Poesie di Selene Pascasi
Assolo
Dietro la mia nuca
ansimano suoni taciuti
cuciture d’acqua ignorata.
Qualunque cosa accada
ascolto il vortice trasandato
di bocche che annegano.
Non ho rimpianto
l’attimo delle spine cadute
come briciole limate dalla vita.
Ho paura della tua bocca
quando mi invocherà il nome
per annusarmi l’orgoglio
e leggermi il neo più nascosto.
Chiedo alla sera di amarmi
come la poesia non ha voluto
sgretolandomi i sensi.
Contro il mio corpo
galleggia muta armonia
assolo di illese lenzuola.
False partenze
Uccido la notte
per scommettere con l’alba.
(non mi riconosco)
Gioco a dadi con le assenze
per barattare amori e pelle.
Imploro le mie false partenze
per supplicare i tuoi ritorni.
Gambe incrociate al tempo
sfioro il tuo torpore obliquo
con il balsamo incolore
delle nostre antiche parole.
L’angoscia stringe sulla vita
ma il buio mi perdona
mentre raccolgo il nulla
strappato a morsi dai seni.
Lancio virgole nel buio
per raccogliere seta e piume.
(germoglio ali)
Fibra
Tra la parola e la fibra
si annida il sollievo dei secoli.
Immacolati esseri senza volto
seduti al chiaroscuro dei versi
attendendono incontri fatati
su viali concimati di vita.
Orme notturne
di angeli capovolti.
Patto divino.
Incandescenza
È una fine che non ha principio
questa incandescenza di suoni
fame notturna di carezze
sparizione di garza ancestrale
da un corpo asciutto di luce.
Contemplo il dondolare labile
del tuo restare senza tornare
ospite precario della mia vita
icona plasmata nel nulla.
Lo assolvo dalle incombenze
di prospettive domandate
per liberarmi dal mai nato
setacciando cianfrusaglie
bottegaie di asettiche visioni.
Torno a compimento.
Nonostante l’amore
Non sporcate l’aurora
con flaccidi abbracci
girandole solitarie
metafore incompiute.
Offendete la tristezza
inchinatevi alle rughe
sfiorate d’alba gli anni
pazientate le stagioni.
Nonostante l’amore.
Polvere
Enfasi secca
scompiglia l’etereo
– esisto?
Mi chiedo dove sono.
Piaghe orfane d’aria
insinuano apnee
nelle mie narici
aride di polvere
e voli liberi.
È sempre autunno.
Transizione
Allacciami al tuo resto
dispari residuo del noi
finché pietre clementi
ti terranno ad un passo
da quell’ultimo pensiero
che di sacro sconvolge.
Non spenderò ipotesi
profetici zingari
indizi su capricci
corrosi di te.
Berrò aromi solo percepiti
dai filtri di stoffa del dubbio
restando l’essenziale
il tempo minimo
l’attimo
l’ora madre
delle tue nubi aliene.
Transizione amata.