L’estate interminabile di Michele Maestri
Di Valentina Di Cesare
“…Non è difficile capire che Michele Maestri di tredici anni avesse il sonno di un lupo in erba, si era alzato perchè voleva sgranchirsi le gambe e vedere se riusciva a mettere tra i denti una barretta di cioccolato, però bianco che mi piaceva un monte, un bianco da inghiottire e digerire con grande piacere…”
Certe giornate estive sono interminabili: il tempo non scorre, sembra interrompersi, si incaglia come accade a certe imbarcazioni che urtano i fondali marini e restano bloccate per un po’. Michele Maestri è un ragazzino di tredici anni, vive in un piccolo paese e si trova proprio dentro una di queste infinite giornate. La sua estate finora è trascorsa senza intoppi, il paese gli appartiene, è il suo piccolo regno, ne conosce a menadito strade, odori, angoli e voci . Ma quel giorno si annoia e biasimarlo non si può, così quasi svogliatamente, prende il binocolo che gli hanno regalato e inizia a guardarsi intorno, nel tentativo di convertire in qualcos’altro quella noia che neanche lui sa bene cos’è .
Comincia a questo modo Vani d’ombra, il bel romanzo di Simone Innocenti edito da Voland nel 2019, e a narrarlo è una voce precisa, naturale, fortunatamente priva di inutili artifici. Gli occhi di Michele Maestri, favoriti dalle lenti di ingrandimento del suo cannocchiale, riescono a osservare da vicino tutto quel che prima di allora gli era apparso lontano ma soprattutto, scorgono un mondo altro, una realtà inimmaginata, prima di allora sconosciuta, sconvolgente, ma grande, troppo grande per non essere vista, e per non cambiare inesorabilmente il suo sguardo sulle cose del mondo.
Senza volerlo, il binocolo permette a Michele di osservare da vicino quel che fa, nella sua stanza, la colf del notaio, proprio lei che gli era sempre sembrata una persona qualunque: ogni giorno la donna incontra uomini diversi, e Michele di nascosto assiste allo spettacolo quotidiano, ancora incredulo ma curioso, assolutamente certo di non essere visto. Quest’ultima certezza lo abbandonerà presto, finchè un giorno pagherà caro il prezzo della sua curiosità, costretto a sentire e ad assistere da vicino, senza più bisogno del binocolo, allo spettacolo grandissimo e segreto. Rinchiuso a forza nell’armadio di quella stanza, circondato solo dal bianco della biancheria accatastata sui ripiani, sarà costretto ad ascoltare e, da quel momento in avanti, anche a ricordare.
Michele Maestri a tredici anni lo ha capito che il male è fuori da lì, lo ha capito immediatamente che il male può nascondersi nei guaiti, che il piacere di qualcuno può essere il male di un altro.
Diventa grande Michele Maestri e non riesce a dimenticare, nemmeno in questo caso lo si può biasimare. La narrazione continua, Michele non è più un bambino, trascorre gran parte dell’estate al mare, nello stabilimento balneare di un parente, la penna di Innocenti ce lo presenta ormai cresciuto, un ragazzo introverso, apparentemente innocuo, molto calmo, piuttosto silenzioso.
La gente va al mare attratta dalla retinite delle onde, una malattia monocolore, una disfunzione della retina questo blu che sembra contagiare chi lo osserva.
Calma piatta, anche in questo caso. Tepore, quiete, e tempo incagliatosi di nuovo da qualche parte. I ricordi di quell’estate non sono mai scomparsi e Michele convive con loro in un ipnotico susseguirsi di mesi e anni, che Innocenti prosegue a narrare con una scrittura avvolgente, che affascina e che sta accuratamente in equilibrio tra desiderio di realtà e tentazione alla favola. Passano gli anni e, per una strana beffa del destino, Michele Maestri di mestiere ora fa l’occhialaio, lui adesso con gli sguardi lavora, non gioca più. È in questo momento che il tempo del libro si disincaglia e la scrittura di Innocenti prende velocità. Si scompiglia volutamente l’atmosfera rarefatta e ombratile che sin dall’inizio caratterizza il romanzo, e le vicende si fanno il camminamento pronto a cogliere e ad accogliere tutti i segnali di un vorticoso epilogo finale, un epilogo che arriva rapido, con forza, ma che non manca di intensità, di dolore e di bellezza. Vani d’ombra è un romanzo pregiato e ben scritto , impreziosito qui e lì da piccole sentenze quasi aforistiche, ricco di paesaggi esteriori e interiori che si confondono, si acquietano, poi tornano e accecano come improvvisi colpi di luce. La vita di Michele Maestri è, in fondo, l’esistenza di chi è alla sconsolata ricerca di salvezza, una salvezza che lo stesso protagonista non sa bene come mettere a fuoco. Cos’è per Michele Maestri questa benedetta salvezza? Dimenticare di aver udito? Liberarsi di quelle voci? Scappare eternamente da quell’’armadio? Troppo difficile rispondere. Michele Maestri si limita a travestire di calma la sua angoscia, finché un giorno tutto quell’accumulo non potrà fare a meno di dispiegarsi.
Nessuno si accorse di quanto mi era capitato, nessuno si è mai accorto di quello che mi succede, ma c’è davvero qualcuno che può capire quello che succede a un’altra persona?
Narrativa
Voland
2019
146 p, brossura