Seppure rivolgendo
Di Giovanna Mangiaricina
Seppure rivolgendo il passo alle ore lascia trascorrere ogni pensiero che mi appartiene e nel cuore rivolge un sorriso raggelato, lo sguardo sbarrato e il lancinante dolore. Sommaria visione, parziale tranello.
Semmai incontrarti e poterti parlare di questa realtà svanita che corre lontanissima, del tempo trascorso, semmai abbracciare la ferita nella carne che ci univa, che ci tese nelle rabbie dei tradimenti, a ogni piè sospinto guidati da venti impetuosi.
Se solo perdessi il senso del reale, se immaginassi di vederti volare e la farfalla che interpreto svanisse in pochi battiti lasciandoti nel colore avveduto di un solco, disegnati i nostri passi.
Lasciandoti scegliere. Fammi sentire ancora che corro e il vento corre con me a cercarti, saperti nella carne aperta nella scoperta dell’errore che ci confuse.
Venerandoti in parole soffuse, dimentichiamo noi stessi, soggiaciamo all’impulso di creare, sottraiamo il buio dei nostri tempi reazionari.
Processi involontari e ravvedimenti repressi nelle risate volate chissà dove.
Passato il tempo di un sorso, passandoti il soccorso di un amore imperituro come l’amore che è amore. Portandoti nel mio volo notturno dove eravamo assetati, dove siamo tornati ancora a bere e saltare per la di gioia di un niente, a ritrovar la gente che i ricordi rende divina. Solo, in un piccola cantina di idee represse e tutte le scommesse del caso, può darsi, il ritrovato bersaglio, la sera a berci in pinte di baci. Dietro le quinte della storia, non farla troppo deragliare nel momento in cui il treno si lancia a perdifiato e il rumore è frenesia di un minuto, che attraversa il perdono: sapore di libertà.
In copertina Marc Chagal