SAPESSI
sapessi
scrivere con inaudita violenza
la bellezza e la sua assenza
non cedendo né ad accomodamenti
né a proterve certezze
altrui o mie
sapessi
curvare con rigore
sul contorno dei corpi
le mie parole (ma, prima, il sentire)
narrando privo di stratagemma
in severa avveduta compostezza
dismessa d’arte ogni astuzia
come teneramente
la vita mi taglia
a pezzi
sapessi
urlare l’orrore orribile
la gioia incontenibile
con assorta inflessibile modestia
cercare il nostro disegno
in un trasparire di ricalchi
d’incerta mano
nitidi, senza truffe
da foglio a foglio
sapessi
tenermi e abbandonarmi, tenerti
lasciarti andare, trovarti
nella sillaba che pareva mancare
e non è necessaria
sapessi
riconoscere questo davvero
nella quiete sospesa
dove il ragno dei ricordi
alla farfalla della speranza
tesse vesti da sposa
dove
infilato fra il lembo del discorso
e lo spigolo del tempo
c’è qualcosa
sapessi
allora potrei dirti
quale pianta mi rampica stasera
fra tegole e costole, che schegge
di ghiaccio scioglie adagio
nel mio sangue un ronzio da una finestra
come tremano le cose
SETTE VECCHI
Nella caffetteria Regina
alle dieci di mattina
ci sono sette vecchi.
Quattro vecchi a un tavolo
con bicchieri di vino
giocano a carte
spettegolando su amici svaniti.
Un quinto vecchio a un tavolo
con bicchiere di vino
legge su Tuttosport
problemi di rinnovi di contratti
di calciatori.
Un sesto vecchio a un tavolo
con bicchiere di vino
gioca a carte da solo:
mette le carte in fila
nere e rosse alternate.
Un settimo vecchio a un tavolo
con un cappuccino
scrive queste sciocchezze:
pensa a cieli e ragazze,
è il più scemo di tutti.
L’immagine di copertina è I nottambuli di Edward Hopper presa da artword.it