Slittamenti. Poesia che è carne, umanità e sofferenza
Di Luca Morettini
Qualche settimana fa ero a Lucca in visita a parenti e amici. Entro in una libreria del centro e mi dirigo verso la sezione della poesia, come non facevo da diverso tempo. Scorgo una raccolta che s’intitola “Erotica”, del poeta greco Ghiannis Ritsos che in quel momento non conosco ma presto verrà fuori di trovarmi faccia a faccia con uno dei più importanti poeti greci di tutti i tempi. Afferro il volume pronto a burlarmi e a cercare la goliardia in una raccolta con quel titolo e invece avviene la folgorazione: poesie surreali, bizzarre, carnali, contornate da un filo di non senso che le rende da una parte ermetiche e dall’altra straordinariamente vive.
Io e l’amico che mi accompagna in quella passeggiata leggiamo pagina dopo pagina e ridiamo ammaliati dalla stranezza e i tratti assurdi di quelle parole, ma non si tratta di una presa in giro: siamo di fronte a una scoperta che ha i tratti di tutto ciò che ci piace nel mondo dell’arte e la stiamo lentamente facendo nostra. E ridiamo dalla contentezza.
Quando usciamo dalla libreria, entrambi stringiamo tra le mani una copia di quella raccolta di poesie.
No, non è per Ritsos che scrivo queste parole anche se questo lungo preambolo farebbe ovviamente pensare al contrario. Ma pochi giorni dopo mi sono imbattuto di nuovo per puro caso in un’altra raccolta poetica, “Slittamenti” di Gabriele Galloni (pubblicata dalla casa editrice Augh) e ho provato esattamente le stesse sensazioni avute a Lucca, con la sola differenza che non mi sono fatto cogliere di sorpresa. Non ho riso stavolta, ho solo levato il cappello di fronte al talento e non ho potuto fare a meno di cogliere delle similitudini con la prima opera di cui ho parlato. Sono questi i momenti in cui viene da pensare che niente accade per caso. Non potevo quindi non esternare quelle sensazioni, come se un lungo filo conduttore facesse da guida alla mia continua ricerca di bellezza da poter elogiare e, perché no, consigliare.
La poesia di Galloni è carne, umanità, sofferenza, vita nello stesso momento. Sembrano quasi parole scelte con cura e incollate su una superficie bianca e là dove le liriche sono estremamente brevi, rapide e fulminee, allora il bianco del foglio sembra nascondere altre parole, un altro significato. Un bianco nulla che urla insieme alle poesie vere e proprie.
Ho parlato di parole selezionate e in effetti è la sensazione che si ha, anche quando spesso i termini sembrano discordanti e sembrano inseriti come a voler creare un effetto straniante. Eppure funziona, tutto fila liscio. Come una nota musicale che piazzata in un determinato punto di una canzone suona perfettamente, ma che sullo spartito non ci dovrebbe essere. Sono versi che lasciano spiazzati, quasi che non avessero senso e invece è di fronte a noi, solo che non riusciamo a vederlo ma possiamo soltanto percepirlo e restare ammaliati.
Carne, umanità, sofferenza, vita e libertà, tanta libertà. Lo si capisce dalle strutture non convenzionali, dai capoversi che troncano una frase, dal sarcasmo, dall’essenza profonda che Galloni vuole comunicare con le sue parole. La forma si piega alla sostanza, a quell’ammaliante dolore che corre dalla prima all’ultima pagina.
Gabriele Galloni è nato nel 1995 e oggi non è più tra noi. Ma la sua giovane età e la prematura scomparsa non devono diventare il motivo per cui avvicinarsi alla sua opera. Quello lo si fa perché si vuole essere sopraffatti dal bello e restare incantati, perché si vuole ridere mentre si fa una scoperta che ha tutte le carte in regola per conquistarci l’anima e quando smettiamo l’abbiamo fatta già nostra.
E alla fine, questa è l’unica motivazione che vi posso dare per leggere “Slittamenti” di Gabriele Galloni: perché è una folgorazione di vita.
Nuvole
Poesia
Augh
2017
58 p.,