Simple Minds, Cocteau Twins, Blue Nile, Waterboys e le altre meraviglie della Scozia anni ’80
La Scozia è una nazione che con la propria Arte potrebbe far impallidire tranquillamente il mercato musicale inglese e americano. Tutto nasce negli anni ’80 con il movimento new wave/post punk. A glorificare questo Paese ci pensano band come gli Aztec Camera, nome di culto per Postcard Sound (genere intriso di soul e jingle jangle) grazie alle hit “Oblivious”, “Walk Out In Winter”, “Still On Fire”, “All I Need Is Everything” e alle raffinate “Knife” e “How Men Are”.
Nel Postcard Sound troviamo anche gli Orange Juice, con uno stile molto vicino all’indie. Un esempio? le irresistibili “Falling And Laughing”, “Blue Boy”, “Poor Old Sould” e “Simply Thrilled Honey”, ma anche gli assalti alle Single Charts di “Rip It Up” e “Consolation Prize”. I Josef K, invece, hanno un humor più scuro che riprende i Joy Division e i Velvet Underground più morbosi. Il basso ossessivo di “Radio Drill Time”, la dedica da pelle d’oca a Ian Curtis di “It’s Kinda Funny”, l’assalto indie di “Endless Soul” e l’evergreen di “Sorry For Laughing” sono senza dubbio i loro doni più preziosi.
Ci sono molte band scozzesi, però, che sposano anche il funk, il soul e la wave di scuola Prefab Sprout. I Wet Wet Wet di “Sweet Surrender” e i Love And Money di “Strange Kind Of love” e “Halleuiah Man”, con quest’ultimi che avrebbero meritato sicuramente più successo, visto la bellezza dei suoni caldi, avvolgenti, intimisti. I Deacon Blue, invece, sono la perfetta risposta ai Prefab Sprout. Anche loro, infatti, alternando voce maschile e femminile con linee eleganti di basso e chitarra, vengono alla ribalta con le stupenda “Dignity” e “Loaded”, l’hit “Real Gone Kid” e tante altre perle come “Raintown”, “Town To Be Blamed”, “When Will You Make My Telephone Ring” e “Love’s Great Fears”.
Come non citare i sensazionali Blue Nile, uno dei nomi più illustri degli anni 80. La voce di Paul Buchanan è qualcosa di divino e le emozioni che sprigionano i loro brani sono uno dei doni più preziosi che la Musica abbia potuto regalare. Ascoltare per credere capolavori come “Tinseltown In The Rain”, “Let’s Go Out Tonight”, “The Downtown Lights”, “Headlights On The Parade”, “Over The Hillside”, “Heatwave”, “From A Late Night Train”, “Easter Parade”…
E che dire dei Big Country di Stuart Adamson? Altro che gli U2! Il loro sound originale sposa magistralmente la Scozia con le sonorità post punk ed è ovviamente magia allo stato puro. Come non rimanere incantati davanti a gemme come “East Of Eden”, “Chance”, “Wonderland”, “Flame Of The West”, “Steeltown”, “Just A Shadow”, “In A Big Country”, “King Of Emotion”, “Broken Heart”, “Where Thre Rose Is Sown” e tante tante altre.
Meritano di essere ricordati, anche se sono Gallesi, gli Alarm, una delle band che ha subito maggiormente il successo degli U2. Folk in stile americano, folate di wave e altre meraviglie sono gli ingredienti perfetti per creare tracce splendide come “Sixty Eight Guns”, “Marching On”, “Blaze Of Glory”, “Strenght”, “The Stand”, “Presence Of Love”, “Knife Edge”, “Rain In The Summertime”…altro che gli U2!
E i Waterboys? Autori di un sound magnifico carico di pathos, trombe e sax in perfetto stile americano e voce superlativa. I primi sussulti con “A Girl Called Johnny” e “December” sono l’antipasto perfetto allo splendore che arriverà con tre album seminali: “A Pagan Palce”, “This Is The Sea” e “Fisherman’s Blues”. Non serve dire altro a riguardo, bisogna solo amarli.
Ma ci sono altre due band che non necessitano di presentazioni: Simple Minds e Cocteau Twins. Serve che mi prolunghi ancora? No. Storia! I primi sono una delle glorie della new wave e i secondi sono i padri del dream pop, con alla voce una certa Elizabeth Fraser. E scusate se è poco!
I Lowlife, invece, sono la band scozzese più vicina al sound dei Joy Division. Un post punk oscuro, malinconico, emozionante che smuoverà sicuramente qualcosa dentro di voi grazie a capolavori come “Bittersweet”, “Ramified”, “Colours Blue”, “Eternity Road”, “A Sullen Sky”, “Swing”…sublimi!
Sullo stesso filone, ma con un’aria più spensierata grazie ai colori della wave, si posizionano i Wake. L’esordio “Harmony”, stupendo dall’inizio alla fine, è praticamente una risposta a “Movement” dei New Order. Invece “Here Comes Everybody”, “Talk About The Past”, “Something Outside”, “O Pamela”, “Crush The Flowers”, “Plastic Flowers”, “Gruesome Castle”, “Pale Spectre” e “Melanchony Man” sono le trace imperdibili della seconda fase.
Chiudiamo il capitolo scozzese con i Vaselines, band indie noise amata da Kurt Cobain (celebre soprattutto per “Son Of A Gun”, “Molly’s Lips” e “Jesus Dont’ Want Me For A Sunbeam”) e con i Primal Scream. Questi sono il nome di spicco del movimento rave di fine anni 80/inizio anni 90 scoppiato in Inghilterra, il cosidetto Madchester Sound, e “Screamadelica” è uno di quei capolavori che bisogna ascoltare almeno una volta nella vita. Ultima annotazione, i Mogwai. Band che ha avuto il boom nella stagione post rock, insieme ai Tortoise, ma che adoro soltanto con il primo album “Young Team (ehm, se volete ascoltare qualcosa di serio del post rock, adorate “Hex” dei Bark Psychosis e “Extractions” dei Dif Juz e i Talk Talk).
This is Scotland, man!