Battling il tenebroso. La metafisica dell’adolescenza
Di Geraldine Meyer
Continua il lavoro di ricerca attenta, e sofisticata, che la casa editrice Prehistorica sta portando avanti nell’ambito della letteratura francese. Questa volta lo fa traducendo e pubblicando, per la prima volta in Italia, Alexandre Vialatte. Nome pressoché sconosciuto nel nostro paese ma da tempo assurto a dignità di classico oltralpe. Giornalista, traduttore e germanista, contribuì a far conoscere, nel suo paese, autori come Kafka, Goethe, Mann e Brecht e con questo Bettling il tenebroso, uscito in Francia nel 1928 con la prestigiosa Gallimard, Vialatte approdato ad un genere di romanzo in cui la ricercatezza, quasi suadente, della scrittura, fa da supporto ad un impianto narrativo di estrema complessità.
Per questo, ma non solo, parte integrante della lettura del romanzo, deve assolutamente essere quella della approfondita postfazione di un altro grande della letteratura francese: Pierre Jourde. Per il pubblico italiano, infatti, non è facile cogliere le molte influenze e i molti richiami a temi cari e sentiti nella letteratura francese nonché nel dibattito culturale del paese. E, per lo stesso motivo, da leggere anche la bella nota del traduttore a fine del libro
La storia, molto semplice se vogliamo, ci parla di amicizia, di educazione e di adolescenza. Quell’età della vita in cui tutto sembra assoluto, infinito, drammatico e senza possibili mediazioni e compromessi con una realtà molto più prosaica (e complessa) di quanto si sia disposti ad accettare. Tre giovani, così diversi eppure così uniti dalla difficoltà di comprendere il mondo, sognano e sospirano attorno ad una donna e all’immagine di lei che se ne vanno facendo. Una scultrice tedesca, trasferitasi nel piccolo paese della provincia francese in cui il romanzo è ambientato, che diverrà la causa e il “motore immobile” di quella disperata ricerca di sé che è l’adolescenza.
Divertimento, scherzi, ribellioni ma anche tanti dispiaceri. Gelosia, ricerca della propria identità attraverso tutto ciò che sembra girare le spalle alla grettezza di alcuni tipi di educazione, bisogno disperato di amare e, in definitiva, di esistere nello sguardo dell’altro. Fino alle estreme conseguenze. Fino a quel sacrificio di sé, così tipico del romanticismo ma, qui, in realtà, quasi rifiuto illuminista.
Battling il tenebroso, scritto quando Vialatte era appena ventisettenne, è, come scrive Jourde:” Un romanzo d’adolescenza. L’adolescenza è un’età intransigente, che si azzuffa senza cercare protezioni con l’assoluto e con la morte.” Ma è anche un romanzo geografico, se così si può dire. Un romanzo di quella Alvernia qui magnificamente descritto seppure con lievi accenni, di paesaggio ma, ancor più di mentalità. Quella mentalità chiusa che, come leggiamo, sarà quella che circonderà di ipocrisia la scultrice tedesca. Che diverrà, anche per questo, una sorta di via di fuga. Scrive, infatti, sempre Jourde riguardo all’Alvernia che diventa il paradigma di tutta la provincia: ”Un luogo in cui non succede mai nulla, in cui l’unica attività degna di nota consiste nel diffondere pettegolezzi, in cui i giovani non hanno altre risorse che il sogno.”
E così troviamo, tra queste pagine, anche un’altra specie di conflitto. Che è quello con una cultura altra, quella tedesca (la grande passione di Vialatte) a cui si contrappone una provincia pregna di quella atmosfera così tipica del XIX secolo francese tra bettole, caffè concerto e vecchie canzoni popolari. Un romanzo, potremmo dire, di crudele formazione individuale ma anche di formazione e presa di distacco sociale. Sempre Jourde, scrive, dandoci una ulteriore chiave di lettura: “Il Tedesco introduce nella Francia cartesiana, nell’Alvernia giudiziosa e responsabile, in cui i grandi slanci romantici sono limitati dalle montagne che sbarrano l’orizzonte, e dalla risonanza dei corsi d’acqua in cui gli innamorati faticano ad annegare, un germe di follia romantica.”
Ecco perché dicevamo che questo Battling il tenebroso è anche un romanzo sull’educazione. In senso precisamente scolastico. Alcune scene ambientate in classe sono esattamente l’emblema di questa ortodossia soffocante e meschina. Ecco perché Erna, la scultrice tedesca, funzionerà come una sorta di vertigine (in cui Battling cadrà) quella vertigine culturale e adolescenziale. Perché l’adolescenza, anche quella dei luoghi, è, come dice Jourde: “età metafisica, quella in cui si guarda in faccia il nulla”.
Letteratura
Prehistorica Editore
2020
221 p., brossura