Di Carlo Molinaro
POSTAMORE
Resti comunque la prima persona
che cerco se succede qualcosa
di brutto o bello, se c’è da condividere
qualcosa di bello o brutto
o solo di curioso.
Resti comunque l’unica persona
che se per un giorno non sento mi manca,
quella che se qualcuno mi confida un segreto
lo avverto che con te non garantisco.
Hai sempre avuto cento unicità
– tranne quella che forse tu volevi
(avevo, all’inizio, sperato di no):
l’unicità che vogliono tutte
e a me pare banale.
Così l’amore che straccia i capelli
(e i coglioni, e il cuore, e molto ancora)
s’è rarefatto, diradato, è finito:
non so se ancora io lo cercherò
in altre: sono vecchio, le ragazze
è meglio forse guardarle soltanto
sedute in treno o ai banconi dei bar:
sul ridicolo del baccaglio senile
c’è satira già ai tempi di Catullo.
Resti comunque la prima e l’unica donna
a cui parlo senz’ansia, io che verso le donne
non l’odio-amore del poeta su citato
ma un amore-terrore ho sempre avuto.
È finito o cambiato. Ma se noi
la teniamo da conto questa strana
preziosa relazione e ci diciamo
le cose e spesso ridiamo e all’occorrenza
con le mie dita di pranoterapeuta
tolgo il dolore al tuo collo e alla schiena,
siamo sicuri poi che sia di meno
che certe coppie nelle nozze d’oro?
AMORE MIO
Che stanchezza, amore mio, in questa dolce
sera di maggio, tu sei nella tua casa e io
guardo fermarsi il treno, a Vercelli, ci salgo.
Quanta gente sul treno, quanti treni
e quanto tempo, amore mio, che bravura
per dirlo buono, il tempo, per cogliere
queste altre rose, questo ennesimo crepuscolo
che lentamente scompare sui denti dei monti
alla mia destra, mentre il treno corre.
È per te che vorrei sentire buona
questa stanchezza, serbarci una voglia
d’abbraccio inerme. C’è l’ultima luce
sulle risaie, nel tempo che lo scrivo
non c’è già più. Ho faticato a conservare
bellezza in vasi che ho poi rovesciato
dalle finestre, pensando che fosse
mia missione, servizio generoso,
mia redenzione. Amore, che stanchezza:
la gente sale e scende, cerca posto
per sé e le valigie. Io senza bagagli
mi rannicchio vicino al finestrino,
vorrei darti le cose che non ho.
BELL’AMORE
Una ragazza – non imparziale, lo ammetto, perché
mi vuole bene e gliene voglio – guardando
una tua foto ha detto:
«Bella Eva e bello il tuo amore per lei».
Ecco, ho pensato in un breve sospeso
commosso sogno o delirio: se tu
trovassi bello non me – che è impossibile – ma
il mio amore per te, che gioia sarebbe!
Se tu trovassi bello questo amarti
che ha preso in me misura di respiro
ti ci potresti specchiare, sorridere:
non ricambiare l’amore, sorridere.
Sorrideremmo, ed è tanto. Non credere
a chi dice che non avrebbe senso.
Nella muta vacuità dell’universo
l’unico senso lo creiamo noi.
L’immagine di copertina è In viaggio, un’opera del pittore albanese Lin Delija, presa da albanianews