Tutti dovrebbero trovare il loro Wyoming
Di Geraldine Meyer
In Italia fu pubblicato per la prima volta nel 2000. Introvabile da tempo viene, in questa ultima parte del 2021, ristampato da Jimenez. Stiamo parlando di Wyoming di Barry Giffors, primo di una serie di libri con protagonista Roy che qui seguiamo in viaggio con la madre lungo le strade di un’America anni ’50 che, grazie a film e altre opere letterarie abbiamo imparato a conoscere.
Wyoming è un libro costruito esclusivamente sui dialoghi. Non vi è descrizione alcuna dei luoghi attraversati dai due protagonisti, nessuna voce narrante a descriverceli e a raccontarci, come un osservatore onnisciente, i loro stati d’animo. Solo le parole che si dicono l’un l’altro mentre a bordo di una macchina (che è il loro mondo) attraversano l’America alla ricerca di un posto in cui dormire e di qualcosa da mangiare. Eppure queste pagine, prive di ogni contorno descrittivo, ci restituiscono due anime vivide, concrete, quasi tridimensionali.
Coccodrilli, paludi, fantasmi, mappe di nazioni e città inesistenti, domande, risposte. Dialoghi. Ed è attraverso di essi, così straordinari nella loro normalità, che pagina dopo pagina veniamo immersi nel mondo di Roy e di sua madre. Non vi è niente di nuovo nel fatto di trovarci tra le mani un libro americano on the road. Eppure. Eppure sembra tutto nuovo, inedito. Come è, nella realtà, la vita di ciascuno.
Noi lettori viaggiamo insieme a Roy e sua madre quasi in tempo reale, come fossimo dentro e dietro, al contempo, ad una macchina da presa che ne registra il loro viaggiare. Che è un vagare (non sappiamo perché e verso dove) tra sud e midwest, Florida, Alabama, Mississippi, ma anche un vagare dentro la loro storia. Attraverso un’America che ci appare identica a sé stessa, contemporanea alle sue forse e debolezze. Un’America anni ’50 che potrebbe essere l’America di adesso.
A cambiare sono le storie di chi l’attraversa. Con quel nomadismo made in USA che mai resta mero espediente narrativo (e narratologico) ma al contrario è vera cifra di un modo di vivere e di essere nel mondo.
La macchina su cui Roy e sua madre viaggiano, tra motel e hotel, telefonate a un padre presente nella sua assenza, diviene non solo contenitore per il loro viaggio ma anche contenuto del viaggio stesso. Appendice della curiosità e delle domande di un ragazzino che si affaccia alla vita già appesantito da troppa consapevolezza e appendice dell’amore di una madre che se ne prende cura come può ma in ogni modo.
Wyoming è un viaggio, una speranza, il sogno di una terra promessa. Proprio come quel Wyoming qui immaginato come uno stato in cui tutto è possibile nella sua vastità. Un luogo in cui nulla di male può succedere. Un viaggio questo in cui madre e figlio sono, letteralmente e metaforicamente, uno accanto all’altra. Eppure mai abbiamo l’impressione di una “convivenza” forzata. Forse anche perché, proprio grazie alla ricchezza dei dialoghi, non è così scontato stabilire chi stia guidando e chi sia il passeggero. In un gioco di ruoli che muta in continuazione. Un viaggio sulla strada ma, ancor più, nei cuori dei due protagonisti.
Romanzo
Jimenez
2021
112 p, brossura