Max Weber: la musica come componente importante della società
Di Adriana Sabato
La sociologia della musica è un settore specifico della disciplina sociologica. In quanto disciplina, essa indaga i rapporti tra la musica, nei suoi più ampi aspetti, e il mondo sociale.
Le arti e in particolare la musica sono espressioni del singolo artista oppure sono espressioni del proprio tempo?
Sono espressione del percorso sociale ed economico di una società?
E fino a che punto lo sviluppo dell’economia è riuscito ad influenzare lo sviluppo dell’opera d’arte?
Uno fra i primi sociologi ad interessarsi alla musica come componente importante della società è stato Max Weber (1864-1920).
Egli interpretava lo sviluppo del rigido sistema tonale in musica come corrispettivo del processo di razionalizzazione della società borghese.
Perché solamente noi occidentali, si chiedeva, abbiamo una musica “armonica”, benché molte culture manifestino un orecchio ben più fine e una cultura musicale più intensa?
La risposta a questa domanda di Max Weber è da ricercarsi nel libro Sociologia della musica lasciato incompiuto e recentemente pubblicato, ma apparso in origine postumo nel 1923.
Viene qui proposto in una nuova edizione critica, la prima generata in Italia, nel 2017, edita da Il Saggiatore e curata da Candida Felici, artefice anche della traduzione.
Tante le domande suscitate nell’iter di lettura ancora oggi di grande interesse: la musica è un percorso naturale o artificiale?
Si sviluppa a partire dalle teorie pitagoriche e dalla fisica acustica, oppure possiede un riferimento a ciò che è lo sviluppo sociale?
Il punto fondamentale sul quale si concentra Max Weber è che tutte le culture europee ed extraeuropee (come quella indiana, cinese, giapponese, quella primitiva) possiedono il concetto di scala, di armonia tonale e quello di polifonia ma solo nella cultura europea si sviluppa la struttura del sistema tonale e l’utilizzo della polifonia.
Armonia e polifonia si ritrovano in tutte le culture musicali: lo ribadisce, e ciò che appartiene alla cultura europea, la caratteristica peculiare della musica europea si struttura su un’armonia e altri parametri che sono funzionali solo al periodo storico.
Dunque secondo Weber la musica europea più che essere naturale è una creazione che si basa sullo sviluppo della società europea.
Lo sviluppo della musica europea è un percorso filosofico, storico, sociale, autoctono, della musica europea.
L’opera d’arte, allora, la sua concezione è una creazione storica che nulla ha a che fare con la naturalità fisica del suono, ma al contrario con altri parametri tipici della cultura autoctona: una serie di caratteristiche che affondano le proprie radici nel percorso storico e sociale della cultura europea.
Weber è stato il primo a mettere in evidenza questo punto e ciò è molto importante proprio perché l’immanenza dell’opera d’arte non è un processo naturale ma è l’espressione di un certo percorso sociale, un modo di concepire l’opera d’arte in funzione delle necessità della realtà sociale in cui si è sviluppata.
Ma la grande novità di questa prospettiva é di compiere forse per la prima volta il tentativo di costruire una sociologia della musica in cui il rapporto musica-società non viene visto come una serie di condizionamenti estrinseci ma piuttosto come una legge formale che regola l’evoluzione della struttura più interna sia della società che della musica.
Con intuito geniale Weber esplorò l’universo della musica, analizzò i dati empirici e arrivò a teorizzare una vera e propria sociologia musicale. La prima nel suo genere, nata in forte rottura sia con la tradizione che considerava il sistema armonico logico e immutabile, sia con quella di matrice materialistica, che riduceva la musica, e l’arte in generale, a semplice emanazione della tecnica.
Per Weber, invece, nulla è naturale, tutto nasce da fattori immanenti come la cultura e la predilezione estetica.
Weber passa in rassegna gli elementi essenziali della musica europea moderna; individua le differenze strutturali che distinguono la musica occidentale, fondata sull’armonia degli accordi, da quella extraeuropea, informata al principio della distanza; trova nell’antica Grecia e nel suo sistema musicale basato sul tetracordo l’origine delle marche specifiche della società occidentale moderna; e a partire da lì rintraccia i fattori che hanno influenzato l’evoluzione musicale, come le caratteristiche degli strumenti e la tonalità del linguaggio.
È così che arriva a comprendere perché solo in occidente si sia sviluppata una musica armonica.
Ed è così che si comprende quanto oggi l’artista, il compositore si trovi, inconsapevolmente, nella condizione di esprimersi in base a ciò che la società propone ed impone.
Da leggere.
Max Weber, Sociologia della musica, a cura di Candida Felici
Il Saggiatore, 2017
Riferimenti bibliografici: L’estetica musicale dal settecento ad oggi, Enrico Fubini, Piccola Biblioteca Einaudi, 1982.
Saggio
Il Saggiatore
2017
183 p., brossura