19:03 una vita che continua
Di Vladimir D’Amora. Scelto e selezionato dal saggista, poeta e traduttore Piero Dal Bon
1. rendersi (al) conto che ciò che sta accadendo, continua il non accadere
2. i poveri continuano a restare poveri e diventare più poveri: e qualche povero si fa ricco, meno povero, e qualche ricco si impoverisce, diviene meno ricco i medici continuano a non sapere come dire la malattia, come dirne insieme con chi medico non è, se non dicendola come malattia: e continuano a procedere sempre più empiricamente nella loro scienza medica in cui sempre, ogni giorno procedono empiricamente ipoteticamente gli ospedali continuano a funzionare come sempre ossia meno bene, meno male: sempre di più lasciando morire e facendo vivere: muore chi deve morire, chi conviene che muoia: vive chi è più capace e potente di vivere per continuare a sopravvivere i cani continuano a pisciare e cacare in città e aree più o meno vacanti, dedicate, atte a contenere rifiuti liquidi e solidi i supermercati continuano a svuotarsi e a riempirsi sempre di nuovo, in attesa di chiusure comandate concesse accordate e anomale per clienti ormai saturi di merci, di sprechi, di beni di prima e seconda e terza necessità i telegiornali continuano a invitare esperti, a ospitare professionisti di questo o quel settore, a mandare in onda inviati speciali coi loro servizi più e meno speciali, in studi televisivi arredati con foto figure immagini rappresentazioni dagli effetti più e meno speciali, fatui, ammiccanti, terrorizzanti le autorità continuano a decretare con riserva, con la scorta di bolle, bozze rimedi supporti interpretativi, continuano a comandare confinare delimitare definire con riserve di esteriorità, alterità da sempre di nuovo allocare, interiorizzare secondo urgenze emergenze interessi i mezzi e gli strumenti continuano a marciare coesi e compatti e uniti, muniti di senso di una realtà e della distopia, verso i loro scopi ogni giorno da fissare, ridefinire, ricompattare, rinominare gli interessi continuano a tatticamente definirsi singolari, delinearsi aleatori, in una genericità tattica, in un totalismo tattico che riduce ogni strategia alla necessità di ridurre, sempre di nuovo, l’indefinito al finito, il generico al nominabile, al calcolabile numerabile circoscrivibile puntuale e riconoscibilissimo i volti continuano a ridursi a visi a portata di clic, di accensione, a infiammarsi in una escalation di visi, nomi, numeri, conteggi, per contatori omologanti, e omologati a ogni altra competenza e abilità di performance monitorabile controllabile disciplinabile i cittadini continuano a non salutarsi lungo le strade, nelle piazze, nei centri commerciali, a scansarsi scannando ogni occasione di incontro e di scontro riducendola a un rischio, a un pericolo soltanto sperimentabile, vivibile, già vissuto, sognato rappresentato, narrato: come una morte attesa, come morti identificati, morti classificate: classificabili nell’incertezza di una causa e di una concomitanza i maschi continuano a pisciare in piedi, quasi tutti, e le donne, sedute: e le voci a emettersi, gli urli a risonare cavernosi, le urla a udirsi con imbarazzo, raccapriccio, paurale puttane continuano a battere ricorrendo alle protezioni e a profilassi dettate dal buon senso, dal senso comune, da paure e interessi i balordi continuano a caracollare come beoni e le psicopatie a trattarsi con rimedi velenosi quanto droghe la faccia nota continua a figurare nella sua visibilità e l’essere qualunque a essere coperto come sempre: il noto, vestito come un bandito, coperto come ciò che oggi figura come noto inevitabile comune: il qualunque, denudato nella sua stessa qualunquità immesso montato costrettole mani troppo deterse continuano a contare su di epidermidi arrossate, ruvide, spellate i respiri continuano a durare sino a che non siano resi impediti da agenti endogeni ed esogenile strade continuano a essere più e meno pulite, ripulitela pioggia continua la sua borgesiana ventura di accadere nel passato solo perché più o meno prevista in un prossimo avvenirei filosofi continuano a pensare prima di parlare, e di scrivere che il linguaggio condiziona il pensiero e non si limita solo a esprimerlo le scuole continuano a informare senza formare le leggi continuano a dormire, a sonnecchiare nel più squillante stato di veglia permanente test e prove continuano a necessitare di inneschi di supporto a pagamento le verifiche continuano a necessitare di rinvii e riferimenti a umanità e nature che le supportino i saperi e i poteri, le scienze e le polizie, le medicine e le politiche continuano a relazionarsi mai cadendo in un rapporto, continuano a intrattenere rapporti in cui ora l’uno ora l’altro fa la parte cefalica del padrone, la parte servile dell’obbediente casi, incidenti, variabili continuano la loro cavalcata in un divenire tanto più folle quanto più incontrollabile, non esaustivamente esaurientemente controllato uomini e donne continuano a contattarsi per punti di tangenza che escludono punti, i casi di contagio gli schermi continuano a ereditare il posto dell’interveniente, del mediatore, dell’intermediario, dell’intermedio che fu di poeti, di fiumi, di dei ogni ente, ogni pezzo vivente vissuto vivibile continua a entrare e uscire dalla realtà per opera di entità invisibili, congetturabili, accusabili come virus o banche il denaro continua a fare la finta, la sua, di valere restando riposto, rischiando nella sua circolazione di svendersi, deprezzarsi, svalutarsi: continua a circolare tesaurizzando la sua sozzura baci, i corpi, le autenticità, gli spontaneismi continuano a desiderarsi come la merce più divina, meno inumana: ma ancora e sempre desiderabile, ancora e sempre umanale lotte continuano a intestarsi nei lager civili che le carceri continuano a essere le camorre e le camurrie continuano, da abiti minori e minorati quali continuano a essere, continuano a incaricarsi di escludere senza alcuna finzione di inclusione: se non quella marcata come consumo, acquisto, possesso i funerali continuano a celebrarsi con lo schifo di ogni festività il tempo continua a essere finito, rappresentato, vissuto come invivibile, come una vita a tempo i lavoratori in bicicletta continuano a consegnare cibi, pietanze, manicaretti rapidi e meno rapidi i palloni continuano ad attendere di essere fatti rimbalzare i silenzi continuano a essere strappati a taciturnità e ad assenze di rumori, gemiti, voci, versi ciò che continua, continua ad attendere di finire