XIX Edizione del Festival Internazionale di letteratura resistente
Di Geraldine Meyer
Nella bella cornice di Pitigliano ha preso il via la XIX edizione del Festival Internazionale della letteratura resistente. Fino al 30 agosto, laboratori, eventi e presentazioni animeranno il fitto calendario di questo festival, storico e sempre nuovo. Qualcosa che molto assomiglia al concetto di “agitazione culturale”. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che inventore del festival è l’inarrestabile Marcello Baraghini. Avevo da poco iniziato a fare la libraia quando iniziò il fenomeno dei Libri Millelire di Stampa Alternativa. Un’idea semplice quanto rivoluzionaria che rappresentò veramente una grande novità per il mercato editoriale. Piccoli libri, dalla grafica curata, dai titoli più disparati, interessanti e sicuramente “scorretti”. E dal prezzo talmente contenuto da rappresentare la possibilità di acquisto e lettura per tutti: mille lire. Un’idea che, certo, aveva (e continua ad avere) una profonda valenza politica. E, pensando a Baraghini, non poteva che essere così.
Questa avventura del festival nasce nel 2001 con la sua prima edizione. Che, ovviamente, non poteva non avere come cuore e centro qualcosa di controcorrente. Quella prima apparizione fu dedicata agli scrittori analfabeti dove quel termine, più che a una poca dimestichezza con la parola scritta, metteva in luce tutto un modo di considerare la cultura. Fuori dai cliché ma, soprattutto, fuori da ingessati salotti e consorterie. Un modo per dare voce, con i suoi libri, a chi voce probabilmente non avrebbe mai trovato tra le pagine di un libro. Quella prima, storica e avventurosa edizione, fu anche quella in cui nacque la definizione (che a Baraghini si adatta perfettamente) di “editore al contrario”. A cucirla su misura per lui, proprio una di quelle scrittrici analfabete, Luciana Bellini, contadina, che in quella edizione partecipò con il suo La terra delle donne, bella e intensa raccolta di interviste a donne che lottarono per la riforma agraria. Ecco, forse, non c’è bisogno di molto altro per capire chi è Marcello Baraghini e quale sia stata e continui ad essere la sua idea di libro, di cultura e divulgazione della stessa.
Quest’anno il festival ha, come spazio espositivo, la meravigliosa cornice dei Granai, cioè, per la precisione, gli Ex granai di Palazzo Orsini, proprio all’ingresso del cuore di Pitigliano. E’ qui che incontro e mi faccio guidare da Puca Jeronimo Rojas Beccaglia, amico, collaboratore e interlocutore di Baraghini. Oltre ad avere allestito questa parte espositiva, Puca è anche un grande appassionato conoscitore di fumetti oltre che tra i maggiori esperti di Andrea Pazienza, di cui ha anche curato il riordino e la digitalizzazione dell’archivio. Mentre mi accompagna tra le varie parti di cui si compone l’esposizione, la conversazione va su parola e immagine, segno grafico, estetica, significato e significante, confine e limite. E mi appare ancora più chiaro il motivo per cui tra Marcello e lui vi sia una così profonda amicizia.
L’esposizione agli Ex Granai è in realtà un percorso tra cinque mostre diverse: quella dedicata ai Libri Millelire di Stampa Alternativa, quella delle altre pubblicazioni della casa editrice, quella intitolata L’arte maivista di Frigolandia dedicata alla storica rivista Frigidaire, la mitica rivista di fumetti ma non solo, innovativa e “scandalosa” che tra i suoi autori ebbe Andrea Pazienza, Tanino Liberatore e Massimo Mattioli. Vincenzo Sparagna, che era nella storica redazione della rivista, è legato a Baraghini da una lunga amicizia fatta di comune militanza politica e culturale. Sparagna parlerà della rivista nell’incontro previsto per il 28 agosto.
Le altre due mostre sono Fedeli alla roba, un figlio dei fiori racconta gli anni ’80 e Dieci anni di maglie della salute mentale fa pensiero, le mitiche magliette con le frasi di alcuni dei più geniali e provocatori tra scrittori e filosofi. La mostra Fedeli alla roba merita che ci si soffermi. Le foto, in bianco e nero, che costeggiano una parte del percorso, sono di Bruno Panebarco, scrittore, regista, musicista e pittore. E raccontano ciò che lui raccolse nel libro Portavamo i capelli lunghi, un commovente e bellissimo viaggio di un hippy in quegli anni ’80, troppo frettolosamente e superficialmente derubricati come “gli anni del vuoto”. Queste foto sono, oltre che molto belle, una testimonianza di come lo sguardo non sia mai neutro e di come, anche nella fotografia, estetica e etica viaggino lungo gli stessi sentieri.
Il festival prosegue fino al 30 con un calendario fitto e variegato, tra laboratori per bambini, presentazioni, laboratori fotografici, libri e una rassegna di stand up comedy a cura della mia guida Puca e Fulvio Venanzini. La resistenza culturale è qui fatta da tante diramazioni, percorsi e linguaggi. E ciascuno può trovare il suo.