Di Giacomo Colomba
Jung usava dire che benchè i sogni abbiano un linguaggio difficile da penetrare, essi non mentono mai. Stessa cosa si può dire, senza rischio di errore, per la poesia, non a caso usata anch’essa in psicanalisi per penetrare l’inconscio (o lasciarsi da esso penetrare). La poesia può benissimo essere strumento per una corretta autovalutazione, un rivelatore di coordinate per capire meglio dove siamo come individui e come società, al di là di cosa ne possa pensarne la coscienza di superficie, talentuosa quando si tratta di nascondere, dissimulare o imbellettare.
E’ in questa ottica che nasce Hibiscus – poems that heal and empower, edito in India da Hawakal Publisher. Si tratta di un’antologia che raccoglie le opere di circa cento poeti un po’ da tutto il mondo, ma soprattutto dall’India, terra che attraversa un fervente periodo storico in termini di produzione poetica. Poeti, scrittori, saggisti, professori, accademici e romanzieri, tutti chiamati a raccolta dai curatori dell’opera: Kiriti Sengupta di Calcutta, editore e poeta egli stesso, pluripremiato per il suo contributo alla letteratura moderna; Anu Majumdar, scrittrice e coreografa residente ad Auroville che ha tra l’altro pubblicato anche in italiano (Lontano dal paradiso, Fazi editore); e Dustin Pickering, editore, poeta e critico letterario americano.
In tempi di pestilenza, quarantena, panico e contagio, può la poesia esprimere un potere di risanazione? Se sì, di che tipo? Solo i poeti, spesso (e provvidenzialmente) a loro insaputa, hanno la risposta, nascosta tra i loro versi nati per aggirare l’avanspettacolo della mente pensante e dell’informazione, tanto più arrogante quanto più disinoformata. In fondo il poeta può permettersi di dire la verità perché non ha nessuna responsabilità, se non quella di disobbedire. La poesia è un porto franco dalla consapevolezza.
Cosa significa risanarsi e guarire? Siamo sicuri che equivalga a correre in tutta fretta tra le braccia della normalità da cui qualcosa in noi ha divorziato? Forse no, forse una vera guarigione è tale quando comporta rafforzamento, progresso, trasformazione, l’acquisizione di un’aura speciale, e lo scopo che gli editori si sono prefissi è quello di cercare nella poesia collettiva i prodromi di questo rafforzamento nel cuore della crisi COVID-19, crisi tanto economica e morale quanto fisica. I versi sono qui lo strumento per tastare il polso di una società febbricitante.
Il poeta è di per sè un maestro dell’autoisolamento, di un tipo spesso impercettibile agli occhi degli altri, e per questo sa come guarire ferite invisibili, o meglio, quelle che non vogliamo vedere. Verrà fuori che guarigione, rafforzamento e crescita sono fenomeni spontanei della natura umana, ai quali il poeta assiste come testimone, e che in virtù di questa capacita’, puo’ assecondare la guarigione in modo collaborativo. Guarire vuol dire far propria la dignità della malattia, della crisi e della morte, parti integranti della vita e portatrici di un grande potere integratore. Questo e’ quanto troviamo nei versi dei poeti, una calebrazione dell’oscurità che trattiene la nuova alba, una nobilitazione della morte senza la quale diviene impossibile vivere una vita nobile.
Ed il poeta canta in nome di tutti, tutti quelli che attorno a lui vivono in condizioni anormali questo lock-down mondiale, con conseguenze psicologiche ed economiche inaspettate.
Ecco alcuni frammenti da Hibiscus – poems that heal and empower:
Da Rebirth di Ajanta Paul
I challenge the spirits of the night
That handcuff me to Hecate
As I rise from the rubble
Of dashed hopes and loves
In a brilliant bubble
That in infinity roves.
E sfido gli spiriti della notte
che mi ammanettano ad Ecate
mentre mi ergo dalle macerie
di sogni e amori stilizzati
in una bolla luminosa,
raminga nell’infinito.
Da Winter Bloom di Amit Shankar Saha
A slow metronome of inevitability
Makes the seasons come and go.
We are all becoming sunlight
Un lento metronomo di inevitabilita’
detta l’andirivieni delle stagioni.
Stiamo divenendo luce solare
Da The Flame di Aneek Chattarjee
We were on a journey to the Flame,
The ever igniting Flame of
Hiroshima
& we saw the bricks, the wall
& the burnign flame; – burning, yet bening
Signalling the triumph of humanity
Eravamo in viaggio verso la Fiamma,
la Fiamma di Hiroshima in perpetua accensione
e vedemmo i mattoni, il muro,
e la fiamma ardente; – ardente e benigna,
segnalare il trionfo dell’umanita’
Da Young Again di Barnali Rai Shukla
Fears are fireflies: show up
Best in the dark, uninvited
Le paure sono lucciole: appaiono
con l’oscurita’, senza invito.
Da First Light di Elizabeth Spencer Spragins
A sliver of light
Craks each winter-wearing shell
And the dark gives rise to green
Una scheggia di luce
crepa i gusci invernali
ed il buio origina il verde
Da Edelweiss di Gayatri Lakhiani Chawla
We eat and sleep and eat and sleep
Like under the deadly spell of a sorceress.
Be brave have courage there will come the day
of rebirth,
reinvention
reincarnation of truth.
Enslavement will become a rare word and extinct
Mangiamo e dormiano e mangiamo e dormiano
come sotto fattura a morte di una strega.
Abbi coraggio, giungera’ il giorno
della rinascita
del reinventarsi
della reincarnazione della verita’.
Schiavitu’ diverra’ parola rara, estinguendosi
Da Massage di Jack Donahue
Palliative petals and stones rounded by the sea
Cover each self-inflicted wounds.
A voice as ancient as crackled glass
Whisper turn over to the other side.
Petali palliativi e pietre levigate dal mare
coprono ogni ferita autoinflitta.
Una voce antica come il vetro scheggiato
ci mormora di girarci sull’altro fianco.
Da Making The Best Of It Even Better di John Grey
The House feels like a boat
Moored miles from shore.
Yet we have what we need here.
The pantry’s full.
The company is a breed apart.
And boredom’s not a toxic snake,
Merely a fly to swat from time to time
La casa sembra una barca
ormeggiata a miglia dalla costa.
Eppure qui abbiamo cio’ che serve.
La dispensa e’ piena.
La compagnia e’ del tipo giusto.
E la noia non e’ un serpente velenoso,
giusto una mosca da scacciare di tanto in tanto
Da Of Quarantine, COVID, and Parrots di Mallika Bhaumik
An eerie silence envelops the cities and towns
That wait like test report of a pathological lab,
Ready to explode,
Turning body into dens of virus,
Or bursting in to brilliant green of
Hundred parrots flying out
In the gold of
The morning sun.
Un silenzio misterioso avvolge le citta’,
come in attesa dei risultati di un test patologico,
pronte ad esplodere,
facendo dei corpi le tane di un virus,
o a deflegrare nel verde brillante
di pappagalli a centinaia, che volano
liberi nell’oro
del sole mattutino.
L’immagine di copertina è Paul Gauguin (dettaglio)