Laura Capra, Nero fittizio
Di Antonio Di Gennaro
Se volessimo sintetizzare in pochi versi la poetica suadente, passionale e viscerale, espressa nella recente opera d’esordio di Laura Capra, “Nero fittizio” (puntoacapo Editrice, 2020), basterebbe far riferimento a un rapido passaggio del componimento “Non voglio niente”: “Ma io non voglio niente. // Una poesia fragile / note autoritarie” (p. 20). È tutta qui, in quest’oscillazione tra la consapevolezza della “fragilità” dell’esperienza lirica e l’ineludibile necessità di una parola incisiva, che lasci un segno, o quanto meno che getti un “seme” nel divenire assurdo del mondo, che si esplica il “pensiero poetante”, talvolta ermetico, ma in ogni caso “assertivo”, consapevole dei propri mezzi espressivi, della giovane poetessa ligure: “Piantavo semi di papavero” (p. 11), [disseminavo] “di tempesta i fiori” (p. 15), “Scrivere lacrime di resurrezione” (p. 33).
Il tema latente, trasversale, dell’intera silloge, è quello del rapporto “io-tu”, che diventa “noi” e che costituisce la genesi, l’aurora, di ogni vissuto emotivo: “Noi / ogni qualvolta viviamo / erriamo / nell’altro / come diapason fittizi / ombre coniche o comiche / come interstizi” (p. 34). Tale trepidazione sfocia ineludibilmente in rappresentazione artistica, soprattutto quando s’impone nella relazione “io-tu” (dentro al “noi”) la ferita, la cesura, il taglio, lo squarcio, la lacerazione. Qui il “mondo” è perso, infranto, frantumato, franato e l’immaginazione produce spontaneamente metafore come ultimo appiglio di salvezza “nel substrato del nulla” (p. 16), immagini cifrate, enigmatiche, per tentare di dire l’indicibile, il vuoto, lo scacco, il naufragio, lo smarrimento, lo spaesamento esistenziale: “Fu così che te ne andasti / a capo / come una matita appuntita. // Fu così che mi lasciasti / a capo / come un temperamatite pieno. // Assente il bicchiere, il tuo / Solamente il calice, il mio” (p. 38).
La poesia di Laura Capra è “Sentire l’odore della mancanza” (p. 43), essere avvinti dalla memoria nell’assenza, e al tempo stesso dare voce al ricordo e alla nostalgia che ci abitano: “un’altalena nel silenzio ignoto” (p. 18). La poesia è questo sondare attentamente il terreno impervio del già stato, nell’attesa del nuovo che verrà, di ciò che sarà e che ancora non si conosce o ri-conosce: l’imprevedibile che accade, l’inatteso che giunge, o sopraggiunge, come bagliore fulmineo o miracolo della vita. Compito del poeta è “restare in transizione” (p. 52), restare in ascolto del Sé più proprio, nell’intermezzo del proprio essere, “tra gli anfratti” (p. 30), nella frammentarietà degli istanti che si succedono incessantemente, senza un senso e senza un perché: “Vagare nell’interdetto / perdendosi tra le linee / addestrate a sorprendersi / tra gli imprevisti” (p. 65), “L’anima era incline al cambiamento e sopraffatta dall’eterno” (p. 45).
Un’opera prima “matura”, dunque, frutto non certo di improvvisazione estemporanea, ma della “sedimentazione” consapevole (anche di letture colte), che sfociano naturalmente in una scrittura elegante e raffinata, appassionata e coinvolgente. Una raccolta lirica, strutturalmente unitaria, che trasmette al lettore, per il contenuto e il tono, una visione compiuta e organica, una sonorità armonica e accordata. L’approdo ultimo è quello di “un tacito spegnere di luce” (p. 14), di un “nero fittizio” che rischiara le ombre dei giorni passati e si apre epifanicamente e con fiducia all’orizzonte terso del domani: “Ero glaciale come l’era / ma la mia non era ancora finita. / Avevo invaso la balaustra / soltanto per poter osservare il mare” (p. 67).
Scheda libro
TITOLO: Laura Capra, Nero fittizio, Prefazione di Marco Ercolani
COLLANA: POESIA
ISBN 978-88-31428-15-6
PAGINE: 72
PREZZO: € 12,00
Laura Capra (Genova 1982) è specializzata nei settori
risorse umane e comunicazione. Nero fittizio è la sua
raccolta di esordio.
CollezioneLetteraria
Laura Capra non ci propone una poesia risolta e conclusa ma un diario crudele di emozioni, un concitato
monologo rivolto a sé e all’altro da sé, concitato ma
lucido. Nero fittizio è un libro che l’autrice ha custodito a lungo dentro di sé e che ora, dopo una faticosa
gestazione, si risolve a pubblicare. «Voglio ricordarti
così / tra le pieghe di sabbia. / Mentre il sole calava
per te ad est / con la tua gioia di vita e la mia gioia di
nascita. // Le mie ultime parole per te // la fine della
mia diocesi // il remare controcorrente// Non sarei
più riuscita a custodirti». L’autrice sceglie senza indugi
la fine di ogni “protezione” e inaugura un “dire” liberatorio: nel fraseggio di questo nudo libro che non ripara da niente e nessuno, l’autrice trova forme espressive adeguate per difendere la libertà della sua vita da
ogni furto d’anima: («Vieni verso di me / e porti. /
Stringi qualcosa che era mio. / Senza permesso. / Mai
più»). (Dalla Prefazione di Marco Ercolani)
ACQUISTA DAL SITO: http://www.puntoacapo-editrice.com/acquisti