Alessandro Canzian, nato sotto il segno del Condominio S.I.M.
Olga,
Carlo,
Anna,
Giulia,
Silvio,
Alberto,
Alina,
Aldo.
Non è un appello di alunni, di soldati o di caduti (mi smentirete), ma di un prismatico nucleo condominiale. Sono compagni sconosciuti fra loro o quasi, che vivono e sopravvivono in una struttura denominata condominio S.I.M., a Maniago (Pn). “La sigla S.I.M. sta per Società Immobiliare Maniaghese”. Progettato nel 1970 come albergo, fu riconvertito, poi, in condominio. “Sono ancora presenti il ristorante, oggi utilizzato come luogo di culto dai Testimoni di Geova, e il gabbiotto del custode, utilizzato come ripostiglio”. Da qui si modella la silloge Il Condominio S.I.M., nato dalla penna di Alessandro Canzian con prefazione di Maurizio Cucchi, casa editrice Stampa2009.
L’autore nell’opera procede per elencazione, per appèllo, (der.) dal verbo latino appellare, che significa “volgere la parola ad alcuno, rivolgersi ad alcuno per soccorso e assistenza, chiamare, citare”. Rinunciare a se stessi, ma non ai propri occhi, che scrutano come un occhio di bue le persone (non maschere), le quali non sanno di dover ricambiare, se non con il proprio imperscrutabile mondo interiore. È il pregio della raccolta “Condominio S.I.M.” del poeta Alessandro Canzian: presentare con criterio i personaggi, senza interferenze linguistiche o di ogni sorta. Un testo libero, che può essere letto anche dalla fine all’inizio, perché è un viaggio andata/ritorno, con stazioni indipendenti, ognuna con la propria storia e morale.
“Non conosco la ragazza
di nome Olga, ma la penso.
La pelle bianca come i capelli
di mio padre, il seno grande
– i tacchi ben calcati
la sera alla mia porta –, poi
ieri notte l’ho sentita urlare
appesa alle mani di qualcuno.”
Lo stile sembra richiamare quel realismo intimistico dell’arte cantautoriale italiana, che in qualche modo ha nutrito la generazione adulta odierna. Come è già noto infatti, rientreranno a pieno titolo nell’ambito poetico e più in generale letterario. “I poeti del terzo millennio”, così sono stati definiti da Elis Deghenghi Olujić, ordinaria di Letteratura italiana e Letteratura per l’infanzia alla Facoltà di Studi Interdisciplinari, Italiani e Culturali dell’Università Juraj Dobrila di Pola (Croazia).
Non resta, dunque, che chiudere gli occhi e ascoltare lo sguardo del Canzian. Qualcuno leggerà, un altro ancora suonerà, riavvolgendo il nastro delle vite raccontate dal poeta, in una cornice di dignità e umiltà, che compete a chi si accosta all’altro. Un esempio:
“Di Silvio ricordo un gesto.
Quando usciva girava sempre
due volte la chiave nella toppa
e bussava forte. Una
chiusura non è mai chiusura
senza una porta a cui bussare.”
Qualche decennio prima, il cantautore romano Venditti in Sotto il segno dei pesci (1978), cantava di Giovanni, “un ingegnere che lavora in una radio” che
“ […] vive solo di parole
ma tutto quel che cerca e che vuole è solamente amore.
Ed unità per noi, stretti in una libera sorte
violenti e teneri se vuoi
figli di una vecchia canzone”.
Poesia
Stampa2009
2020
108 p., rilegato