Vini artigianali italiani è un libro di Armando Castagno, Giampaolo Gravina e Fabio Rizzari, uscito per un piccolo editore, Paolo Bartolomeo Buongiorno, che esprime un’idea semplice e forte: raccontare un vino attraverso le parole e le immagini. Ogni pagina descrive uno dei 118 prodotti scelti dagli autori ed è accompagnata, alla sua sinistra, da una foto. Si tratta di opere di autori importanti, dal XIV secolo ai giorni nostri, ma anche di lavori di sconosciuti, che incontrano vini diversi aiutandoci a conoscerli. In un certo senso i quadri, le istallazioni, le immagini sulla pagina di sinistra sono lo scenario del vino descritto sulla pagina di destra.
Non è, dunque, una storia del vino o una riflessione sul vino nella storia dell’arte. Gli autori del volume ci invitano a bere un Dolcetto o una Malvasia e a guardare un quadro di Matisse o di Monet entrando o anzi sprofondando, come scriveva Achille Bonito Oliva, nell’opera. In effetti, in queste pagine ben scritte, corredate da immagini curate, e da una dotta introduzione, la storia dell’arte e il vino non descrivono un’epoca, quanto, piuttosto, ci portano a pensare che i nostri sensi non sono organizzati in modo gerarchico, come ci spiegano le scienze cognitive, e dunque che la vista non viene necessariamente prima del gusto ma anche che la storia dell’arte, quella del vino, la storia tutta, è un insieme di esperienze.
Così sarà più chiara l’associazione fra il Trebbiano Tunia, prodotto vicino ad Arezzo, e l’opera di arte povera senza titolo realizzata da Jannis Kounellis nel 2017. Capiremo perché il Cesanese del Piglio Mola da piedi ricorda i lavori della pittrice Antonietta Raphaël, fondatrice con suo marito Mario Mafai della scuola romana. E immagineremo una quercia: quella di Fontainebleau, dipinta da Claude Monet nel 1865, ma anche quella della cantina Dryaz, di un signore italiano che, alle soglie dei quaranta anni, ha deciso di cambiare vita: ha lasciato la direzione di alcuni villaggi turistici in Toscana e si é reinventato viticoltore in Irpinia. Nel farlo, ha incontrato una quercia e ha prodotto un ottimo metodo classico brut. È una storia italiana e una storia di artigiani che lavorano.
Vini, arte, divulgazione
Paolo Bartolomeo Buongiorno
2018