LE COSE ABITATE
Di Alfonso Ravazzano
Non è facile morire senza accettarne l’odore
la vita raccoglie i tuoni e la fisionomia dei temporali. La prossima volta riusciremo a raggiungerci. Saremo nelle cose che parlano la lingua dei fiori mai nati.
Mi chiedi se premo al contrario dei sensi
e lo fanno anche i mostri di spago che ci stringono i polsi. Noi che annunciamo quello che è stato il peso della luce se risorgeremo.
Se prendi una parola e la conservi
ritroverai i suoi significati magari persi
nella manica di una camicia strappata.
Io mi diverto quando vesto quella parte di buio
che ti ha scelto per tenerti nascosta.
Tolta l’aria dalle cerniere dei sogni
e i millezampe dalle crepe dei muri
rimani tu accartocciata in questa stanza
che non ricorda nomi e non conserva il tempo.
Da una fessura sgraziata ci guarda la nostra impotenza.
Arriverà il coraggio per ripararla.
C’è un modo soltanto furtivo nel greto della luce
per condurre la persistenza dei sogni; sfidare la
fisionomia del risveglio, misurandone la forma.
Ogni dimensione accarezza l’errore che lo vive
il suo divenire mentre scavo con le mani per cercarti.
L’immagine di copertina è Natura Morta di Giorgio Morandi, presa da museivaticani.va