Adriana Sabato, giornalista, risiede a Belvedere Marittimo. Dopo il liceo classico si è laureata in DAMS Musica all'Università degli Studi di Bologna. Dal 1995 al 2014 ha scritto su La Provincia cosentina e il Quotidiano della Calabria. Gestisce il blog Non solo Belvedere. Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il saggio La musicalità della Divina Commedia, nel 2016 Tre racconti e nel 2017 il saggio Nuove frontiere percettive nel pianoforte di Chopin.

Foibe, il giorno del ricordo

Di Adriana Sabato

A pochi giorni dalla giornata della memoria si torna a parlare e a ricordare nuovamente gli orrori del nostro passato.

La Repubblica italiana sancisce e riconosce già dal 2004, il 10 febbraio, il giorno del ricordo, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia vissuta da migliaia di italiani, nonché delle moltissime vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani e dalmati nel secondo dopoguerra.

Una pagina nera della storia contemporanea per anni latente, istituita affinché non si perda nell’oblio della leggerezza umana, anzi, possa annoverarsi in quelli che sono i ricordi della memoria collettiva.

Ed è proprio questo lo scopo delle diverse iniziative culturali che – anche se ridotte, quest’anno, a causa della pandemia – non hanno trascurato questa triste ricorrenza. Anche la musica ha fatto la sua parte.

Domenica 7 febbraio è stato trasmesso, dalla Cappella Paolina del Quirinale, un concerto dedicato proprio alla giornata del ricordo.

Il concerto è stato eseguito da L’Astrée-gruppo barocco di Torino, composto da Francesco D’Orazio al violino, Rebeca Ferri al violoncello, Giorgio Tabacco al clavicembalo, con musiche di epoca barocca.

Il concerto possiede già dal 2004 una cadenza annuale e ogni programma di sala ha sempre un’attinenza con la ricorrenza celebrata.

Si tratta infatti di compositori che hanno vissuto l’esperienza dell’esodo e autori dei quali ci si è dimenticati quasi del tutto o ancora, autori provenienti dai luoghi in cui avvenne la tragedia delle Foibe. Autori come ad esempio il compositore contemporaneo Luigi Dallapiccola, nato a Pisino in Croazia, o come Giuseppe Tartini di origine istriana, nato a Pirano d’Istria.

In programma, la Sonata in do minore op.1 n.8 per violino e basso continuo di Giuseppe Tartini (1692-1770), un musicista rigorosamente volto alla passione per la musica, che fondò a Padova anche una scuola violinistica europea, detta Scuola delle Nazioni.

Storicamente ci troviamo nel periodo barocco e a questo proposito bisogna aggiungere che, oltre ad essere un grandissimo interprete, Giuseppe Tartini ha lasciato un’impronta profonda nella produzione del repertorio violinistico.

Ha scritto oltre cento concerti, moltissime sonate e tra le opere più conosciute, le sonate dal titolo Il trillo del diavolo e La Didone abbandonata. Grande teorico della musica, è stato anche un illustre didatta del suo tempo, avendo una visione di ciò che la musica rappresenta molto vicina alla contemporaneità.

La Scuola delle nazioni, infatti, nacque proprio con l’intento di tenere unita l’Europa musicale del tempo: in oltre trent’anni furono centinaia i musicisti e compositori giunti da ogni parte del continente divenuti in seguito dei capiscuola. Come ad esempio Pietro Nardini.

Emigrato in Spagna dopo aver frequentato la Scuola delle Nazioni, Nardini divenne una vera e propria fonte di grande diffusione del “verbo” tartiniano in quella nazione. Così anche il compositore francese Pierre La Houssaye, il quale, in Francia, divenne uno dei capiscuola di quella scuola violinistica.

Insomma una visione a tutto tondo per una scuola cosmopolita che non dimenticava mai le sue origini italiane: la cantabilità ne è l’esempio più evidente.

Bisogna anche sottolineare, in questo contesto, lo spirito interpretativo dell’epoca barocca: fatto di eleganza, morbidezza e cantabilità è tutto il contrario di ciò che rappresenta l’interpretazione romantica, fatta di contrasti e tensioni, spirito col quale erroneamente ci si accosta ancora oggi a molta musica antica.

Di Pierre La Houssaye (1735-1818), è stata eseguita la sonata in sol minore op.1 n.4 per violino e basso continuo.

La musica costituisce il filo conduttore, il leit motiv di tante situazioni e stati d’animo, tragici o meno, e questo indica quanto l’arte dei suoni – l’arte in senso lato – rappresenti il vissuto più profondo di ogni essere umano. Ma evidenzia soprattutto quanto la vita e la creatività non possano mai essere disgiunti e ciò deve indurre ad un’attenta riflessione. Specie da parte di chi governa.

Fonti: http://www.discovertartini.eu/tartini/nazioni

https://www.raiplay.it/video/2021/02/TG2-Dossier-del-06022021-f1596ecc-80a8-420d-921c-39eec08b0780.html

https://www.raiplay.it/programmi/ilcuorenelpozzo

L’immagine di copertina è presa da corriere.it