Fabio Orrico vive e lavora a Rimini dove è nato nel 1974. Ha pubblicato le plaquettes L'angolo (2000) e 20 poesie sullo spaesamento (2002), le raccolte di poesie Strategia di contenimento (Giulio Perrone Editore, 2005) e Della violenza (Fara editore, 2017). Insieme a Germano Tarricone ha scritto il thriller Giostra di sangue (Echos edizioni, 2015) e il noir Estate nera (Golem editore, 2017). Per Eroscultura è uscito nel 2016 il romanzo Il bunker in formato ebook. Scrive di cinema sul blog zonadidisagio.wordpress.com e di letteratura su scrittinediti.wordpress.com.

JEAN-MARC AUBERT: KURTZ

Di Fabio Orrico

Un impiegato piccolo borghese, un uomo come tanti, conosce Laure, una giovane donna bella e spregiudicata. Siamo al gesto narrativo- base, quell’occorrenza che viene sintetizzata dagli sceneggiatori americani come boy meets girl, l’innesco di ogni storia possibile. Jean Marc Aubert, però, l’autore di Kurtz (meritoriamente edito da Phreistorica Editore), qui si ferma. Di fatto il suo romanzo non procede oltre il primo gradino anche se nella mente del protagonista nonché narratore in prima persona si scatena una vera e propria guerra di posizione.

L’uomo e Laure si piacciono fin da subito e esprimono la propria attrazione senza reticenze anche se entrambi decidono di non dare sfogo al proprio desiderio, evitando persino di sfiorarsi. Il loro incontro avviene in inverno e insieme stipulano un patto che prevede che avranno un rapporto sessuale il 27 maggio seguente. Fino ad allora potranno incontrarsi, parlare, flirtare, esprimere liberamente il proprio immaginario erotico ma senza fare nulla di concreto. Il tempo che resta servirà ad allenarsi, anche concettualmente, in vista dell’agognato cimento sessuale.

Laure incarna una sorta di sacerdotessa del sesso, una macchina erotica post sadiana che sembra vivere per la soddisfazione (in realtà frustrazione) del proprio e altrui desiderio. Aubert scrive pagine bellissime dedicate alla descrizione di lei, del suo guardaroba, della sua gestualità (per esempio: “Quando lei camminava ancheggiando per i boulevard, le stavo alle calcagna, mi riempivo gli occhi del suo passo e del suo ondeggiare, mi sembrava di sentir scricchiolare il nylon o la seta ogni volta che la sua natica sinistra, sporgendo da un lato, gonfiava la gonna del tailleur fin quasi a strappare la stoffa. E il peggio è che succedeva lo stesso anche con la natica destra”). Ogni azione di Laure è finalizzata ad eccitare l’amico. Lunghissimi dialoghi sul tipo di biancheria da indossare, come, quando, perché. Ma se il romanzo si intitola Kurtz c’è un motivo. Nell’interazione tra i due protagonisti viene fuori la passione condivisa per Joseph Conrad, ulteriore tassello di quello che sembra essere la comunione di due anime gemelle. Kurtz, il folle commerciante di avorio al centro di Cuore di tenebra viene evocato per designare il pene del protagonista, ormai unico e vero organo vitale, sottoposto a uno sfiancante allenamento per garantire la prestazione definitiva, una volta che incontrerà Laure. Il narratore ricorre alla frequentazione di un bordello come fosse una palestra. Aubert racconta questa paradossale discesa agli inferi (perché esattamente di questo si tratta: gli inferi del desiderio masochisticamente negato, continuamente rimandato, ostinatamente frustrato) con una lingua pulitissima, essenziale e per questo sinistramente esilarante. Lo scrittore francese non risparmia nulla, in termini di annichilimento in una realtà assurda, ai suoi protagonisti. Nel mondo linguisticamente asettico descritto da Aubert anche l’omicidio diventa un contrattempo come tanti, risolvibile con la stessa disinvoltura con cui si smaltisce la raccolta differenziata.

Scrittore aderente a un realismo visionario, Aubert riformula l’odissea conradiana in un contesto urbano, sostituendo le ombre tragiche del testo di partenza con una descrittività ossessiva al limite del manierismo. Il vero Kurtz è Laure, il cui mistero non ha nessun bisogno di nascondersi nel buio della giungla africana ma abita la mente del narratore, condizionandone gesti e pensieri.

Grande romanzo sul desiderio e storia d’amore esemplare, Kurtz ha un terzo protagonista, che poi è quello che dovrebbe essere in definitiva il motore immobile di ogni romanzo e cioè lo Stile. Scolpito, controllatissimo, assertivo. Il dispositivo stilistico congegnato da Aubert guida il suo protagonista in un labirinto autoimposto, ma un labirinto kubrickiano, a cielo aperto, e totalmente privo di curve, un lungo percorso orizzontale al termine del quale c’è, coerentemente, un secondo labirinto identico al primo o, se preferite, un cuore di tenebra.