Alcune poesie di Giuseppe Milite
Di Giuseppe Milite
Nel vuoto le parole.
Come appese
sospese
ad un’inutile attesa!
Ma cosa tu distendi
ancora al sole ti ostini
appendi
perché non vedi
che interrogativi punti
nidi
deposizioni infinite
di carnarie indaffarate e distratte.
Che gran futuro
sarà per loro.
E che somaro tu!
Illuso
incantato
quando a te gli occhi
lo sai
ormai non vedono.
Non hai più
una buona vista
almeno
non come allora
di quando ancora
ti arrivavano le rondini
lo stridio allegro a primavera
e le campane a festa.
Che bello ogni domenica
così poco e così dentro
al tuo sentire.
Non questo approssimarsi
di un infinito inverno
forse chissà
fuoco che cova e inferno
che in ogni singolo silenzio
si alimenta
in ogni singola
ma non insignificante indifferenza.
Caro
il mio extraterrestre
ma cosa vuoi che sia
ti scrivo
una stretta vuota d’amore
tra mani.
Forse più d’una.
In verità tante.
Una su una e finché
piano
calato ti sei
nel buio profondo
assorto
come perso
tra il tutto perduto.
Infranto
il senso a cui tanto tenevi
solo frammenti
distorta di fondo l’idea.
Eppure
tra il dito e la luna
tra l’anima e le stelle
a te cosí care
mai hai perduto
mai comunque
quel dolce
irriducibile
innocente sentire.
Fu così
che pur senza meta
meraviglia fu il viaggio
così ancora lo è
piccolo sì
ma sogno infinito.
Com’è dolce là fuori
il non raggiungibile
il vuoto
ed ogni strada è una favola così l’incolmabile assoluto.
E magari fosse finita
finalmente tratto
il dado.
Invece
è in campo profondo
è così lontano l’umano.
Luce d’anni e un lungo viaggio
che nulla ha impresso
imprime.
È minuscola
la porzione d’universo
nulla torna
tutto si perde
e labile memoria gira
come intorno ad un fulcro di lato
a vuoto che gira.
Mai al centro
mai
al nocciolo della questione.
E così che reo continua
imperterrito e commina
ergastoli agli innocenti infanti
brutti ricordi
dolori urenti
agli adulti bambini
coloro non conformi
non modellati cioè
liberi e basta
non liberi prigionieri
che in ogni tempo
hanno deciso di non crescere
de-formarsi
de-costumarsi
per poter vivere sentendosi veri
fino al morire
L’immagine di copertina è La finestra nella notte di Hopper