Adriana Sabato, giornalista, risiede a Belvedere Marittimo. Dopo il liceo classico si è laureata in DAMS Musica all'Università degli Studi di Bologna. Dal 1995 al 2014 ha scritto su La Provincia cosentina e il Quotidiano della Calabria. Gestisce il blog Non solo Belvedere. Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il saggio La musicalità della Divina Commedia, nel 2016 Tre racconti e nel 2017 il saggio Nuove frontiere percettive nel pianoforte di Chopin.

ASCOLTO E ANALISI DELLA FORMA SONATA

Di Adriana Sabato

Cos’è la forma sonata?

È la forma in tempo mosso di una qualunque composizione strumentale. Essa viene impiegata, solitamente, nel primo movimento, ma a volte anche in altri movimenti della composizione.

La forma sonata è un argomento molto complesso: in questo ambito è utile capire come affrontarne l’ascolto.

La forma sonata possiede una caratteristica fondamentale: rivoluziona i generi e le forme barocche in quanto è una forma logica. Ciò significa checon essa avviene un mutamento qualitativo,ma soprattutto una progressiva trasformazione dei materiali musicali.

Una premessa è importante: non tutte le sonate sono scritte in forma sonata. La sonata è un genere e la forma sonata è una forma, ossia uncontenitore, una cornice che offre al compositore la possibilità di organizzare i materiali, mentre invece la sonata (dal latino sonare) è una composizione eseguita da strumenti, in opposizione alla cantata (dal latino cantare), che sta a indicare un brano interpretato anche da voci.

Le sonate sono state scritte molto tempo prima che la forma sonata venisse adoperata sistematicamente. Questo genere strumentale, infatti, comincia a svilupparsi nel tardo cinquecento per mano di diversi compositori come Giovanni Gabrieli o Claudio Monteverdi, mentre la forma sonata comincia a prendere forma, a definirsi, intorno a metà settecento, per poi raggiungere il massimo sviluppo nell’età dei tre grandi della prima scuola di Vienna: si tratta di Haydn, Mozart e Beethoven.

Ciò significa che una sonata può non essere in forma sonata. Ma, al tempo stesso, esistono delle composizioni chiamate Sinfonia, Trio, Quartetto, Concerto, in cui il compositore usa la forma sonata.

È fondamentale parlare della forma sonata perché essa ha dominato lo sviluppo della musica occidentale per un secolo e mezzo: dalla seconda metà del settecento fino al termine dell’ottocento. Tutti i compositori, anche i compositori d’opera, hanno dovuto fare i conti con questa forma.

Ancora nel Novecento, diversi di loro si sono confrontati con la forma sonata.

Questa persistenza è dovuta principalmente all’autorevolezza dei compositori che l’avevano adoperata nel Settecento e per i quali essa rappresentava un modello, un piano di confronto importante. C’è da aggiungere che esistono delle caratteristiche della forma sonata in sé che la rendono una forma interessante e riutilizzabile in quanto offre molte possibilità di organizzazione dei materiali compositivi.

Occorre precisare che la tripartizione della forma sonata in esposizione –sviluppo – ripresa viene codificata molto tardi – nel 1840 – sia dal musicologo Adolf Bernhard Marx che da Carl Czerny, didatta e compositore, allievo di Beethoven.

 Come sempre avviene, la classificazione di questo schema – come di altri – non è certamente un riferimento cristallizzato per i compositori, ma semplicemente una teorizzazione che, con la sua terminologia così precisa, avviene successivamente rispetto allo svilupparsi della prassi classica.

I compositori seguivano naturalmente regole proprie le quali al tempo stesso erano regole condivise: infatti, in molti casi, lo schema tradizionale della forma sonata non veniva applicato in maniera perfetta.

Si parte da un contrasto, una opposizione, per poi giungere ad una sintesi: un processo musicale per cui gli stessi materiali musicali riappaiono in maniera diversa e si caricano di significati diversi nel corso del brano: in effetti i musicologi, in riferimento alla forma sonata, adoperano delle coppie di termini molto particolari come ad esempio: andare dalla instabilità alla stabilità, dal contrasto alla concordanza.

Molti musicologi affermano che la forma sonatasia hegeliana in quanto nella prima parte si sviluppa la tesi e l’antitesi, ossia primo e secondotema – che nello sviluppo si confrontano drammaticamente – mentre nella seconda parte la sintesi, la conciliazione di questi due opposti (temi).

Ascoltiamo la sonata k 332 di W.A. Mozart cliccando QUI