I PARADOSSI DELLA DEMOCRAZIA IN “UN NEMICO DEL POPOLO” DI HENRIK IBSEN
Di Alessandra Durighiello
Ha scritto Ruggero Jacobbi a proposito delle ragioni del successo e della posterità del Teatro del drammaturgo norvegese Henrik Ibsen: “Lo scrittore attraversa allora una sorta di purgatorio, la sua figura si fa improvvisamente nebbiosa, le nuove generazioni sembrano volersi vendicare di lui e della sua fama. Da questa fase si esce con difficoltà e nel momento meno prevedibile; ma solo a questa condizione lo scrittore passa poi dallo status di uomo del suo tempo a quello di voce di tutti i tempi, componente essenziale della coscienza umana”.
La fama internazionale di Ibsen comincia nel 1879, con il dramma Casa di bambola, un successo scandito dallo scandalo e dalle polemiche: una moglie che si ribella al proprio stato di inferiorità e abbandona il marito e i figli per realizzare se stessa e affermare la propria dignità di essere umano. La storia dei coniugi Helmer turba la meschinità del conformismo familiare borghese incarnate da Torvald, dal suo bisogno di rispettare le convenienze esteriori, dal suo essere disposto a sacrificare i legami più autentici, dalla sua incapacità di comprendere la profondità del gesto di Nora che lo ha salvato, estinguendo il suo debito. Il nucleo vivo di questo dramma e di molte altre opere di Ibsen, è costituito dalla fedeltà alla vita che spinge i suoi personaggi all’assoluto morale, a costo di andare incontro alla catastrofe. Nora appartiene a questi esseri inflessibili, scopre la falsità del suo matrimonio, del suo ruolo in famiglia e con un brusco salto psicologico si trasforma da “bambola” in donna cosciente di sé e dei propri bisogni.
Il genio di Ibsen consiste principalmente nella capacità di intercettare aspetti della contemporaneità, comprendendo, ad esempio, che un certo tipo di sfruttamento industriale dell’ambiente genera benessere ma, allo stesso tempo, può diventare pericoloso per la salute, come nella commedia grottesca e provocatoria del 1882 Un nemico del popolo, di recente prodotta dal Teatro di Roma per la regia di Massimo Popolizio, traduzione di Luigi Squarzina, Premio Ubu Spettacolo dell’anno 2019, con Massimo Popolizio e Maria Parlato.
Non è opinione comune che la nostra è una cittadina tranquilla, pulita, dalle acque benefiche e salutari?
Acque miracolose!
Un’immaginaria cittadina americana degli anni Venti ha fondato la sua economia e la sua prosperità su di uno stabilimento termale diretto dal dottor Thomas Stockmann, il quale scopre che le acque sono inquinate dalle cloache di scarico delle concerie della valle dei mulini. A questo punto si pone il problema: raccontare la verità o tacere, è meglio un paese ricco ma inquinato o povero e salubre? Una situazione che rimanda immediatamente a Taranto e all’ILVA, a Trissino e alla Miteni. Tutti sono preoccupati dell’inquinamento delle acque ma nessuno se ne occupa e non manca chi cerca di insabbiare la notizia, come il sindaco Peter Stockmann, fratello di Thomas. Se si procedesse ad una bonifica quanto costerebbe? Un milione di corone e ci vorrebbero tre anni e intanto che ne faranno delle terme? Le chiuderanno? Chi vorrà curarsi con quell’acqua una volta che si spargerà la voce che è malsana? Questa cittadina ha un futuro solo perché ha le terme … Una volta che si è impedita la possibilità di rivelare la verità al pubblico, Thomas Stockmann se la prende con la “maggioranza”; il vero pericolo non è rappresentato dall’inquinamento ma dalla maggioranza: esiste infatti un rovinoso principio che assegna agli ignoranti e agli incompetenti lo stesso diritto di chi ha studiato, il potere di decidere, di governare, di condannare. La democrazia come la intende Stockmann è una forma di governo per il popolo con il popolo e non solo dal popolo.
Siamo tutti d’accordo nell’affermare che sulla faccia della terra gli imbecilli costituiscono la maggioranza. Allora perché dovremmo farci comandare dalla maggioranza?
L’oratore è pregato di ritirare le sue parole sconsiderate!
È la maggioranza, la potente, prepotente maggioranza che ci impedisce di vedere come stanno realmente le cose.
La maggioranza ha sempre ragione!
La maggioranza è sempre nel vero!
In questo testo, un tipico personaggio femminile ibseniano in cui c’è una presa di coscienza, è quello di Katrine Stockmann, moglie di Thomas: solo quando vede il marito assalito apre gli occhi, si sveglia dal torpore dell’agiatezza conquistata e comprende le sue ragioni e ne abbraccia la battaglia. La figlia Petra è un’insegnante, profondamente consapevole che il mondo non va come dovrebbe, si chiede come sia possibile dover insegnare ai bambini cose in cui gli adulti non credono. Il mondo deve cambiare. È viva in lei la fiamma della lotta per migliorare la sua condizione. Il direttore del giornale locale Hovstad le propone la traduzione di un libro che potrà essere pubblicato a puntate su La Voce del Popolo: Petra glielo riporta perché il libro non corrisponde alla realtà quindi è inutile che venga pubblicato. Quello è però un giornale e le cose non sono sempre come si dicono, sottolinea Hovstad. È la mistificazione della comunicazione contemporanea. C’è sempre una brutta stampa contro cui combattere per molti direttori di giornale e giornalisti perché vedono sempre gli altri ma non a se stessi.