Storia di Anna, una donna come tante
Di Geraldine Meyer
Terza prova letteraria per Giuliano Gallini che, sempre con Nutrimenti, aveva già pubblicato Il confine di Giulia e Il secondo ritorno. Con questo Storia di Anna Gallini ci racconta la storia di una giovane donna incapace di superare il trauma per la morte dei genitori. Nel tentativo/bisogno di ricostruire una vita che non sia soffocata dai ricordi, lascia la casa di famiglia a Cremona per ricostruirsi a Ferrara. Facendo così suo, in un certo modo, il pensiero (o l’illusione) che nel meraviglioso Giobbe di Roth, il protagonista si racconta dicendo che “sotto un altro cielo può essere possibile un’altra vita”.
Ferrara, per Anna, è un nuovo inizio, in una città ancora lenta e languida, che vuole accogliere, e da cui farsi accogliere, girandola sull’eco delle pagine dei libri di Bassani. Cercando i luoghi e le atmosfere descritte soprattutto ne Il giardino dei Finzi Contini, Anna troverà le prime conferme ma anche le inevitabili delusioni di chi cerca corrispondenze reali nei libri ma, ancor più, nel passato. Una spirale che, lo capiamo subito, sarà la tela di ragno da cui la giovane donna farà sempre fatica a liberarsi.
Qui conoscerà quello che diventerà suo marito (non a caso conosciuto in una libreria) da cui avrà un figlio, dall’antico, suggestivo e letterario nome di Giovannino. La vita sembra prendere binari inediti. Ma la malattia del figlio e il matrimonio (più voluto che sentito) che entra in crisi, saranno sì un nuovo inizio ma, di certo, non quello sperato.
Storia di Anna è un testo che, ci racconta una profonda e drammatica crisi personale, sullo sfondo della drammatica crisi economica del primo decennio degli anni duemila. Una donna sempre in bilico tra il non detto delle sue aspirazioni e la ricerca di una normalità ambita come salvezza. Tra queste fratture quella ancora più grande causata dalla malattia del figlio e una passione travolgente per un uomo che non è il marito. Fino all’epilogo di una parabola di vita che sfocerà in un disagio incontrollabile e, come spesso accade, medicalizzato, quindi, di nuovo, apparentemente addomesticato.
Ecco, questo sembra essere il destino di Anna, una donna forse troppo “gentile”, come la definisce lo stesso autore, forse incapace, eticamente, di accettare, di accettarsi ma, proprio per questo, destinata ad una sorta di cortocircuito. Unico complice, inaspettato quanto fondamentale, l’anziano padrone di casa a cui Anna non sarà più in grado, ad un certo punto, di pagare l’affitto. A unirli una specie di reciproco riconscersi tra le pagine e le evocazioni, sempre, dei libri di Bassani.
Attorno a lei e alla sua crisi distruttiva, le dinamiche di una famiglia borghese (quella del marito) troppo presente, troppo invasiva seppure più per arcaico e atavico paternalismo che per vera malvagità. Ma tutto diventa troppo per Anna che da una sua personale prigione si ritroverà in un’altra prigione dalle bianche pareti e poi dalle pareti di cartone. Con un percorso in cui ad accogliere il disagio e il dolore altrui sembrano essere solo quelli che ne hanno attraversato le strade fredde e i tortuosi tornanti.
Il finale. IL finale del libro appare davvero come apoteosi ma anche salvezza. Scrive infatti Gallini nella postfazione: “Il finale di questo romanzo è un atto d’ossequio all’immaginazione. Ed è un omaggio alla protagonista, una donna che ho conosciuto e che, come molti altri e altre, ho amato. È un racconto, quindi, d’affetti, e mi auguro che possa contribuire alla popolarità della bellezza e della gentilezza, un antidoto all’aggressività e alla volgarità che si sono così tanto diffusi.”
Narrativa
Nutrimenti
2020
221 p., brossura