Di Carmine Maffei
Il I gennaio 2006 varcai il sontuoso ingresso del Père Lachaise, il più illustre e monumentale cimitero di Parigi. A ventiquattro anni, in preda alle mille peripezie di una mente guidata da sogni e speranze che quasi sempre faticavano nell’avverarsi, a passare il tempo cercando una melodia giusta, quella che avrebbe potuto sbaragliare ogni forma di dubbio…quale famosissima tomba sarei andato a visitare se non quella di Jim Morrison?
In un’atmosfera atipica del luogo, nel quasi completo silenzio di una metropoli ancora mezzo addormentata dopo i festeggiamenti della notte precedente, percorsi i sentieri acciottolati e antichi costeggiati dalle illustri sepolture, fino alla meta prescritta e lì nessuno. Solo io e la sua tomba e alcune bottiglie di whiskey vuote gettate dentro alla rinfusa. Qualche anno dopo, poi, mi ritrovai a leggere una storia alquanto curiosa riguardante una sepoltura famosa, tra le tante al Père Lachaise. Quella di un giovane giornalista: Victor Noir.
Victor, nel 1870, lavorava per il giornale “La Marsellaise” e si ritrovò un giorno, insieme a un suo collega, a casa di Pierre Bonaparte, nipote di Napoleone. Pierre all’epoca era famoso per le scaramucce che seminava in giro per l’Europa e, forse infastidito dall’eventuale indiscrezione dei due giornalisti, perse presto la pazienza e all’ennesima provocazione partita proprio da una frase di Victor estrasse la rivoltella e puntando dritto al petto di quest’ultimo fece fuoco. Il poveretto morì sul colpo. La vicenda fece in poco tempo il giro della città, impietosendo gran parte del pubblico nei confronti di un giovanissimo redattore strappato con violenza alla vita mentre svolgeva il suo mestiere. Pierre fu arrestato e il popolo in tumulto insorse davanti i cancelli della Conciergerie, dove era rinchiuso. Soltanto con l’intervento dell’esercito di Napoleone III, suo cugino, si riuscirono a placare gli animi.
Mesi dopo però Pierre fu scarcerato. La sua era stata legittima difesa per la legge francese che tutelava l’onore dei nobili, così schiacciando ancora una volta il popolo. Il corpo di Victor, tumulato inizialmente nel cimitero di Neully, fu traslato molti anni dopo al Père Lachaise, dove gli si dedicò uno spazio di tutto rispetto, con tanto di monumento sulla lapide. La scultura bronzea, realizzata da un abile artista,un ex comunardo, raffigura il corpo del giovane giornalista, riprodotto a grandezza naturale, sdraiato supino, così come raffigurato dopo il colpo mortale. Il viso quasi ancora infantile, sembra sia rilassato nel sonno profondo dei fanciulli, al lato destro, all’altezza del ginocchio, il cilindro volato via e atterrato accanto al corpo del ragazzo. Le gambe dritte, così come le braccia, gli donano un che di fierezza e orgoglio che combattono la triste realtà dell’ ingiusta morte. Un particolare però non va escluso.
Lo scultore, non si sa per quale assurdo mistero, al cavallo dei pantaloni, regala un non so che di generoso, lasciando davvero poco all’immaginazione, mostrando una protuberanza quasi notevole, dimostrando forse la virilità e il vigore di un ragazzo ancora nel fiore degli anni. Si noti oggi che all’altezza del pube, delle labbra e stranamente anche delle scarpe il bronzo sia sempre lucido. La risposta è tutta nella leggenda che si è venuta a creare. Si tramanda che qualsiasi donna, che sia in cerca d’amore, o che trovandolo cerchi il dono di una fertilità fulminea, affinché i suoi desideri diventino realtà, debba chinarsi a baciare le labbra della bella statua, arrivando a toccare finanche la protuberanza del pube così che possa ricevere la grazia desiderata… Qualche anno dopo, nel 2013 ritornai a Parigi e promisi a me stesso che sarei passato a trovare la tomba di Victor Noir. Un’allegra combriccola però mi trattenne a lungo in un bar di Montmartre, all’ombra del Sacro Cuore, e bevendo “du vin” mi ritrovai col desiderio di rivivere le avventure del protagonista di Midnight in Paris e accantonai così il progetto. Tra la pace forzata di un cimitero e il chiacchiericcio di una strada parigina in festa, modello Fiesta di Hemingway, voi quale avreste scelto? Io scelsi la VITA. C’est la vie.