Smarrimento
Vuote le strade, nude le speranze,
un brillio di pupille cieche
scorgo in nascoste sembianze.
Ardori, abbracci e carezze:
svanite paiono queste sorelle.
L’angelo lui pure indugia,
il pietoso aiuto negando
Sagome vane e stanche
siamo, più nulla cerchiamo:
né denaro, né successo,
non la gloria e persino Dio.
Nella nebbia di sciocche parole,
l’uomo il sorriso nasconde,
lo sguardo in terra posato,
di rivivere ormai disperato.
Apparirà un altro uomo,
colmo di tali ferite,
forse migliore, e conscio
di tanti diversi fratelli
Noi
Gira, rigira, ruota, cerca,
le mani sciolte, spento lo sguardo.
Ogni sogno ormai vano,
sorto solo da pensiero insano, da lieve e fiera speranza
La forza d’amare già arranca,
mentre pietosa e debole bugia
la verità vela come marea.
In quel pozzo ormai quasi nero,
ci siamo noi,
che non parliamo perché ci capiamo,
perché insieme ridiamo.
La roccia e il mare
L’informe roccia nera scorgo,
l’insegue vicino il mare,
azzurro è il cielo sospeso,
levo timido un sorriso.
L’altalena ondeggia impazzita:
nero azzurro, azzurro e nero:
il cammino guardo smarrito.
Mentre fuggo, mentre corro,
I colori più non scorgo,
solo uguale, unico brusio,
di antica massa grigia.
Stremato, resto immobile a terra,
l’oscurità cade piano, si ferma.
Sorgerà poi ancora l’alba,
pallida, lucente, come fiaba.
L’immagine di copertina è Scena di strada berlinese, di Ernst Ludwig Kirchner