Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Uomini alla macchia. Resistenza e guerra civile

Di Geraldine Meyer

Eccoci alla seconda tappa del viaggio nella rubrica La storia è la chiave. Questa volta ci addentriamo nel paesaggio rude e morbido al contempo dell’Appennino tosco-ligure-emiliano. Una porzione d’Italia che conserva, nei suoi tratti e nelle sagome di piccoli paesi abbarbicati alle montagne, il suo carattere di impenetrabile richiamo. Ed è in questo contesto che è raccontata una parte della storia del nostro paese, ancora controversa, ancora contraddittoria, ancora da narrare: quella della resistenza. Lo fa, con estrema cura storica e filologica, Maurizio Fiorillo con il suo Uomini alla macchia. Bande partigiane e guerra civile. Lunigiana 1943-1945. Che l’autore nel titolo abbia messo “guerra civile” è qualcosa da tenere ben presente mentre si leggono le pagine di questo testo.

I fatti. Qui, in questa parte di Appennino, tra rilievi più dolci e la maestosità della Alpi Apuane, tra il 1943 e il 1945, una umanità varia, per condizione sociale, politica e umana, da vita a quelle che possono essere definite “bande ribelli”. Sono persone delle più varie provenienze, renitenti alla leva, antifascisti ma anche molti sbandati privi di una precisa collocazione ideale o politica tra cui molti che disertarono la Repubblica di Salò.

Perché parlare di “uomini alla macchia”? Perché, precipua ma non sola caratteristica di queste prime rudimentali bande, fu proprio quella di non costituire mai un vero e proprio esercito di liberazione quanto, semmai, un variegato mondo di individualità ondeggiante tra diverse specificità locali e una non debole autonomia basata anche su differenze politiche. Oltre che su differenze logistiche e organizzative. Non a caso, nel libro, si parla di “variegato mosaico”.

Ideali, patriottismo, resistenza, antifascismo ma anche, inevitabilmente, violenza. Ecco perché l’autore parla anche di “guerra civile”. La forza di questo testo è proprio quella di analizzare fatti, documenti e fonti, senza alcuna sacralità. Lo scrive chiaro l’autore il difficile “gioco” di equilibrio, storico e valutativo quando afferma: “Per decenni gli storici hanno infatti prodotto opere incentrate sulla storia politica della Resistenza e non di rado “militanti”, legate a precise ideologie o a vicende contingenti, spesso in contrasto con le esperienze personali dei singoli partigiani e incapaci di fare luce sulle ambiguità, le conflittualità interne e sul carattere di guerra civile della lotta intrapresa da tanti italiani nel periodo 1943-45. In sostanza, più che un evento da studiare e comprendere per la sua comprovata importanza nella storia italiana, la Resistenza è finita a volte per assomigliare a un dogma di fede tramite il quale cementare identità politiche.”

Uomini alla macchia è, dunque, un libro che si assume la responsabilità di approcciare una lettura quanto più ampia possibile, che tenga conto della complessità di una storia irriducibile a schieramenti monolitici. Ma, sia ben chiaro, senza neanche cadere nel tranello della pacificazione a priori. Sono pagine queste in cui emerge tutta la difficoltà del lavoro dello storico quando approccia un argomento come la Resistenza. Proprio perché invita ad evitare anche le pericolose derive di “condivisione”. Un libro che si muove tra episodi ben precisi, e splendidamente raccontati, e testimonianza della centralità di un fenomeno storico che, per restare tale, deve però essere spogliato da tabù, reticenze e strumentalizzazioni.

Ecco perché Uomini alla macchia è un libro sulla Resistenza che non fugge a quanto emerso da un certo tipo di storiografia che, con Claudio Pavone per esempio e il suo Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza, mise in luce anche questo aspetto. Che nulla toglie al carattere di guerra di liberazione senza nascondere, sotto la retorica iconoclastica, anche gli aspetti di violenza, rappresaglie e divergenze tra i vari gruppi, leader politici e carismatiche figure di capi “militari”.

Raccontare dunque gli uomini alla macchia della Lunigiana non è limitare, a una zona in particolare, la Resistenza con il rischio di introdurne una prospettiva parziale. E’, al contrario, prendere in considerazione una “porzione” di Resistenza che, per moltissimi aspetti, ha avuto, al contrario, molti aspetti in comune con altre zone del centro-nord e altre zone appenniniche. Zone che ben si prestavano all’evoluzione da bande ribelli a protagoniste di vere azione di guerriglia, prima invocate da militanti antifascisti clandestini e poi dalle stesse azioni repressive dei fascisti. Una storia, dunque, corale, ma anche e soprattutto, raccontata con tutte le contraddizioni, gli sbandamenti e le “cadute” legate proprio alla variegata umanità (e variegate motivazioni) che ne fu protagonista.

Uomini alla macchia. Bande partigiane e guerra civile. Lunigiana 1943-1945 Book Cover Uomini alla macchia. Bande partigiane e guerra civile. Lunigiana 1943-1945
Maurizio Fiorillo
Storia
Laterza
2010
291 p.,