Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Viterbesi degni e indegni

Di Geraldine Meyer

Torna la rubrica Alla ricerca del libro perduto e lo fa “ripescando” questo delizioso Gatti e Tignosi, dizionarietto dei viterbesi degni, indegni, comunque memorabili, di Massimo Onofri, viterbese doc e etrusco estinto. Non poteva esserci, per tanti motivi, voce e penna migliore per quello che, a tutti gli effetti, appare come una sorta di breviario letterario di una città, Viterbo, e della sua provincia. Tanti ritratti brevi ed essenziali in cui, brevità ed essenzialità, sono non una decurtazione della ricchezza testimoniale ma, al contrario, concentrato di notizi, dettagli, ombre e luci.

Dizionarietto perché gli uomini e le donne di cui si narra sono riportati in ordine alfabetico, ma dizionarietto anche perché questo Gatti e Tignosi ci conduce in una mappa, non solo storica e biografica ma finanche psicologico-culturale tra vizi, virtù, megalomania e sonnacchiosa indole cittadina.

Un libro che, certamente, ha valore particolare per chi, nato o naturalizzato, abbia in Viterbo e nella Tuscia la sua casa. Ma anche per chi abbia semplice curiosità di comprendere qualcosa di questa stupenda ma sottovalutata città troppo vicina e troppo lontana da Roma.

C’è di che godere e riflettere leggendo l’Onofri “biografo” della sua città. Fin da subito, quando, ricordando Piovene, stigmatizza l’immobilità di Viterbo scrivendo: “La Viterbo che apparve a Guido Piovene a metà degli anni Cinquanta non sembra poi così diversa da quella che, nel secolo precedente, si trovò a visitare un viaggiatore assai meno illustre, ma certamente più intraprendente e avventuroso […]” In quell’apparire non così diversa, a distanza di decenni, vi è quella silente e suadente immobilità del suo medievale peperino, dei suoi lastricati vicoli che paiono fermi nel tempo.

Ma non lesina certo critiche Massimo Onofri, in brevi pensieri o sferzanti aggettivi, abbaglianti e taglienti come la tramontana che qui soffia sovente. Come quando definisce Viterbo accigliata e accidiosa, usando anche in questo caso una brevità ed una essenzialità che tutto dicono. O quando ne ricorda la troppo radicata bassa qualità della classe amministrativa.

Ritratti dunque che in una dotta cavalcata letteraria tra i suoi amati Piovene, Brancati e Alvaro, solo per citarne alcuni, mescola vite reali a letteratura, in una invenzione che, come ci ricorda lo stesso Onofri, ha la duplice accezione del latino invenire, cioè trovati e ritrovati. Alcuni conosciuto, come Bonaventura Tecchi, altri presi dai pertugi nascosti della storia come il meno noto Giuseppe Celestini, fornaio a piazza Fontana Grande. O ancora l’estroso e bizzoso “etruscologo” Mario Signorelli e il pittore e saggista, storico dell’arte Gavino Polo. E tanti, tanti altri che, ciascuno a suo modo, disegnano e sono disegnati da questa città, Viterbo, divenendone causa ed effetto, in un perpetuarsi di piccole grandezze e grandi piccolezze.

Gatti e Tignosi è un piccolo (solo di formato) libro che sarebbe bello la viterbese Sette Città ristampasse. Perché è un libro senza tempo e che, proprio per tale motivo, conserva quella lucida attualità di visione e studio che sfociano in quello spartito, a volte sincopato a volte quasi a canone, di cui è fatta Viterbo. Un libro che ha la sua ragion d’essere negli stessi fini per cui nacque e che Onofri scrive chiaramente: “Il fine è stato quello di confondere insieme, in una specie di contraddanza degli ingegni, guelfi e ghibellini […] Per ognuno di loro abbiamo voluto accendere un lumino funebre, prima che la ruspa della Storia non abbia devastato o cancellato del tutto il volto delle città e dei paesi della Tuscia in cui, per chissà quale ventura, si sono trovati a vivere.”

Gatti e Tignosi. Dizionarietto dei viterbesi degni, indegni, comunque memorabili Book Cover Gatti e Tignosi. Dizionarietto dei viterbesi degni, indegni, comunque memorabili
Massimo Onofri
Letteratura
Sette Città
1994
107 p., brossura