Afonia, senza l’arte non sorge il pensiero
Di Adriana Sabato
Il metodo della conoscenza è il metodo per rompere e decostruire i luoghi comuni con i quali siamo purtroppo abituati a maneggiare il mondo.
Come disse Ralph Waldo Emerson: la conoscenza è l’antidoto della paura; conoscenza, uso e ragione, coi loro ausili più elevati.
Ma l’arte è conoscenza.
E il videoclip “Afonia”, con al pianoforte Emanuele Via e al sax Danilo Guido, con le sue immagini e la sua musica suggerisce che la poesia, la musica, la pittura, le arti sono state ‘silenziate’ ancor di più, in quest’ultimo anno e mezzo, nel quale abbiamo ‘dovuto’ imparare a convivere con le nostre paure più ancestrali. Come mettere a tacere se stessi e il mondo.
Ecco come l’arte diventa conoscenza secondo Giambattista Vico, interpretato da Benedetto Croce:
La poesia è tanto poco superflua ed eliminabile che, senza di essa, non sorge il pensiero: è la prima operazione della mente umana. L’uomo, prima di essere in grado di formare universali, forma fantasmi; prima di riflettere con mente pura, avverte con animo perturbato e commosso; prima di articolare, canta; prima di parlare in prosa, parla in verso; prima di adoperare termini tecnici, metaforeggia, e il suo parlare per metafore è tanto proprio quanto quello che si dice «proprio».
La questione però non è da porsi solo in termini temporali perché il peso, la rilevanza dell’arte stessa, e delle opere all’interno della nostra società e delle nostre comunità, è da molti anni irrilevante.
Un momento epocale come questo,così scrive lo storico dell’arte Christian Caliandro, richiede all’arte contemporanea di ripensarsi radicalmente: perciò, risposte a metà, timide ipotesi di riforma che hanno come scopo quello di conservare lo status quo, non sono la risposta più adatta.
Una prima soluzione è parlare: rompere cioè questo silenzio, e non con discorsi retorici o frasi fatte, ma discutendo realmente dei problemi da affrontare, e anche delle nuove prospettive che si aprono. Parlare vuol dire anche stare insieme, pensare insieme, progettare insieme, e dunque rompere un isolamento che non è solo fisico. Riunirsi, costruire e ricostruire delle vere comunità a partire dalle esigenze e dalle riflessioni comuni, dal dialogo e dall’interazione.
Riscoprire cioè la dimensione della responsabilità, e comprendere quanto essa sia al centro esatto dell’opera d’arte.
Forse l’arte dovrebbe tornare ad essere parte integrante dell’esistenza e dell’immaginario collettivo? E non un territorio del tutto marginale, ignorato e messo da parte come “non necessario”! Solo così l’uomo potrà davvero uscire da quella afonia alla quale è assoggettato ormai da troppo tempo.
Gli artisti più consapevoli come Emanuele e Danilo, in questo momento e in questa produzione, stanno già rompendo l’afonia. Clicca QUI per il videoclip: