Selezione da L’individuo superfluo, di Francesco Tripaldi
Dinamica asociale
Nessun uomo è un monolocale,
un’ogiva,
un porta sapone.
Nessun uomo è un nocciolo d’oliva,
un indice di consumo,
un sopracciglio di Putin,
l’espressione asettica
di un dato aggregato.
Al di qua di un router,
bere tisane fa sentire più magri,
stare in compagnia
più soli.
Nessun uomo è un monolocale,
un letto contenitore,
un fornello a induzione,
una particella catastale.
Al di qua di un router
c’è qualcuno
con più carie che ambizioni,
che si chiede tutti i giorni
dove facciano tirocinio gli assassini,
se anche loro siano schiavi
di un contratto di locazione
o se riescono a non farsi geo-localizzare
dalle app di delivery,
a farla franca
e rimanere liberi
con le proprie calvizie,
a consumare fibra ottica
e legumi in scatola,
riuscendo ancora a decidere
per chi votare.
Sta zitto e sanguina
nel suo silenzio di tigre,
nella sua cella Excel
di formule pigre
avvitando un silenziatore
su una semiautomatica,
recitando una poesia laica:
nessun uomo è un monolocale
una moquette grigio topo,
una truffa legale,
un suicidio domestico
senza clamore,
un disordine alimentare
al di qua di un router.
La iena ridens piange
Manica di manigoldi con troppi soldi
la cui formazione culturale
è colpevolmente carente
della conoscenza di De Sade
ignorano che la Netiquette
imporrebbe
di non scrivere in caps lock.
Cashless society
incazzati coi tassisti
privi di POS
inseguono il coniglio bianco
lungo wormhole urbani
fino allo schiocco secco
del fine corsa della bobina divina.
La iena ridens,
piange.
Feste selvagge,
albe in dissesto,
muri infuocati in aggiornamento,
donne con calzature orribilmente 2015
al Chinese Box,
in Isola,
nelle vecchie balere,
in Piazza Morbegno,
sempre più belle, bellissime
nascondono sotto un impeccabile make up
sofisticati tormenti
in coda per ricaricare
lo smartphone al cesso
poi in fuga dalle ennesime avances
del tizio sfranto
che già puzza di morte;
pasto designato
di un branco di iene ridens
infinitamente tristi.
Se solo una miliardesima parte
delle esistenze superiori
nominasse una task force dell’urlo
per arpionare i grigi cetacei della rete,
inondare di gameti i data center,
o insegnare
la lezione di sopravvivenza delle lucertole
che sacrificano la coda
lasciandola lì a dimenarsi
negli occhi millenari dei bambini,
avremmo iene di nuovo coerenti,
di nuovo felici.
Glitch di sistema
La statistica non considera
gli amori dissennati,
i cigni neri o sé stessa
quando la interroghi
con seducenti questioni
da alcolista free-lance.
Se lo facesse,
l’aspettativa adattiva
tradirebbe il risultato della ricerca,
un glitch nei libri dell’Apocalisse
rivelerebbe
la peluria sull’avambraccio della Vergine,
i conti off-shore degli arcangeli,
l’identità della madre surrogata del nuovo Messia.
Piani millenari compromessi
dall’idea stessa di probabilità.
Meglio non chiedersi nulla,
abbracciare il destino
con lo spirito del kamikaze
e guardare il mondo
attraverso
i misteriosi occhi rossi
dei conigli.
L’immagine di copertina è Soir bleu di Edward Hopper