Le parole “macchiate” di Aurora Spreafico
Di Luca Morettini
Da un po’ di tempo a questa parte quando si tratta di recensioni mi do come regola di scrivere soltanto di cose che mi piacciono. Trovo inutile riversare un sacco d’energie nel criticare ciò che non potrei apprezzare fino in fondo, a meno che non ci sia una ragione di fondo ben articolata. L’altro motivo è la mia preferenza nel voler concentrare i miei sforzi sui ciò che mi colpisce e costruire degli articoli che possano avere un senso per me, che esaltino la bellezza o la forza di tutto ciò che mi spinge a scrivere la mia opinione. Non ci sono coordinate fisse a riguardo: libri, fumetti, dischi, saggi, qualunque cosa che serva ad alimentare la scintilla della mia personale ricerca artistica è sempre benvenuto. L’importante è essere curiosi e andare a cercare dappertutto.
Qualunque cosa, ma per quanto riguarda la poesia ancora non mi era mai capitato. E dire che di occasioni ce ne sarebbero state parecchie. Ma la poesia è un mondo completamente a parte. Nella letteratura rappresenta più di qualunque altra cosa lo specchio dell’anima. Ho sempre pensato che recensire le poesie equivale a recensire un codice di DNA. Si strappa con le mani l’essenza e la si analizza fino in fondo, come un esperimento di un folle scienziato. Troppo, troppo complicato.
Tuttavia, diceva Troisi ne “Il Postino” che la poesia non è di chi la fa, ma di chi la usa. E per una volta vorrei veramente usarla per i miei scopi. Perché sono stato investito da un’ondata di bellezza e in qualche modo c’è bisogno di lasciarla libera.
Pubblicata dalla casa editrice Attraverso (una nuova realtà editoriale che si occupa di poesia contemporanea e in futuro anche classica) nella collana Percorsi, esordisce con la raccolta dal titolo Cavallucci Aurora Spreafico, attrice teatrale in quel di Milano. Potenza della curiosità: un titolo decisamente normale e poco accattivante ha fatto sì che il fuoco venisse accesso.
E poi, ha iniziato a divampare.
Oltre alla difficoltà oggettiva di parlare, consigliare la poesia, sorge anche la questione su come dimostrare alle persone che le opere di un’artista completamente nuovo meritino di uscire dalla gabbia di diffidenza/indifferenza in cui molto spesso nascono. Ma parlavo di un’onda di bellezza qualche riga più su e come il fiume che travolge una diga anche nel mio caso non c’è più spazio per remore e dubbi e si scrive ciò che la mente suggerisce di primo impatto. “Cavallucci” è una raccolta poetica sorprendente. La giovane Spreafico ha una capacità di rimaneggiare le parole in frasi macchiate, talvolta crude, inserire una nota di stortura all’interno di un meccanismo che fino a pochi istanti prima scivola via fluido e provocare un forte sobbalzo alla sensibilità di chi legge. Sono parole che scorrono indefesse, immagini veloci ed istantanee che si uniscono in collage azzeccati e che fungono da sfondo a scenari grigi e malinconici. A rotta di collo, senza pause se non caratterizzate dalle parole stesse.
E’ una costruzione delle atmosfere che funziona in maniera strabiliante, intrise di quella patina di sporco che più di una volta mi hanno portato alla mente le liriche di Charles Bukowski con la sua dolente brutalità.
Non parlo più da recensore, non potrei mai esserlo nella mia scelta di dedicare lodi a ciò che penso meriti realmente. Parlo con il cuore di un appassionato che si è lasciato ammaliare dal sarcasmo dei versi e da queste immagini che rimbalzano veloci e assomigliano al grigio del cemento di una grande città.
Ecco, mi sono sbilanciato a parlare di quello che non pensavo sarei stato in grado di fare. Che poi non sono sicuro di essere stato in grado, ma non potevo esimermi in alcun modo di consigliare questa raccolta, Cavallucci e rassicurarvi che ne vale la pena. Fortunatamente, ancora una volta la curiosità mi ha consigliato bene. Spero che continui a farlo ancora. E perché no, spero di avere di nuovo l’occasione di poter scrivere su questi infiniti percorsi che portano il nome di “poesia.”
Poesia
AttraVerso
2021
56 p., brossura