Sotterraneo in Overload, un ipertesto teatrale sull’ecologia dell’attenzione nell’epoca del rumore totale
Di Alessandra Durighiello
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9 paragrafi. 634 parole. 4178 caratteri, tempo previsto 2’50”
Quanto dura la nostra attenzione? Gli esperti della Microsoft, a conclusione di uno studio condotto nel 2015, hanno stabilito che la nostra attenzione sarebbe più bassa di quella di un pesce rosso, nello specifico nove secondi contro gli otto dell’uomo. E come potrebbe essere altrimenti considerando il continuo bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti? Viviamo in un’epoca di sovrabbondanza tecnologica, nell’era della mediarchia, dove le informazioni anche più inutili finiscono per risucchiarci. È proprio questo il tema affrontato dal collettivo di ricerca teatrale toscano Sotterraneo nello spettacolo, vincitore del Premio UBU 2018, Overload che significa per l’appunto sovraccarico: siamo soverchiati da stimoli, pop-up, notifiche, suonerie, una ossessiva iperattività provocata dalla continua connessione e disconnessione con conseguente perdita di attenzione, come pesci rossi. L’obiettivo dello spettacolo è insinuare nel pubblico il dubbio che la trasformazione che sta avvenendo nei nostri processi mentali verso l’orizzontale di collegamento piuttosto che il verticale di approfondimento, implica il perdere qualcosa. Sicuramente la realtà aumentata sta cambiando il nostro modo di percepire la realtà effettiva.
Ci sono due giovani pesci che nuotano uno vicino all’altro e incontrano un pesce più anziano che, nuotando in direzione opposta, fa loro un cenno di saluto e poi dice “Buongiorno ragazzi. Com’è l’acqua?” I due giovani pesci continuano a nuotare per un po’, e poi uno dei due guarda l’altro e gli chiede “ma cosa diavolo è l’acqua?” … Il succo della storia dei pesci è solamente che spesso le più ovvie e importanti realtà sono quelle più difficili da vedere e di cui parlare.
Il tema di riferimento è trasformato in un dispositivo vero e proprio: sulla scena un acquario e un uomo in tenuta da tennis, uno scrittore nordamericano morto suicida, David Foster Wallace. Vorrebbe proporre il discorso tenuto in occasione della cerimonia delle lauree al Kenyon College nel 2005, contenuto in Questa è l’acqua ma viene costantemente disturbato: come se il palcoscenico fosse uno smartphone collettivo, si chiede al pubblico di attivare i collegamenti ipertestuali, può scegliere se esplorare i contenuti nascosti addizionali offerti dal diversivo o continuare ad ascoltare Wallace che parla di depressione, dolore, del suo suicidio. È sufficiente che anche un solo spettatore si alzi in piedi e dichiari di voler prestare attenzione al contenuto nascosto invece che al discorso di Wallace, affinché lo spettacolo cambi immediatamente di segno, immaginario, di tono di musica. Il discorso di Wallace va in background, rimane lì ma nessuno può sentirlo.
Vent’anni dopo essermi laureato, sono riuscito lentamente a capire che lo stereotipo dell’educazione umanistica che vi “insegna a pensare” è in realtà un modo sintetico per esprimere un’idea molto più significativa e profonda: “imparare a pensare” vuol dire in effetti imparare a esercitare un qualche controllo su come e cosa pensi. Significa anche essere abbastanza consapevoli e coscienti per scegliere a cosa prestare attenzione e come dare un senso all’esperienza. Perché se non potrete esercitare questo tipo di scelta nella vostra vita adulta, allora sarete veramente nei guai.
Nella trincea della vita quotidiana segnata da ritmi vorticosi e da forti pressioni, saper pensare significa sapere a cosa prestare attenzione, ti consente di dare un peso all’esperienza che stai vivendo. Saper pensare cioè essere adulti e umani, significa avere il controllo della propria attenzione specie in un’era in cui le macchine sono entrate in ogni minuto della nostra vita.
Si potrà assistere ad Overload il 10 ottobre a Piacenza, il 19 ottobre a La Spezia, il 24 ottobre allo Student Centre Zagreb in Croazia, il 26 ottobre al Maribor Theatre Festival, il 7-8 novembre a Casalecchio, il 14-16 novembre al Conde Duque di Madrid, il 29 novembre al Città delle Cento Scale Festival di Potenza.
Riferimenti: Questa è l’acqua di David Foster Wallace