Note su Fiori estinti
Di Liliana Scarparo
Non è stato facile illustrare e recensire la raccolta di poesie “ Fiori estinti” di Mattia Tarantino. Questa raccolta rappresenta un modo originale ed alquanto singolare di fare poesia.
La scrittura e il significato delle liriche, acquistano un senso nuovo perché danno alle parole un’intensità che va oltre il loro senso semantico. Questa raccolta innanzitutto, mette in evidenza la profonda cultura dell’autore (nato nel 2001) che a trecentosessanta gradi ruota intorno a temi complessi e di difficile interpretazione. Tutto questo può sembrare un limite o addirittura un ostacolo all’interpretazione delle stesse, invece offrono al lettore la possibilità di entrare nel mondo interiore del poeta e forse in se stessi.
Il genere che propone la raccolta è un viaggio a ritroso nel tempo che riprende temi ancestrali e primordiali, prima della nascita, nella vita, dopo la morte, che in ordine sparso portano il lettore verso il misterioso, l’occulto, l’esoterico che non spaventa ma affascina. Il prima e il dopo sono dimensioni temporali che il poeta supera con una concezione esistenzialistica della vita( Tardo Romanticismo). Le sue liriche senza rima, senza schemi fissi, sono affidate alla parola e già come disse il celebre poeta Mallarmè: Le parole implicano sempre una separazione tra il soggetto e l’oggetto ed inoltre una separazione tra la parola stessa e i designata.
La parola tende a perdere il suo significato nel corso dei millenni e come conseguenza si arriva inevitabilmente alla pseudo incomprensione. Questo limite diventa forza e cerca di andare oltre. Le parole definiscono, infrangono, trasformano, espandono fino alle nostre percezioni per passare dal notum all’ingnotum e quindi novum. Quando la parola recupera il suo valore ecco che l’artista fa nascere le stesse da un’ ambiguità che non è confusione, ma è sintomo di confronto, apertura al possibile, al fantastico a ciò che finalmente è e può essere.
Poesia
Terra d'Ulivi
2019
148 p., brossura