Anita Mancia, nata a Roma, ha lavorato 20 anni presso l'Istituto Storico della Compagnia di Gesù come assistente bibliotecaria ed Archivista. Ha collaborato con la rivista storica dell'Istituto con articoli sulla Ratio Studiorum, la pedagogia dei gesuiti, i gesuiti presi prigionieri dai pirati e recensioni. Presso l'editore Campanotto di Udine nel 2007 ha pubblicato un volumetto di poesie.

Di Anita Mancia

Dag Solstad è uno dei maggiori esponenti della narrativa contemporanea norvegese che si distingue per l’ironia cupa e lo humour a tratti aspro con cui tratta il protagonista del suo romanzo, T. Singer, che lo avvicina per lo stile, che utilizza spesso ripetizioni e ridondanze, all’austriaco Thomas Bernhard, con il quale condivide la critica della società contemporanea, centro europea nel caso di Bernhard. 

Singer è un bibliotecario della città di provincia del Telemark, Notodden, che a causa di un trauma infantile si vergogna quando è osservato e desidera perciò vivere nell’anonimato, non farsi notare. Ciononostante la sua aspirazione sarebbe quella di divenire scrittore, ma non ne è capace, non sa andare più in là di una frase. È in verità un rimuginatore, non un intellettuale riflessivo: “Era un rimuginatore senza carattere, un nichilista senza identità, uno spirito integralmente negativo che guardava tutto in modo defilato, fino all’annullamento di sè… Era un viandante goffo e anonimo sulla strada maestra della vita, che percorreva curvo e a occhi bassi nella primavera della sua giovinezza, un anno dopo l’altro.”

Insomma è un anti-eroe tipicamente novecentesco (il romanzo è pubblicato nel 1999). Date queste caratteristiche, rinuncia al suo sogno di diventare scrittore, che Solstad descrive con un’ironia acre capace di suscitare ilarità, e diventa quindi il suo opposto, un bibliotecario metaforico, come lo chiama Solstad. Molto suggestiva è la descrizione del viaggio a Notodden perchè contiene, non senza una vena ironica sempre viva,  la presentazione della contea del Telemark nella Norvegia meridionale dove si trova appunto Notodden. 

Un carattere significativo e opposto a quello di Singer è Adam Eyde, direttore della Norsk Hydro a Notodden. Adam farà da guida e anfitrione di Singer a Notodden, con un tempismo e un carattere davvero ben scelto. A lui si deve una sistemistica per giocare le schedine che sarà molto utile a Singer in futuro. A Notodden Singer comincia il suo lavoro: “In biblioteca, Singer svanì quasi subito nel suo lavoro, come si aspettava e sperava di fare. In fondo era venuto a Notodden per vivere in incognito”. Si noti qui che il vivere in incognito è un tema caro alla letteratura novecentesca, che si trova nella letteratura europea anche italiana, in Pirandello per esempio nel Fu Mattia Pascal.

Dag Solstad (Foto da larepubblica.it)

A Notodden Singer si costruisce una vita nuova rispetto a quella dei suoi primi trentaquattro anni, fa discretamente amicizia con gli altri bibliotecari, ma, strano a dirsi, si innamora di Merete con la quale e con la figlia piccola, Isabella, comincia una convivenza. Merete prova a cambiarlo, ma non riesce nel fondo. Impara sì a guidare, a cucinare, a fare la pasta, ma non rinuncia a ciò a cui tiene di più, per esempio la forma dei suoi occhiali con i quali vede il mondo . Il rapporto fra i due dura positivamente due anni, ma poi si sfascia. Che cosa succede, come Merete vede Singer: ” Ha provato  tante volte a stabilire un contatto con lui, ma è come se non rispondesse. Interrogata sul continuo rimuginare di Singer risponderebbe che in fondo non le importa poi tanto… quando lo ha conosciuto  lo chiamava essere riflessivi, pensava che Singer fosse così, un uomo riflessivo, quando è invece uno che rimugina, il che è tutt’altra cosa,  perchè da lui spira un’aria gelida di chiuso e di disperazione, e non si può vivere accanto a una cosa del genere.”

Merete e Singer si preparano a divorziare quando succede una tragedia che sconvolge tutto: Merete muore in un incidente stradale. Qui Singer prende una decisione coraggiosa: decide di  continuare a vivere con Isabella, la figlia di Merete non sua.Tuttavia, anche se la decisione sorprende per uno come lui, Singer decide di andare a  vivere a Oslo con Isabella perchè teme che qualche persona possa essere stata messa al corrente da Merete, quando era in vita, che la loro relazione era arrivata al termine. Grazie all’uso di uno dei sistemi di Eyde, Singer vince alla schedina e può comprare una casa a Oslo dove si trasferisce con la bambina piccola.

Che  tipo di educatore è Singer? Dato il suo carattere non ci si può attendere molto. Rimane discretamente assente dalla vita della figlia che cresce come una bambina silenziosa e indipendente. A Oslo Singer lavora nei sotterranei (anche questo è significativo) della biblioteca Deichman, ma non stabilisce legami con gli altri bibliotecari, come aveva fatto a Notodden invece. Così è per tutti un enigma. Ma è veramente contento di essere un enigma? Pensando alla morte si pone la domanda: “E a cosa mi servirà essere stato un enigma per me stesso e per gli altri?”. Questo è il massimo di autoconsapevolezza critica che ci si può attendere da lui. Ha insomma dei dubbi ma non tali che gli possano far cambiare atteggiamento e modo di porsi verso la vita.

Si potrebbe forse dire che Solstad ha creato un personaggio noioso e un libro noioso? No, ci ha fatto riflettere sull’atteggiamento di fronte alla vita di chi si osserva da fuori con una sottile angoscia, con ansia e con il rischio di perdere se stessi, tipici della società moderna contemporanea. Il libro conserva squarci molto belli ed interessanti allorchè descrive la Norvegia meridionale ed Oslo. Termina quando certamente non aveva altro da aggiungere a quanto detto, senza inutili parole

T. Singer Book Cover T. Singer
Dag Solstad
Narrativa
Iperborea
2019
247 p., brossura