Luca Morettini Paracucchi, nato il 24 febbraio 1988. Lucchese da tutta la vita, Viterbese da qualche tempo. Ho una passione molto forte per ciò che riguarda il cinema, la letteratura, la musica, il mondo dei fumetti e dell'arte in generale. Tra le mie passioni hanno un posto di rilievo il mondo del punk e certi aspetti della cultura cosidetta nerd. Scrivo da quando avevo otto anni, recentemente ho ripreso dopo un periodo di stop. Spero sia la volta buona

Berlino e un uomo ossessionato dalla città

Di Luca Morettini

Si definiscono interessi, passioni, manie. A volte anche ossessioni se proprio non se ne riesce a farne a meno. A volte sono una manciata, altre volte di più. E’ un qualcosa che abbiamo tutti, uno o più fili conduttori che tracciano il nostro vissuto, l’esistenza, arrivando persino a delinearci.

Una delle mie più grandi passioni di tutta la vita è Berlino. Un paradosso se si pensa che il sottoscritto non ama le grandi città e soprattutto le metropoli. Mi ha sempre spiazzato il concetto che possa esistere un luogo che non si conosce del tutto fino in fondo, l’idea che possano esistere strade che non si sono mai viste. Concetto espresso pure nel Novecento di Alessandro Baricco, ma più che altro credo che la mia vita passata in gran parte in una cittadina come Lucca abbia sicuramente influenzato questa visione.

Ma Berlino è tutta un’altra cosa: è un intero mondo a parte e, cosa più importante, è un mondo che ha il sapore e l’atmosfera di tante altre mie passioni. Come fosse una scatola dei giochi. Affascinante, magnetica, tutto e il contrario di tutto. Come una continua metamorfosi.

Berlino è anche il titolo della prima opera pubblicata in Italia (dalla casa editrice Alter Ego) dello scrittore Michael Mirolla ed è bastato il titolo e qualche accenno della trama a un’ambientazione negli anni ’80 e al Muro a farmi scattare il desiderio di volerlo leggere. E’ la potenza delle passioni. Non so assolutamente niente di quest’opera, ma l’attrazione è forte.

In Berlino c’è un uomo con cui sento un legame per il solo fatto di essere ossessionato dalla capitale tedesca. Si chiama Giulio Chiavetta, degente in ospedale in uno stato d’incoscienza. Legge della caduta del Muro sul giornale e la notizia basta a risvegliarlo dal suo torpore. Fugge, deve assolutamente andare a Berlino e nessuno capisce perché, cosa sia successo. E’ quello che tenterà di scoprire il dottor Ryle, il suo psichiatra. Cercando una risposta in un romanzo scritto da Chiavetta stesso e ritrovato sul suo computer: la storia del professore di filosofia Antonio Serratura e il suo viaggio a Berlino per una conferenza. Un viaggio fatto di strani incontri, strane atmosfere, strane vite che non rappresentano la sua normale consuetudine.

Ecco, questa è la superficie di Berlino. Entrarci dentro significa immergersi in un’opera dalla vena surreale e dalle parvenze astratte dove talvolta pare che il confine che distingue i due personaggi principali non vi sia più. Un romanzo di cui si apprezza senz’altro la tematica, l’originalità, la prosa completa e incalzante.

C’è un punto da chiarire a cui tengo: Berlino non è un romanzo perfetto, di quelli che si potrebbero definire riusciti fino in fondo. Spesso è fin troppo astratto, spesso è ostico nell’avvicendarsi da una narrazione scorrevole e fluida che tratta di un rapporto sessuale in uno sgabuzzino a dissertazioni filosofiche. Mirolla mette a fuoco certi messaggi e altri vagano in una lieve nebbia che fa poco distinguere il suo contenuto. Tuttavia Berlino ha il fascino del capolavoro postumo, ovvero un alone formato da un cocktail di mistero e suggestione che, come un liquore d’annata, soltanto il trascorrere del tempo saprà valorizzare totalmente. E’ la sensazione di leggere qualcosa che adesso, in questo preciso istante non posso apprezzare fino alla fine, ma qualcosa dentro di me mi dice che un giorno succederà. Sensazioni future che aspettano pazientemente il loro ingresso nella mia percezione delle cose.

Berlino è comunque fin da ora un libro che consiglierei. Sarà che un certo tipo di letteratura atipica e meno convenzionale di altra mi ha sempre intrigato, ma anche se così non fosse mi piacerebbe capire se ciò che ho provato leggendolo sia solo una mia impressione perché sto completamente diventando pazzo oppure potrebbe essere condivisa.

Ma forse non poteva essere altrimenti: mistero, stranezza, ruvidezza, passione, suggestione. Vale tutto ciò quanto per il libro che per la città vera e propria. E io ne sono innamorato della sua storia, dei suoi edifici, del suo “divenire e mai ad essere” come diceva l’architetto Karl Scheffler. Non potevo non innamorarmi anche del libro.

Berlino Book Cover Berlino
Specchi
Michael Mirolla. Trad. di Gaia Giaccone
Narrativa
Alter Ego
2020
264 p., brossura