, Perugia, Morlacchi, 2018, 15 euro; John Winthrop, Un modello di carità cristiana, a cura di Carla Vergaro, Perugia, Morlacchi Editore U.P., 2015, 11 euro.
L’Italia è il paese delle mille collane editoriali purtroppo sconosciute. A Perugia Morlacchi Editore si è trasformato con il tempo in una piccola University Press con molte proposte stimolanti. Fra queste una delle più strutturate e longeve è la collana “Il nuovo Mondo”, diretta e fondata da Clara Bartocci, nella quale sono già usciti nove volumetti sulla colonizzazione inglese del Nord America. Oltre a quelli qui recensiti abbiamo infatti: John Josselyn, Rarità della Nuova Inghilterra, a cura di Clara Bartocci (2006); Mary Rowlandson, La sovranità e la bontà di Dio. Racconto della prigionia e della liberazione, a cura di Mirella Vallone (2008); William Wood, Prospetto della Nuova Inghilterra, a cura di Agatino Vecchio (2011); John Lawson, Nuovo viaggio in Carolina. Resoconto degli usi e costumi degli indiani, a cura di Michele Russo (2012); Roger Williams, La chiave della lingua d’America, a cura di Jodi Sandford e Annalisa Volpone (2012); Daniel Gookin, Gli indiani convertiti della Nuova Inghilterra. Miscellanea di testimonianze storiche, a cura di Marinella Salari (2014); John Smith, Notizie dalla Virginia, a cura di Clara Bartocci (2015).
In maggioranza sono testimonianze della prima installazione in quelli che diverranno gli Stati Uniti e ne documentano alcuni tratti. Per esempio, le motivazioni religiose del passaggio oltreoceano, si veda nel libro di Winthrop l’idea della “commissione speciale” assegnata da Dio ai futuri coloni. Oppure, ancora, lo stupore provocato dall’incontro con gli indiani: il libro di Penn mostra come questi ritenga, vista la necessaria discendenza di tutti gli uomini da Adamo ed Eva, che gli indiani siano membri delle tribù perdute di Israele, cioè le tribù deportate dopo la conquista assira nel 722 a.C., le quali dopo lungo vagabondare avrebbero varcato l’oceano popolando il Nuovo Mondo. Penn e gli altri, in particolare Williams, cercano di far riconoscere gli indiani come esseri umani a pieno titolo, in grado di pensare e agire come i coloni e quindi non semplice preda a disposizione del più forte. Si tratta di un fallito tentativo di difendere la popolazione locale dallo sterminio e dalla depredazione, voluti invece dalla stragrande maggioranza dei nuovi arrivati, qualsiasi sia il loro credo cristiano. Tuttavia, anzi proprio per questo, merita di essere fatto conoscere anche in Italia, dove tutta la colonizzazione è in fondo vista come il prodromo del massacro ottocentesco.
La questione della conoscenza introduce un elemento importante per valutare la collana nel suo complesso. I testi tradotti sono molto noti agli specialisti e sono disponibili gratuitamente sul web, ma ovviamente in inglese. Sono perciò praticamente sconosciuti ai lettori e agli studenti universitari italiani. Il progetto della collana è dunque di farli leggere e capire, grazie alla traduzione (con testo a fronte) e alle ampie introduzioni che mettono in evidenza gli spunti letterali, storico-culturali, etno-antropologici, linguistici che ognuno di questi testi suggerisce. Siamo dunque di fronte a un’iniziativa culturalmente benemerita, esemplificata dagli ultimi due volumi. Quello di Winthrop non soltanto presenta il personaggio, fondatore e governatore della colonia della Baia del Massachusetts, ma anche il genere letterario, il sermone, del quale si serve per rafforzare gli animi di coloro che lo stanno seguendo oltre oceano. Quello di Penn, attraverso i suoi scritti per propagandare la nuova colonia della Pennsylvania, ricostruisce la storia di questa e ovviamente quella, assai curiosa, del fondatore: figlio di un ammiraglio diviene quacchero, dopo la Restaurazione contratta con il re e ottiene una enorme colonia in cambio del denaro dovuto al padre scomparso, truffato dal segretario muore in Inghilterra oberato dai debiti mentre la sua creatura si sviluppa praticamente da sola.
Purtroppo il successo di questa collana non è favorito dalla collocazione un po’ di nicchia dell’editore e dall’argomento abbastanza marginale rispetto al mondo universitario e librario. Il primo non offre più alla storia e alla letteratura degli Stati Uniti lo spazio goduto nella seconda metà del secolo scorso. I lettori di libri, oltre a essere sempre molto pochi, si interessano di quanto accade e di quanto si scrive in quel Paese oggi, ma non hanno da tempo o forse non hanno mai avuto grande interesse per la sua esperienza coloniale. Un fenomeno d’altronde condiviso anche dagli Stati Uniti dove l’insegnamento della storia e della letteratura si concentra sempre più sul Novecento, tralasciando persino argomenti una volta molto studiati quali la guerra civile o la conquista del West. Insomma l’editore e la direttrice della collana sono molto coraggiosi a continuare in questa impresa un po’ disperata, ma utile per tutti coloro che insegnano o amano parlare della colonizzazione delle Americhe.