«Miserabili e stolti mirano alla felicità, ma gli uomini mirano solo al potere. Il mago, lo stregone, l’alchimista sono conquistati dal fascino dell’ignoto e anelano a una grandezza inaccessibile al genere umano. Pensano che, grazie alla scienza studiata tanto pazientemente, grazie alla sopportazione e alla forza, alla volontà e all’immaginazione – perché queste sono le grandi armi del mago – potranno finalmente conquistare un potere che consenta loro di sfidare il Dio dei cieli» Così leggiamo a pagina 96 de Il Mago
«… Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: -Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai. Ma Gesù gli rispose: – Vattene satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto. Allora il diavolo lo lasciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servirono» Mt 4, 8-11.
Questo è il romanzo del mago Oliver Haddo e di Margaret sua sposa e vittima, ma dall’altro lato delle forze del bene, della ragione e dell’amore rappresentate da Arthur Burdon, in origine promesso sposo di Margaret e poi ripudiato forzatamente per Haddo, del dottor Prohoët e di Susie amica di Margaret segretamente innamorata di Burdon.
L’intreccio è semplice. Arthur Burdon e il dottor Porhoët a Parigi si recano a trovare le due amiche: la bella, semplice e innocente Margaret che aveva voluto recarsi a Parigi per un periodo di studio del disegno e della pittura all’accademia Colarossi, ed era stata accontentata dal suo promesso sposo il chirurgo Arthur Burdon, e lì si era ritrovata con l’amica Susie presso la quale viveva. In una serata al ristorante Au Chien Noir, i quattro si imbattono, non senza essere stati preavvisati dal dottor Porhoët, in una personalità eccezionale quanto eccentrica e malvagia, appunto il mago Oliver Haddo che è conoscente del dottor Porhoët e con lui conversa spesso su materie magiche e sul soprannaturale.
Durante la cena Haddo si scontra con le convinzioni e il buon senso di Burdon e di Susie. Attraverso dialoghi vivaci e arguti, motore del racconto, il lettore incontra Haddo, personaggio inventato, ispirato alla figura del mago realmente esistito, Aleister Crowley. Questi era stato conosciuto da Maughan a Parigi agli inizi del Novecento, periodo storico caratterizzato dalla mania dell’occultismo e dalla lettura di Là-bas di Huysmans. Burdon, uomo di scienza è assolutamente scettico nei riguardi della magia e dell’occultismo, ma comprende bene la caratteristica di Haddo di parlare per simboli: «Cos’altro è il mondo se non immagine simbolica? La vita stessa non è che un simbolo. Solo il saggio può dire cos’è la realtà».
Haddo spiega che cosa è secondo lui la magia: «Eppure la magia non è altro che l’arte di impiegare consapevolmente mezzi invisibili per produrre effetti visibili. Volontà, amore, immaginazione sono poteri magici che chiunque possiede; chi sa come svilupparli appieno è un mago. La magia ha un solo dogma, ovvero che il visibile è la misura dell’invisibile». La conversazione continua in modo dotto, sui poteri dell’adepto e sui suoi limiti.
Come succede che la bella e fine, semplice e innocente Margaret entri nell’orizzonte del potere di Haddo fino a sposarlo, e come accade che questi voglia impossessarsene per strapparla al dottor Burdon? Un finto incidente mortale – si sente male portando la mano al cuore sulla strada, proprio vicino a Margaret e alla sua abitazione– conduce Haddo nella casa di Margaret e da quel momento egli mette in pratica tutti gli stratagemmi e le arti che possiede per prendere in suo potere Margaret che, pur provando disgusto per lui fisicamente, si sente attratta da lui e dalla sua libidine.
Margaret non dice nulla ad Arthur di quello che è successo nella sua casa con Haddo, ma l’ultima sera che si incontrano prima che il suo destino di separazione dal promesso sposo si compia, si nota in lei un cambiamento prodotto dal mago. I due giovani si danno appuntamento per il giorno dopo. Ma non vi sarà alcun incontro. Margaret lascia a Susie un biglietto in cui scrive che partirà per Londra il giorno dopo per sposarsi con Haddo, che ormai l’ha in suo potere, dato che ha smesso di giudicarlo.
Il libro è molto ben costruito nei suoi caratteri e figure anche fisiche: il promesso sposo di Margaret, Arthur, un uomo onestissimo, solido e sincero, appassionato del suo lavoro perdutamente innamorato della giovane eppure oppresso dal timore di perderla e di perdere la sua felicità, l’arrogante e odioso Haddo, uomo obeso e lascivo, Susie giovane bruttina, dotata di molto buon senso e gusto, segretamente innamorata di Burdon, e il dottor Porhoët saggio, studioso di occultismo e di magia, ma molto scettico.
Mano a mano che il romanzo prosegue, il suo eroe diventa il chirurgo Burdon che è fra tutti quello che sa oltrepassare i limiti delle sue convinzioni soprattutto per l’amore che lo lega a Margaret. La incontra una volta a Londra e cerca di liberarla dall’ influsso negativo di Haddo, senza riuscire nel suo intento. Burdon è un eroe sfortunato, che rimane in possesso, fin che è possibile, di mezzi umani e legali per allontanare Margaret dal mago. Pur superando i suoi limiti non riuscirà a impedire che Haddo sacrifichi Margaret sull’altare delle sue scoperte della vita. Margaret verrà uccisa. Ed è qui che Burdon, per l’affetto che lega Porhoët a lui, gli chiede di evocare lo spirito di Margaret per conoscere la verità sulla sua morte. Porhoët anche se a malincuore, acconsente in nome della sincera amicizia che lo lega a Burdon. Evocato lo spirito e ascoltato il pianto di Margaret, Burdon prende la sua decisione e uccide Haddo distruggendo, al contempo, il terrificante apparato pseudoscientifico con il quale Haddo aveva cercato per le vie indicate da Paracelso, di riprodurre la vita con mezzi non naturali. Un fuoco liberatore che tutto consuma, distruggerà la villa Skene del mago. I tre amici Burdon, sollevato per la vendetta e per il compito quasi storico che si era dato, distruggere gli esperimenti magici di Haddo, Susie, sua nuova innamorata, che prende il posto di Margaret, e il dottor Porhoët escono salvi da questa grande prova che li vede uniti.
Il romanzo è molto attraente e piacevole alla lettura per le descrizioni vivaci, profonde acute e argute dei caratteri, penso al dottor Burdon, a Margaret e ad Haddo, per i dialoghi vividi anch’essi profondi con i quali si muove il racconto e per alcune conoscenze trasmesse sul mondo della magia. Un libro vivace e attraente, forse prevedibile ad un orecchio e occhio attento alla trama, con un finale macabro, ma che recupera la sua forza e vita nel fuoco ristoratore che, distruggendo, purifica il mondo da una magia a sua volta distruttrice e negativa.
BA
Letteratura
Adelphi
2020
254 p., brossura