Immaginate di vincere la forza di gravità, di innalzarvi e di osservare dall’alto la trasformazione del punto che avete appena lasciato. “Variations” di THO.MAS ci fa approdare sin dalla prima nota di synth in una dimensione estraniante, fatta di luci caleidoscopiche, odore di incenso e immagini futuristiche.
Sto parlando dell’esordio di un giovane deejay italiano, cosa a cui si stenta a credere, e non solo per i titoli in inglese delle quattordici tracce. L’originalità e la magia delle idee messe in atto da Thomas Costantin è una roba che da un bel po’ di tempo doveva avvenire in italia. Dagli anni 70 del Battiato di “Sulle Corde Di Aries”? Dagli anni 80 dei Krisma di “Clandestine Anticipation”? Beh no, diciamo almeno dagli anni 90 (vedi i vari lavori trip hop dei 24 Grana, Ustamamò e soci).
“Variations” è un album staccato completamente dal concetto odierno di fare musica. Ovvero, si approda ad un genere con l’ansia di dover piacere a qualcun altro e basta. Quindi, trap e simili fuggitive mode che tra un anno saranno sostituite da altre “tentazioni uccidi ispirazione”. Perché è proprio questa la parola che bisogna prendere in considerazione…ispirazione. Si deve suonare, creare e immaginare facendo i conti con le proprie visioni, i propri universi sonori, la propria idea di arte.
“Alpha” è la meravigliosa ninfea che ci accoglie dolcemente nell’Eden. I primi svolazzi di tastiera creano lentamente l’impalcatura del flusso sonico che lancerà da qui a poco la nostra mente in un’oscura dimensione lunare. “Missing (feat. Air! Capitaine)” muta l’ambiente in una sorta di danza afro funk, dove però persiste divinamente la misteriosa componente minimal. La voce alienata, eterea e a tratti quasi sacra., tanto da farmi rivenire in mente il mistico timbro vocale di John Balance dei Coil, è la ciliegina sulla torta.
“Tarot Du Jour” e “The Butterfly Cage” sono due acquerelli sintetici che fanno da cornice alle finestre della mente. Simboleggiano perfettamente un incipit alla fantasia, al desiderio, al pensiero. Non è la canzoncina strofa/ritornello che può essere ascoltata anche mentre ci si lava i denti. Qui si sta parlando di altro. Si sta andando oltre. Questa è Arte che deve essere immagazzinata, percepita, assorbita. Lo scopo di tutto ciò? Migliorarsi. Crescere. Maturare. Essere qualcosa di migliore.
“Trip To The Moon”, singolo con un video fantastico, è una traccia che merita ogni bene di questa Terra. La voce che alterna timbri profondi a quelli più eterei, quel tocco di orecchiabilità che ovviamente serve e le altre meraviglie soniche tutte da scoprire sono gli ingredienti per sfornare una hit che potrebbe girare in pista per decadi intere. Ma i tesori di “Variations” non scompaiono qui. Ecco che appare un’altra gemma dal nome di “Caterpillar”. Un fondale dove Thomas ha immerso di tutto. I synth vaporosi di Gary Numan, i balletti robotici mischiati con delle ispiratissime spirali electro e un clima cibernetico che non sarà dark quanto i Clock DVA di “Buried Dreams” ma poco ci manca.
Il saggio IDM di “Notte All’Opera” non ha nulla da invidiare ad Apparat, “Ira” è un paradiso terrestre dove si sancisce lo sposalizio tra minimal e afro funk e la sinfonia sintetica di “Waltz Of The Cauliflower” è il simbolo dell’estro di THO.MAS. Le artificiali evasioni e i profumi afrodisiaci di questo trip lunare proseguono con il film criptico di “Mickey’s Darkroom” e le sospensioni chillout di “Mother Nature”.
Improvvisamente le immagini si fanno più frammentarie, una dolce nausea assale la testa, ma presto viene sbalzata da un altro shock visivo. “Elevator” è l’installazione di un grattacielo alieno dove muse e animali arcani corrono a venerare la visione nel cielo della mistica divinità. Lo stato psicofisico anestetizzato cerca di afferrare gli echi dell’introduzione di “Futur Amore (feat. Leo Hellden & Idilee)”, riuscendo a planare su eleganti armonie che schiariscono definitivamente l’alba. L’unica cosa reale di tutto ciò è la genialità preziosa di THO.MAS., il resto è un disegno formato soltanto dai nostri oceani immaginifici.