Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Di Geraldine Meyer

Spazi enormi pressoché deserti, villaggi quasi abbandonati, comunità che vanno sparendo, borghi abbarbicati alla solitudine di territori isolati dal mondo. Questo è molto altro è La Spagna vuota, densissimo e coinvolgente libro di Sergio del Molino. Un viaggio geografico e storico in quella Spagna spopolata che l’autore racconta attraverso opere letterarie, cinematografiche, musicali, citando fatti storici e citazioni su citazioni. Un vero e proprio “vangelo odeporico” in cui i luoghi e il paesaggio sono parte di un viaggio che ci troviamo a compiere insieme a del Molino.

Sergio del Molino (Foto da Wikipedia)

Intanto, per comprendere meglio di cosa parla questo libro, può essere utile qualche cifra. La penisola iberica è un paese che può definirsi letteralmente vuoto dal momento che oltre la metà del suo territorio è disabitato. Si parla di un 53% del paese la cui capitale, Madrid, dista oltre 300 km dalla città (che possa chiamarsi così) più vicina. Se ancora questo non basta proviamo a dare voce alla densità di popolazione che in Spagna è di 92 abitanti per chilometro quadrato su un territorio di circa 500mila chilometri quadrati di contro all’Italia che con i suoi 300mila chilometri quadrati di superficie “ospita” oltre 60 milioni di abitanti con una densità di 200 per chilometro quadrato.

Basterebbero questi numeri per comprendere la specificità di un fenomeno che, se per certi aspetti non è dissimile a quello dello spopolamento di moltissimi paesi della nostra penisola, ha in Spagna qualcosa di leggendario. Lo spopolamento delle campagne e il veloce inurbamento in città come Madrid e Barcellona trova nelle pagine di del Molino qualcosa di epico che, non a caso, trova soprattutto nella letteratura un possibile filo rosso e una chiave di lettura. Sì perché, questo ci dice l’autore, il paesaggio spagnolo è un’invenzione letteraria. E non è un’affermazione spericolata ma la spina dorsale di quello che potremmo definire reportage storico e letterario, appunto, all’interno (ma non solo, come scoprirà chi lo leggerà) di una macro regione o, meglio, di un paese dentro il paese, costituito da le due Castiglie, La Rioja, L’Estremadura e l’Aragona il cui “vuoto” scopriamo esserci da sempre e non come conseguenza di emigrazioni recenti. Spagna vuota, che oltre che il titolo è una definizione inventata dall’autore, diviene così qualcosa di endemico, se possiamo definirlo in tal modo, qualcosa che ha disegnato la storia e l’indole degli spagnoli. E che ci dice, con forza, che una Spagna piena non è mai esistita.

È lo stesso del Molino a dirci tutto ciò fin dalla prefazione, in cui scrive: “Come il lettore avrà modo di constatare, la densità demografica nelle aree interne della Spagna è molto diversa da quella degli altri grandi paesi dell’Europa occidentale, e questa caratteristica ha determinato un paesaggio molto particolare e un modo di guardare a quel paesaggio altrettanto particolare. […] La Spagna vuota è un saggio letterario con risvolti cronachistici in cui prevale il mio personale sguardo sul paese.”

E così, tra le pagine di scrittori come de Unamuno, Machado ma anche di scrittori assolutamente sconosciuti al pubblico italiano, di personaggi come Colomarde definito il Rasputin borbonico, preti e politici di ogni sorta, intraprendiamo un viaggio in quella Spagna vuota, in quei paesi della Meseta che sono passati dall’ostilità della gente di città, al dimenticatoio per giungere a un triste revival turistico per chi pensa di poter vendere il passato o di inventarsene uno da mettere a reddito.

Un intensissimo, ecco come definire questo La Spagna vuota, itinerario assai colto ma mai noioso, tra la cultura più alta e quella più popolare fatta di leggende e miti, tra fatti dei secoli passati e cronaca contemporanea, con incursioni nella politica di oggi e nelle tristi pagine del franchismo. Una Spagna vuota che, tutti, chi più chi meno, hanno tirato per la manica per cantarne l’idillio, per denunciarne lo spaventoso o per difenderne l’autenticità.

La Spagna vuota è un lungo cammino in ciò che a buon diritto potrebbe chiamarsi un viaggio in due Spagne, perché davvero di due paesi diversi sembra trattarsi, quasi straniera l’una all’altra: la Spagna urbana e quella interna, che non sanno comunicare l’una con l’altra e che, proprio per questa incapacità si narrano o si percepiscono attraverso luoghi comuni tanto cristallizzati da diventare leggendari, appunto. Luoghi comuni che del Molino cerca di comprendere, da una parte e dall’altra ma, soprattutto, da parte della Spagna vuota che non si è mai raccontata in prima persona ma è sempre stata “cantata” da altri.

Ma c’è anche spazio, in queste meravigliose pagine, per parlare dei vari nazionalismi, catalano e basco, del carlismo, quella vera e propria ideologia anti moderna e anti cittadina i cui rivoli ancora scorrono per il paese e delle varie lingue che si sono “difese” dal castigliano. Il midollo della Spagna appare dunque proprio la Spagna vuota a cui, inevitabilmente, si torna anche senza tornare, da cui non si parte mai davvero anche se ci si è allontanati. Perché, scrive del Molino, quando ci si avventura, anche metaforicamente in quei luoghi: “Noi non cerchiamo un utero capace di darci calore e certezza in tempi liquidi e banalizzati, cerchiamo il nostro stesso corpo e la nostra coscienza. Toccare quelle rovine, camminarci in mezzo, è camminare dentro di noi. Noi non esploriamo quel paesaggio, lo siamo.” Perché, ancora, scrive del Molino:” La Spagna vuota è nei miti domestici e nella letteratura. Per questo non è un territorio né un paese, ma uno stato mentale.”

La Spagna vuota Book Cover La Spagna vuota
Sergio del Molino. Traduzione di Maria Nicola
Reportage narrativo
Sellerio
2019
393