L’estate dei fantasmi
Di Anita Mancia
«Che begli animali siamo, pensò Sam; belli come pantere».
«Non è che voler aiutare gli ultimi sia un desiderio strano, e se hai bisogno di una spiegazione direi che è per fare qualcosa di concreto. Non è solo questione di avventura. E se lo è, è un’avventura con un significato».
Ho scelto la prima citazione dal libro di Osborne, L’estate dei fantasmi, perché il titolo originale inglese del libro è Beautiful animals, sorta di definizione che viene in bocca a Samantha (Sam), amica di Naomi sull’isola greca di Idra dove stanno passando l’estate. L’estate dei fantasmi, invece, scelto per la traduzione italiana, pone l’accento sui fantasmi ovvero sui migranti che non hanno storia, non sono conosciuti e non frequentano l’alta società che conta nell’isola.
La seconda citazione viene dalla bocca di Naomi che, paladina della salvezza degli ultimi esprime la sua concezione della vita. Aiutare gli ultimi non è né un desiderio strano e nemmeno un’avventura. Se mai è un’avventura che dà significato alla vita.
Naomi, nel romanzo, è la figlia unica di Jimmie Codrington, che in seconde nozze è sposato con l’ateniese Phaine. La sua amica Samantha è la figlia degli americani Haldane che trascorrono tutta l’estate a Idra, anche se Sam non vorrebbe e non vede l’ora di tornare. Invece la situazione di Naomi è diversa. Conosce Idra sin da quando era piccola ma è ritornata soltanto perché ha perso il lavoro di avvocato a Londra per aver voluto difendere un turco e musulmano in una causa che vede quest’ultimo in una posizione non chiara. Per questo lo studio per il quale lavora l’ha licenziata. Le famiglie delle due ragazze sono genericamente “di sinistra” nel senso che sono progressiste, anche se sono molto ricche. Durante una delle escursioni nell’isola Samantha e Naomi, che ha un forte ascendente sull’americana, trovano un profugo su un promontorio scampato ad una traversata in mare dalla Turchia.
Naomi decide di venire in aiuto all’inizio con cibo, ma poi in forma più concreta, con un alloggio provvisorio e poi con un albergo che ella pagherà a suo nome. Naomi si vede come salvatrice. Così, accompagnata da una riluttante Samantha, più interessata al sesso che all’operazione di salvataggio in sé, porterà prima cibo e bevande, poi strumenti per la toilette e si preoccuperà di procurare l’alloggio per Faoud, così si chiama il migrante, fino addirittura a dargli soldi per il suo mantenimento fuori della Grecia. Quello che si propone di fare è di farlo penetrare in casa sua di nascosto a tutti, con la complicità della cameriera greca Carissa, per prendere soldi dei suoi genitori, che tanto sono stati mal guadagnati, rubati. Faoud potrebbe «rubare in casa loro mentre dormivano».
Da un lato dovrebbe rendersi complice di un tradimento di fiducia, quella di Naomi verso i suoi genitori, (tradire la fiducia dei familiari per lui è ignobile) e dall’altro Faoud dovrebbe diventare un ladro. Naomi lo vuole persuadere: «Riflettici. E’ un reato poco grave, senza vittime. Una cosa da niente, proprio da niente. Non dovresti neanche scassinare». Il piano di Naomi prevede la collaborazione della cameriera greca: «La cameriera poteva lasciargli la porta aperta; Naomi le avrebbe detto di collaborare. Faoud poteva prendere qualsiasi cosa avesse visto, qualsiasi cosa avesse voluto. Nel giro di mezz’ora poteva uscire da lì con una quantità di soldi tale da potersi spostare per l’Europa a suo piacimento. Tale da viverci per anni, facendo attenzione. Era la via d’uscita, la salvezza».
