Topografia delle memoria come ricerca di senso
Di Geraldine Meyer
Non a caso, nella bandella del libro, questo Topografia della memoria viene definito un esempio di “artigianato culturale”. Una definizione precisa come preciso è il titolo. Martin Pollack, presente nel catalogo Keller con testi come Galizia, Il morto nel bunker e Paesaggi contaminati, ci conduce in luoghi che sono geografici ma sono anche luoghi temporali, della storia e delle tante diramazioni della memoria e dell’oblio. Pollock, giornalista, scrittore e traduttore di Kapuscinski, realizza tra queste pagine, in tal senso, una topografia nel senso quasi letterale della parola. Ma topografia anche come ricerca di senso.
Sono, i testi raccolti in questo testo, articoli, saggi, discorsi tenuti in occasioni pubbliche, con cui Pollock ci immerge nella storia e nelle vicende di quella parte d’Europa (quella centrale e orientale) maggiormente segnata dalle devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, in particolare le devastazioni legare alle deportazioni e alle uccisioni di uomini e donne innocenti. E il racconto che ne esce, seppure attraverso articoli scritti in anni diversi, ha la coerenza e la continuità di quello che, a tutti gli effetti, appare come un memoire di formazione. Quella della cultura europea che ha reso possibile ( e accettato e spesso nascosto) tali massacri, ma anche la formazione dello stesso scrittore.
Sono scritti che si presentano come domande, come ferite aperte che la ricerca da cronista non è riuscito a rimarginare. Anzi, se possibile, tali ferite sono divenute ancora più evidenti. Pollack scrive e indaga tra vecchie fotografie per affrontare i fantasmi di un’epoca ma, soprattutto, i suoi. Deve fare i conti con una famiglia in cui, tutti, erano nazionalsocialisti convinti, e il padre, ombra impossibile da evitare, fu anche una SS.
Una genesi dunque familiare quella di Topografia della memoria che si riverbera poi su quella drammatica del nazismo, del razzismo, delle deportazioni, delle fosse comuni di cui pare non volersi ricordare nessuno. Ma il passato è lì e non elaborato ritorna. Sono, i pezzi contenuti in questo libro, quasi delle istantanee in cui viene levata la polvere da un villaggio, da una persona, da un episodio. Una fotografia vera (ce ne sono alcune all’interno di questo libro) diviene il pretesto per indagare tra i lineamenti dei visi ritratti, gli sfocati grigi, le ombre e ricostruire un frammento di storia, un nome che rischia di essere dimenticato, un fatto che sarebbe altrimenti scivolato nel magma dell’oblio. La storia grande è fatta delle storie degli individui e la possibilità che Pollack ha di agganciare la sua storia personale a quella di quella parte di Europa rende questo intreccio ancora più vivo e nitido. Incancellabile e impossibile da ignorare.
Lituania, Polonia, Galizia, Austria, una cartina geografica di nomi e luoghi per tentare di orientarsi in un buco nero. Di cui si è tanto detto, parlato e testimoniato e di cui, nonostante ciò, restano aspetti sconosciuti, angoli in ombra. Vittime e carnefici, testimoni e semplici cittadini che hanno reso possibile l’impossibile. Pollack ci conduce in questo cuore europeo tra citazioni letterarie, ricordi d’infanzia e istantanee di uomini e donne umiliati mentre, attorno a loro, una folla di persone “normali” ride, bambini che fanno il saluto nazista, commercianti ebrei davanti al loro negozio che sorridono ignari. E, sempre in sottofondo, la domanda su come sia stato possibile partecipare o consentire anche solo non impedendo.
Topografia della memoria è un insieme di scritti che sollecita e provoca nel senso etimologico del termine. Memoria e ricordo non sono la stessa cosa e questo libro indica il punto in cui i loro sentieri si separano.
Memoire, saggio, articoli
Keller Editore
2021
235 p., brossura