Di Geraldine Meyer
Lunga e prolifica presenza, quella di Mario Biondi, nel mondo delle patrie lettere. Autore di libri apprezzati da giganti quali Oreste Del Buono e Paolo Volponi, Biondi ha nel suo carnet anche moltissime traduzioni tra qui quelle di ben quattro Premi Nobel come Soynka, Golding, Pamuk e il più amato di tutti Singer. Autore anche di bellissimi reportage di viaggio Biondi si è sempre mosso, con notevole disinvoltura, tra generi diversi, viaggiando letterariamente tra la spy story, la sperimentazione linguistica non lontana dalla neo-avanguardia non disdegnando quello che, nella Garzantina della Letteratura, viene definito stile sentimental-esotico in riferimento al suo romanzo Un amore innocente.
Qui, con questo Sognando la vita, edito dalla mantovana Oligo Editore in una collana diretta da Davide Bregola, possiamo leggere alcuni racconti che, come spesso è accaduto nell’opera del Biondi, vedono tornare personaggi presenti in altre sue opere. Un ripresentarsi, dunque, di presenze che scavalcano i confini delle pagine.
Ma che libro è questo Sognando la vita? Un libro di racconti, certo, ma in cui dietro l’apparente “semplicità” di storie, assunti e significati vi è ben altro. Non si aspetti il lettore racconti in bilico tra realtà e sogno, o almeno non se li aspetti nell’accezione più immediata di alternanza tra sonno e veglia. Perché qui siamo nel territorio di ciò che mi piace definire meta-racconto, in cui la sfida è trovare, appunto, il racconto recondito dietro le parole del racconto palese.
No, non abbia paura il lettore. Infondo è lo stesso Biondi, nella prefazione, a dirci quale sia la genesi di questi scritti: “Tanti anni fa sono stato fulminato da una frase di Isaac B. Singer: «Dio è un romanziere, e il suo romanzo è il Mondo». Il grande Premio Nobel ribaltava in questo modo la più antica e ostinata pretesa del romanziere. È infatti lui (il narratore) che con le sue storie aspira nientemeno che a levare una sfida a Dio, creando un Mondo “Altro”, una realtà parallela che non è ma potrebbe benissimo essere”.
Ecco, forse questa è la più autentica chiave di lettura dei racconti qui raccolti di cui il titolo Sognando la vita, appunto, ci appare come una provocazione e una suggestione legata alla funzione, o meglio una delle funzioni, della letteratura e del suo potere di creare un altro mondo e un mondo altro. Una sorta di rivendicazione, se così vogliamo chiamarla, dei personaggi a reclamare una vita non solo autonoma ma vera tanto quanto la realtà.
È sempre lo stesso Biondi a darci qualcosa che è ben più di un indizio quando scrive di essere rimasto molto colpito da una frase letta su una impalcatura e che diceva “Nel nostro cervello ci sono ricordi di fatti che in realtà non abbiamo mai vissuto”. È forse questo, chissà, il destino dei personaggi delle storie e delle storie stesse che leggiamo nei libri. Forse questi racconti sono esattamente un invito a non confondere l’immaginazione con la realtà seppur con il dubbio, più che fondato, che tra l’una e l’altra il confine sia molto labile. Probabilmente così sottile da non essere nemmeno visibile. E così, quello che sembra un apparente cortocircuito, altro non è che la cifra stessa della letteratura.
Del resto cosa vogliono dirci, se ci pensiamo bene, personaggi che saltellano tra un racconto e l’altro? Che escono da un libro per approdare a un racconto scritto anni dopo? Non ci dicono, forse, di una vita che costeggia il reale approdando ad esso con una consistenza spesso più “pesante” del reale stesso?
Ecco perché sognare la vita più che un girare a vuoto diventa esattamente un viaggio parallelo che evita il pericolo di voler tutto comprendere, per lasciare spazio a personaggi che ci camminano accanto come presenze, forse fantasmatiche ma, proprio per questo, non meno vere.
Racconti
Oligo Editore
2020
114 p., brossura