Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Raccontare la Russia attraverso i suoi confinanti

Di Geraldine Meyer

Cosa sono i confini? E che differenza c’è tra un liquido e mutevole confine naturale e quello, trasformato dalla protervia della geopolitica, nel campo semantico di frontiera? La domanda centrale viaggia insieme al godimento della lettura di questo bellissimo La frontiera. Viaggio intorno alla Russia della scrittrice e antropologa Erika Fatland. Già la parola intorno ci apre le porte a una nuova prospettiva, quella che per tanto tempo ha accarezzato la Fatland portandola a tentare di raccontare la Russia dalla prospettiva dei paesi confinanti. Uno sguardo che sembra accarezzare maggiormente le sfumature di quell’enorme paese un po’ come quando si ricostruisce la storia di una persona attraverso ciò che di lei emerge dal racconto di chi l’ha conosciuta.

Un lunghissimo viaggio, nel tempo e nello spazio, nella storia, nella geografia, nella politica, nell’anima di qualcosa che è molto ma molto di più di una entità geografica. Da Pyonyang all’Asia Centrale, dal Mar Caspio al Caucaso, dal Mar Nero all’Ucraina, dai paesi baltici all’estremo nord, quello raccontato ne La frontiera è un viaggio nel viaggio, sapiente alternanza tra reportage e storia dei vari paesi attraversati. Una modalità che aiuta più di qualunque altra a comprendere come l’attuale e la storia siano costantemente e indissolubilmente compenetrati, permeabili, figli l’uno dell’altra, ondeggianti sulle storie e le esperienze dei singoli.

Ventimila chilometri lungo il confine russo, una cavalcata tra Corea del Nord, Cina, Kazakistan, Azebaigian, Nagorno-Karabakh, Mongolia, Georgia, Abcasia, Ucraina, Bielorussia, Repubblica di Doneck, Lituania, Polonia, Lettonia, Estonia per tornare nella sua Norvegia. Un florilegio di nomi e luoghi che fa girar la testa. E per ognuno la storia e le testimonianze di chi, in vari modi, ha vissuto la realtà, difficile e complessa, di avere per vicino la Russia. Un mosaico di storie drammatiche, tragiche, spesso assurde e quasi comiche, di paesi che esistevano e poi hanno smesso di esistere per diventare altro. E con loro popolazioni all’improvviso smembrate, evacuate, deportate altrove e poi trovatesi a vivere in contesti che la politica voleva nuovi ma che continuavano a portarsi addosso tradizioni, idiosincrasie, culture stratificate nel tempo e nel tempo consolidate. Anche a costo di sangue e dolore.

Un libro emozionante che conduce per mano il lettore scaraventandolo accanto all’autrice su autobus sgangherati, treni lentissimi, cavalli, traghetti, renne e kayak. E attorno l’odore del freddo, della vodka, del tè, dei palazzi ancora sventrati, di strade larghe e vuote, di edifici che dovevano essere la rappresentazione architettonica di un sogno o di un’illusione. E le voci, le voci dei testimoni, di coloro che si portano addosso ferite del corpo e dell’anima, raccontate in lingue diverse ma tutte accomunate da una unica, enorme, ingombrante caratteristica: avere per vicino la Russia.

La frontiera è un libro che si pone e ci pone molte domande. Su quanto e come queste frontiere siano cambiate nel corso dei secoli e di come ciò abbia inferto ferite che non si vedono sulla cartina geografica perché le nazioni non sanguinano, a farlo sono gli individui. Ciascuno a suo modo e milioni di individui sono storie che fanno la storia. Domande e poche risposte. Scrive la Fatland: “Dopo più di due anni di viaggio lungo la frontiera russa […] mi trovo ad avere più domande che risposte. […] Sopra ogni altra cosa stava emergendo la sensazione di essere stata testimone di due aspetti in particolare: opportunismo e cieco espansionismo.”

Sono parole, queste, che fanno riflettere e molto. Non perché non si sappia quali e quante popolazioni siano finite sotto il dominio dell’impero russo ma perché questo ha comportato un profondo fiume carsico di azioni e reazioni su milioni di persone che hanno subito “un gioco sporco o l’ennesima guerra”. E perché induce, suggerisce, invita a chiedersi cosa sia la libertà e quanto sia precaria la libertà sul confine.

La frontiera. Viaggio intorno alla Russia Book Cover La frontiera. Viaggio intorno alla Russia
Erika Fatland. Trad. di S. Culeddu; E. Putignano; A. Scali
Reportage
Marsilio
2019
661 p., brossura