Di Viola Amarelli
I. da qualche parte, in qualche tempo, qualcuno
II. il conto, infinitesimale, del macellaio
III. ammutola per scanto, stanchezza delle labbra, fatica delle sillabe
IV. da qualche parte qualcuna scuote le anche
lì vuoto chaos
la nascita del mondo.
V. aironi, fenicotteri, libellule
ma le poiane pure hanno il loro ruolo
scarnificano, pulendo all’ossoessenza
quello che resta, quel che m’interessa.
VI. dite qualcosa, io vi dirò altro
VII. e molti, molti addii, alle prossime volte
I. aveva pensato di avere
una vita diversa, una vita migliore
fuori di gabbia, lui e i canarini
II. cerca un buco, una tana
per barricarsi, darsi al formaggio
ma senza veleno per topi
III. dalle stelle alle stalle
e nessuno che porti la biada
una piccola nausea, vomita parole, non sta meglio. una piccola ferita, invisibile a tutti, emorragia costante, avvelena, marcisce, investe i giorni. cancella il cuore. nasconderla, tacerla. vomitare sorridendo, nessuno veda. nessuno sia. il sangue. una giostra stranota. una nausea, costante. non c’è fine. forse l’inizio, ad andare indietro, cauterizzando cauta, sé. il mondo sviene.
l’imbecillità dilagante
niuna nova
lo starsene da soli
la risposta
il silenzio lungo il bordo
il frattale, della costa
il colore sbiadito delle ossa
le belle parole
le giuste
le sufficienti
quelle necessarie
finiscono nello stesso
punto dove nascono.
il silenzio – sipario
le cose non vanno come dovrebbero
come vorresti, piuttosto, dillo
non sei le cose
falle andare, resta amato un attimo
la stria di catrame degli stradini
roventi di sole al calore
la striscia di sangue, peonia su gambe
le cose la cosa che dici
che parli che ignori, non vedi
la tocchi
partirono in tanti, arrivano in molti
ricambio dell’aria al riciclo
gli affetti, silenzi che abbracciano
culle, risate nei grappoli
@Viola Amarelli
Da Il cadavere felice, uscito per i tipi di Sartoria utopia