…la vita, balenga ballerina
Di Piero Dal Bon
… e la vita, balenga ballerina degnissima, se ne va, scorre via. impercepita e frigida, o corre fosca, invulnerabile? perfida sottile mentre lui, attorto di vacuo, pensa che il passo che fa, non sia il passo, e lo sguardo che guarda, sia esso timido o timorato o audace o temerario, non sia lo sguardo ma un’ipoteca di futuro, che si appaga di concatenazioni, successioni immaginate, catene e filamenti. Si vive come se ci fosse tempo, o se il tempo fosse tempo compatto, mentre fiochi friabili minuti lo attraversano invisibili, di spine e chele, aghiformi trapassi ammutoliti, e lui si affretta e tenta con ferita premura, zelante di ghermire, con il vuoto nelle lastre delle dita, nel respiro lieve di spolverante gelo, con il braccio veloce, di dissolvenze aeree: e, applicato, dilata e concentra e elude e rimanda. E addio gli dicono gli esperti dei gufi, addio le nuvole in polvere e le cerule titubanze della fermezza, addio le impervie sonate delle lontananze, e lo scroscio delle aspirapolveri, e le felci e le vacanze dei presunti. Si sa che l’attesa corrode la presenza e depotenzia la realtà, la sottrae e sfigura. Ed è crudele il domani di chi non conosce l’oggi, e ignora, o misconosce, il dominio. Ma conoscere è tagliare, e non ci vuole il taglio, ma il laccio e il passo, quel passo, il respiro di un fiato fioco, quel fiato di soffice respiro e neve che asseconda le pieghe del possibile flessuosità che non inciampano, ma contano su una di a appartenenza s he si svita nell’abbraccio svagato che interrompe; precisamente così, proprio in questo modo, davvero bene: bravissimo, di sbieco.
In copertina Piero Dal Bon con il poeta locale Francesco Giusti