Nata a Milano nel 1966, dopo studi di filologia classica all'Università degli Studi di Pavia comincia a lavorare in libreria. Fa la libraia per 26 anni. Ha collaborato con case editrici quali Astoria, come lettrice dall'inglese e dal francese e per Giunti per cui ha scritto una guida on line sulle città europee. Ha collaborato con articoli e recensioni al blog SulRomanzo e al blog di approfondimento culturale Zona di Disagio. Suoi articoli sono apparsi sul sito della società di formazione Palestra della Scrittura. Ha curato blog di carattere economico e, per anni, ha lavorato come web content writer. E' autrice di due libri: Guida sentimentale alla Tuscia viterbese, una serie di brevi reportage di narrazione dei territori e Mors tua vita mea, un libro di racconti pubblicato da I Quaderni del Bardo Edizioni. Un suo racconto è pubblicato all'interno del libro Milanesi per sempre, Edizioni della Sera. Dirige la rivista L'Ottavo

Caterina Percoto. La riscoperta di una scrittrice dimenticata

Di Geraldine Meyer

Lodevole lavoro di memoria, sia letteraria sia storica. Ci sembra questa la giusta definizione della scelta editoriale della friulana Edizioni Biblioteca dell’Immagine di proporre Povertà in Friuli, antologia di racconti di Caterina Percoto. Scrittrice dimenticata e, quasi certamente, non più letta. Ed è davvero un peccato oltre che una di quelle misteriose vie dell’oblio che incrociano la vicenda letteraria di alcuni autori. Contemporanea del Verga, la Percoto, in cui si possono ravvisare elementi di verismo, fu da lui apprezzata al punto da trovare in Storia di una capinera la prefazione proprio della scrittrice friulana. Ma se della povertà dei contadini siciliani veniamo a conoscenza a scuola, proprio grazie alla lettura delle pagine del Verga, la povertà, dura e crudele, dei poveri del Friuli, resta materia per lo più ignota. Eppure.

Eppure, il Friuli dell’800 raccontato in queste pagine è un mirabile e drammatico quadro di una terra in cui la miseria colpiva e colpiva duramente. Quella che nell’odierna serie dei luoghi comuni è stata spesso definita come una terra del ricco nord ovest (e non vi è dubbio che per un certo periodo così sia stata) ci appare in tutta la sua lontana e cupa miseria. Proprio grazie ad alcuni dei racconti di questa antologia.

Che per la sua struttura, per la sua complessità, può davvero essere letta a più livelli. La Percoto sembra addentrarsi lungo sentieri diversi, tra storia, racconto e odeporica. Sì perché nelle sue pagine vi sono mirabili descrizioni geografiche in cui paesaggi, strade, fiumi, linea di campi e montagne, vegetazione e cieli diventano a tutti gli effetti personaggi dei racconti stessi. Ma Povertà è anche un libro storico, verrebbe quasi da dire politico, almeno nelle sue pagine più intense, più autentiche, che sono proprio quelle dedicate ai più poveri. A quei contadini, mezzadri, che letteralmente morivano di fame, sfiancati dal lavoro e dalla mancanza di cibo. Ricchi solo di figli e di una caparbia fede, fino allo schianto contro l’ingiustizia perenne. Tra questi racconti ve ne sono alcuni che raggiungono l’importanza di una sorta di letteratura civile, in cui è ben possibile rinvenire il significato vero di proletariato e di miseria, quando non addirittura il concetto stesso di classe. E sono, senza dubbio alcuno, le pagine migliori, quelle più vive, che travolgono il lettore con una scrittura che non fa sconti.

Poi vi sono le pagine in cui la Percoto dipinge il mondo delle classi agiate e qui, è pur vero, la scrittura si fa più tentennante, quasi forzata. Ma restano comunque pagine di estremo interesse in cui, per i molti livelli di cui si parlava prima, il lettore può ravvisare comunque uno spaccato non solo letterario ma addirittura antropologico del mondo della Percoto e di quello da lei descritto. Tra amori infranti, matrimoni contratti per rispettare le convenienze sociali, dolori inconsolabili che conducono tra le mura di monasteri, siamo sempre davanti a resoconti (magari a volte stilizzati) di un mondo ben individuato, e storicamente e socialmente. Ed è interessante addentrarsi tra queste pagine anche per notare quasi uno scatto stilistico tra i due mondi raccontati, quello dei ricchi e quello dei poveri.

Scrive, molto puntualmente, a tal proposito, Alberto Spaini nell’introduzione: “Ma vinti i primi ostacoli e fatte le prime conquiste sulla prosa della nostra scrittrice, qualcosa di molto più interessante, anzi molto più importante, ci attende, e sono i suoi personaggi. Che subito si presentano nettamente divisi in due gruppi fra i quali non c’è nessun contatto, nessuna relazione. I quali, addirittura, non si comprende come possano essere nati dalla stessa mente e usciti dalla stessa penna. Il primo gruppo di personaggi è costituito dal mondo della piccola nobiltà e della borghesia veneta. […] Ma poi c’è un secondo gruppo di personaggi, e sono i contadini di quell’estremo lembo del Friuli, delle campagne lungo il Natisone. E non si riesce a capire come quella stessa scrittrice […] sapesse andare così a fondo quando si trattava di gente del popolo, coi suoi enormi problemi, il problema del pane, della casa dove dormire, del figlio da allevare, della donna da conquistare contro il terribile mostro, che succhia la forza vitale degli uomini e avvilisce, li lascia senza fiato e senza cervello: la miseria.”

Sembrano davvero due mani diverse quelle che scrivono di questi due diversi mondi. Ma sono entrambe di estremo interesse. Perché se la Percoto che racconta la miseria lo fa con una precisione, una cura lucida e tagliente che ne restituiscono ogni dettaglio, la Percoto che racconta della piccola nobiltà lo fa, è vero, con un linguaggio quasi forzato, ma riesce in ogni caso a restituire la realtà. Solo che lo fa attraverso quasi degli archetipi, delle immagini stilizzate. I racconti dei contadini sono corali e plurivoci, quelli della piccola nobiltà sono voci perlopiù di donne alle prese con problemi al profumo di violetta mentre gli uomini sono totalmente assenti o informi. E anche questo è, se ci si pensa bene, un elemento di estremo interesse.

Insomma, dopo cento anni di silenzio su questa scrittrice, è davvero importante tornare a leggerla. Perché di materiale di riflessione, in questi racconti, ne troviamo davvero moltissimo. Anche dal punto di vista linguistico e dialettologico.

Povertà in Friuli Book Cover Povertà in Friuli
Inchiostro
Caterina Percoto
Racconti
Edizioni Biblioteca dell'Immagine
2020
443 p.,