Naomi insiste ancora fino al punto da persuadere Faoud, che in fondo era solo una persona di buona famiglia decaduta perché aveva perduto il lavoro di musicista che gli permetteva un tempo di vivere, ed ora sarebbe diventato un ladro, un ladro vittima di quella società nella quale si apprestava ad entrare. Naomi non ci avrebbe guadagnato niente, come egli diceva, avrebbe solo dovuto mentire a suo padre spudoratamente. In realtà Naomi aveva molto da guadagnare, invece. Era capace di mentire a Jimmie. Gli dice: «Accetta, Faoud, sii furbo. Ti sto regalando una vita nuova. Tutto qui». Faoud chiede la notte per pensarci, ma sarebbero occorse rapidità e fortuna. Promette che il giorno dopo le farà sapere la sua decisione. La sera Naomi cena con il padre per metterlo alla prova sul tema che le interessa, quello delle migrazioni. Il dialogo fra Naomi e Jimmie, il padre, è ben riuscito, soprattutto per l’idealizzazione della figura del migrante che la figlia fa. Jimmie si insospettisce che Naomi possa conoscere qualcuno a Idra, ma lei nega. Il piano prevede che la notte ideata per il furto, il padre e la matrigna bevano una tisana preparata dalla cameriera contenente un’erba che favorisce il sonno, in modo da non svegliarsi e far agire il ladro indisturbato. Questa parte del piano, con il coinvolgimento di Carissa è estremamente interessante, perché entrano in gioco la motivazione emotiva (salvare un migrante) e il piano economico (Carissa vuole e deve essere pagata per quello che si accinge a fare) e l’azione rapida.
La sezione “Il viaggio nella notte” è forse la parte del romanzo con più suspense ed attrattiva. È l’organizzazione precisa di un furto: «Al pianterreno della villa c’era solo una luce accesa. Era nella stanza principale, regolata al minimo. Carissa gli fece togliere i sandali e andarono a piedi nudi nel salone, sopra i tappeti e sotto il lampadario. Per terra c’era una grossa borsa aperta e lei gliela indicò; era per lui, doveva riempirla. Gli mimò una strana spiegazione Faoud vide che lei aveva già ammucchiato certe cose nel borsone. Doveva averle prese dalla camera da letto del piano di sopra. Soldi, documenti, le chiavi della casa in Italia che Naomi gli aveva detto di usare. I soldi furono la cosa più rassicurante Gli avrebbero evitato di perdere tempo e di brancolare al piano di sopra. Poi Carissa gli fece vedere il passaporto di Jimmie Codrington, che mise dentro il borsone, e un foglietto dov’erano scritti i PIN delle sue carte di credito».
Un piano meticoloso e dettagliato. Ma qualche cosa va male. Jimmie si sveglia di notte senza vedere bene quello che sta accadendo perché non ha gli occhiali e l’irreparabile succede. Da questo momento in poi, da pagina 122, il romanzo diventa rocambolesco e la sorte di Faoud è segnata: ladro, assassino, profugo, ancora assassino prima di essere ucciso (anche nella morte Faoud e Jimmie sono diversi). Il ruolo di Naomi, diversa in questo dalla confidente ed amica americana Sam, è quello di una persona senza scrupoli morali, che agisce in base a un suo presunto moralismo in difesa dei più deboli ma che non esita di fronte alla morte di quelli che dovrebbero esserle più cari in nome del suo bisogno emotivo di farsi salvatrice degli ultimi. Mentre Sam, persona normale, torna in America e sposerà un ragazzo americano incontrato in Grecia, Toby, Naomi non paga per il suo delitto e resterà in quella che era stata, un tempo, la casa dei suoi genitori. Una figura assolutamente amorale quella di Naomi pur nella sua apparente esigenza di una moralità più alta rispetto a quella dei ricchi genitori e del padre considerato come “ladro”. Così, per esempio, nel dialogo tra Faoud e Naomi all’inizio della loro conoscenza c’è molta verità. Faoud pensa che Naomi sia una persona pura perché lo ha aiutato. Ma lei ribatte: «In realtà sono una persona molto impura. Comunque sei libero di pensarla come vuoi», anche noi lettori siamo liberi di pensare come vogliamo. Naomi è impura e certo nel suo progetto c’è per lo meno scarsa, scarsissima cura del padre, mancanza della madre vera, che è morta di cancro quando lei era piccola, ed odio verso la matrigna.
Un romanzo riuscito, con approfondimenti psicologici notevoli e precisa conoscenza e descrizione dei paesaggi della Grecia rappresentata, dialoghi ben condotti e acuti.
Letteratura
Adelphi
2020
285 p., brossura