Che libro è quello che abbiamo tra le mani? Questo meraviglioso Xaimaca, di Ricardo Guiraldes, appena arrivato in libreria per i tipi di Arkadia. Difficile e forse superfluo cercare una definizione o, quanto meno, una classificazione di genere. Forse un diario di viaggio? Forse un romanzo breve o racconto lungo? Forse la storia di un amore che si mescola con la narrazione di luoghi e popoli? Sì, questo e altro. Xaimaca è un libro di emozioni, di impressioni, in una trama praticamente inesistente in cui sono solo tre i protagonisti. E tutto intorno il mare, un viaggio e le tappe di esso che, da Buenos Aires condurranno in Cile, lungo le coste dell’immenso Pacifico fino al Perù. Per prolungarsi poi fino in Giamaica, o Xaimaca, appunto, terra delle sorgenti nella lingua indigena.
Xaimaca, concluso da Guiraldes a Parigi nel 1919, venne pubblicato nel 1923, non molto lontano dall’uscita di quello che, forse, almeno in Italia, resta il suo libro più conosciuto, il meraviglioso Don Segundo Sombra, considerato il capolavoro della letteratura gaucesca. In questo Xaimaca non manca l’eco di quella magia tutta sudamericana che qui sembra divenire quasi pittorica. Immagini che paiono davvero disegnate si accompagnano ai profumi e ai colori forti per raccontarci del viaggio del giovane e ricco Marcos Galvàn che durante questa lunga navigazione incontrerà la bellissima Clara Ordonez e il di lei fratello Penalba.
Xaimaca è l’avvolgente e languido diario sì di un viaggio ma, soprattutto, di questo amore che, inevitabilmente, ad un certo punto del viaggio, dovrà decidere che strada prendere. Che sia un destino datosi dagli amanti per primi o che sia un destino disegnato e imposto dall’altrui volontà, esso prenderà per forza di cosa una strada invece di un’altra.
E in qualche modo Marcos sembra avvertire questa aura, tanto che il suo diario comincia con parole che la potenza della letteratura ci fa apparire (a noi lettori che nulla sappiamo) un presagio: “Prima di tutto vorrei riappropriarmi delle mie sensazioni, come se il mio viaggio fosse il punto di partenza verso una meta prestabilita.” E lo sarà, l’una cosa e l’altra, un riappropriarsi delle sue sensazioni e partenza verso una meta prestabilita.
Nella bella e preziosa postfazione Raul Schenardi ipotizza che Xaimaca sia una raccolta di versi in prosa. E probabilmente non va lontano dal vero, forse anzi cogliendo nel segno, la natura di un libro in cui – scrive sempre Schenardi – “Guiraldes lascia spazio all’irruzione di una parola poetica precisa, una vera e propria musica verbale”. E, in effetti, di musica qui ne troviamo in abbondanza, mentre le peregrinazioni tra luoghi e sentimenti vengono descritti con metafore e immagini forti e vivide come “Come un minuzzolo di tè gira nella tazza cercando la sponda, l’Abangares naviga nella baia di Kingston” o come “Il vento fresco dell’avanzata non c’è più e l’ombra del crepuscolo ci cade addosso come un ordine di restare fermi.” E ancora un hotel che dalla sommità di una collina appare come “un falso aristocratico che impone al popolo il suo dominio.”
L’intensità della natura narrata si mescola quasi a divenire una cosa sola con l’intensità dei sentimenti raccontati. Come non vi fosse soluzione di continuità fra gli stessi. Come se, per Marcos, la bellezza di Clara fosse la lente stessa con cui guardare il mondo. Come se un tale sentire potesse avere come cornice possibile solamente un viaggio, un muoversi nello spazio. E come guarderà il mondo Marcos quando, in Giamaica, lui e Clara dovranno prendere una decisione? “La mia memoria- pensa Marcos – può diventare il tuo riso e il tuo corpo, la tua voce e i tuoi occhi, la tua pelle e il tuo amore. Il ricordo unisce tutti i momenti vissuti con te e mostra la linea che, se tu ci sei, va seguita come una strada.”
E chissà se, in queste parole, non via sia anche il motivo per cui Marcos e Clara decidano del loro destino in Giamaica, cioè un’isola. Dopo tanto viaggiare dunque, un’isola, così reale e metaforica al contempo (come tutte le pagine di questo libro del resto), così, per sua natura, separata dalla terra epperò con una sua conclusa completezza.
Letteratura sudamericana
Arkadia
2019
127 p.